I migliori del decennio: gli anni ’10

Quando abbiamo lanciato questo spazio online, dieci anni fa, eravamo alla fine del primo decennio del nuovo secolo e ci eravamo imbarcati volentieri in un viaggio attraverso i migliori film degli anni zero, aprendo uno spazio ai nostri lettori e segnalando i migliori italiani, i doc, i film sopravvalutati.

Gli anni dieci invece ve li abbiamo raccontati tutti, giorno dopo giorno, festival dopo festival, premio dopo premio.

Il tempo spesso aiuta a mettere tutto nella giusta prospettiva, individuando le opere che resteranno, da quelle invece che abbiamo già dimenticato. E’ sempre più vero che il successo in sala, ai festival o nei premi è spesso un indicatore effimero. Anche perchè la vera novità di questo secondo decennio è stato l’affermarsi dei servizi in streaming e la colonizzazione dei cineplex da parte dell’universo dei cinecomics, vero genere di riferimento di questi anni.

E’ sempre più difficile che un film si affermi trovando il suo pubblico poco alla volta o mesi dopo l’uscita, i cult movie si sono estinti, parallelamente alla fine dell’home video tradizionale.

Anche per i film indipendenti, come per i lavori che arrivano dalle periferia del cinema mondiale, la finestra d’attenzione si è fatta sempre più stretta, poi tutto viene fagocitato nelle mille piattaforme, che stanno affollando i nostri tablet, i nostri televisori, i nostri computer.

Anche per questi anni dieci vi regaliamo la nostra classifica dei migliori cinquanta film, divisi in due gruppi: 1-25 e 26-50.

Abbiamo scelto di indicare un solo film per regista, tuttavia tenendo in considerazione e segnalando gli altri grandi titoli, distribuiti nel decennio.

Cinquanta film non sono pochi, ma sono comunque rimasti fuori film straordinari, che ci hanno costretto a scelte dolorose e a dubbi fino all’ultimo momento, prima di pubblicare il post.

Non abbiamo indicato serie o miniserie tv: anche se i confini si sono fatti sempre più permeabili, la differenza resta.

Diversamente questa classifica sarebbe stata guidata, come quella dei Cahiers du Cinema, da Twin Peaks – The Return, l’unico lavoro di David Lynch nel decennio, opera-mondo quant’altre mai.

Sul podio ci sono invece Pablo Larrain con il film dedicato a Neruda, forse il suo più compiuto e programmatico, ma capace di regalarci addirittura sei film nel decennio, uno più necessario e doloroso dell’altro, concludendo la sua trilogia sugli anni di Pinochet, esplorando le linee di frattura della storia e della società cilena, prima di lavorare negli States con un film su Jackie Kennedy e la legacy di un presidente morto troppo presto, E chiudendo questi anni con il sorprendente e spiazzante Ema, capace di anticipare il fermento sociale e politico, che sta attraversando ancora drammaticamente il suo paese.

Sul podio due film assoluti, The Tree of Life di Terry Malick, una cosmogonia ambiziosa, racchiusa nel più personale dei racconti, filtrato attraverso gli occhi di un bambino nel Texas degli anni ’50 e ’60.

Ancor più radicale e coraggioso, The Act of Killing, ovvero la messa in scena di un massacro, prodotto da Werner Herzog ed Errol Morris, capace di raccontare la rimozione dell’orrore di un intero paese, l’Indonesia, ancora plagiato dal regime di Suharto.

Ai piedi del podio tre film altrettanto superlativi: La vita di Adele di Kechiche, altra rivoluzione copernicana dello sguardo, un manifesto di libertà e vita, The Master di Paul Thomas Anderson, una riflessione sulla fragilità dell’uomo americano, del reduce e The Irishman, il gangster movie definitivo di Martin Scorsese, un film pensato e voluto nel corso dell’intero decennio, arrivato su Netflix proprio in extremis, a suggellare un’intera stagione del cinema americano, attraverso i volti di Pacino, De Niro, Pesci, Keitel.

Il nostro cuore l’abbiamo lasciato poi con i due amanti di Cold War di Pawlikowski e con la coppia di Una separazione di Farhadi, uno dei grandi registi-scrittori-drammaturghi di questo decennio.

Chiudono la top ten il film pazzo e geniale di Carax, Holy Motors, l’unico del suo decennio, e The Social Network, il film di Fincher capace di raccontare, quasi in presa diretta, la nascita di Facebook e di un mondo capace di rivoluzionare completamente la nostra vita, i nostri rapporti sociali, la nostra informazione, persino il modo con cui scegliamo chi ci governa.

Gli altri li potete scoprire da soli.

Abbiamo cercato di raccontare la ricchezza e la pluralità della produzione mondiale, gli sguardi originali, laterali, di genere, mescolando come sempre cinema d’essai e cinema-cinema, grande intrattenimento, sperimentazione, storia, avanguardia.

Ci sono una quindicina di film americani, ma identificare le nazionalità dei singoli film è diventata impresa difficile. Tantissimi sono prodotti e co-prodotti dalla Francia, diventata la vera patria del miglior cinema internazionale, indipendentemente dall’origine dei singoli registi, dalle storie, dalle location, dalle lingue parlate. Sono rappresentati tutti i continenti, dal deserto della Namibia di Mad Max, alla Russia di Zvyagintsev, dalla Cina di Bi Gan alla Corea di Lee Chang dong e Bong Joon ho, dall’Ungheria di Tarr e Nemes, al medioriente de La donna che canta, dall’Amazzonia di Ciro Guerra alla Los Angeles di Jonke, Anderson e Tarantino: un giro del mondo in 50 film.

Abbiamo avuto poca deferenza rispetto ai grandi maestri – americani e non – e così sono rimasti fuori Spielberg, Eastwood, Mann, Allen, i Coen, Almodovar, Inarritu, Del Toro, Kiarostami, Tsai Ming Liang, Jia Zhangke, Ozon, Assayas, la Bigelow, Claire Denis, Panahi, Roy Andersson. Ma sono rimasti fuori anche giovani già molto celebrati come Jenkins, McQueen, Glazer, Ade, Martel, Aronofsky, Lanthimos, Eggers, Alonso, Ostlund, Wes Anderson, Diaz.

Alcuni erano molti presenti nella classifica del decennio precedente e non ci è parso si fossero superati. Altri invece ci sono parsi capaci di exploit effimeri e un po’ frutto di innamoramenti passeggeri. Altri ancora sono rimasti fuori per un soffio e ancora ci chiediamo perchè.

Solo quattro gli italiani: pochi? troppi?

Purtroppo nonostante i premi raccolti ai festival e una certa vivacità di una generazione di quarantenni certamente interessante, due soli film del nostro paese sono stati capaci di superare i confini nazionali per davvero, diventando fenomeni internazionali: La grande bellezza e Chiamami col tuo nome.

Con loro abbiamo deciso di inserire anche il fluviale e risorgimentale Noi credevamo di Martone e lo straordinario film di Michelangelo Frammartino, Le quattro volte, un lavoro unico, fuori da ogni genere, una sinfonia in quattro movimenti che rompe i confini della forma-cinema, presentato alla Quinzaine.

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La nostra classifica, come quelle che troverete altrove, è un gioco divertente, appassionante, che non ha alcuna pretesa di verità, ma racconta il nostro gusto, le nostre preferenze, anche le scelte di cuore.

Seguite i link a tutte le nostre recensioni:

  1. Neruda di Pablo Larrain  [Post Mortem/No/Il club/Jackie/Ema]
  2. The Tree of Life di Terrence Malick  [Song to Song]
  3. The Act of Killing di Joshua Oppenheimer e Christine Cynn  [The Look Of Silence]
  4. La vita di Adele di Abdellatif Kechiche  [Mektoub My Love: Canto Uno]
  5. The Master di Paul Thomas Anderson  [Vizio di forma/Il filo nascosto]
  6. The Irishman di Martin Scorsese  [The Wolf of Wall Street]
  7. Cold War di Pawel Pawlikowski  [Ida]
  8. Una separazione di Asghar Farhadi  [Il passato]
  9. Holy Motors di Léos Carax
  10. The Social Network di David Fincher
  11. Inception di Christopher Nolan  [Dunkirk]
  12. Parasite di Bong Joon ho
  13. Burning di Lee Chang dong
  14. Leviathan di Andrey Zvyagintsev  [Elena/Loveless]
  15. Un affare di famiglia di Kore Eda Hirokazu
  16. Boyhood di Richard Linklater  [Tutti vogliono qualcosa]
  17. Mad Max: Fury Road di George Miller
  18. Carol di Todd Haynes
  19. Il figlio di Saul di ‎László Nemes
  20. Il cavallo di Torino di Bela Tarr
  21. Elle di Paul Verhoven
  22. Lei di Spike Jonze
  23. An Elephant Sitting Still di Hu Bo
  24. Visages Villages di Agnés Varda e J.R.
  25. La grande bellezza di Paolo Sorrentino
  26. C’era una volta a… Hollywood di Quentin Tarantino [Django Unchained]
  27. Faust di Aleksandr Sokurov
  28. Drive di Nicolas Winding Refn
  29. Amour di Michael Haneke
  30. Spring Breakers di Harmony Korine
  31. Long Day’s Journey Into Night di Bi Gan
  32. La donna che canta di Denis Villeneuve [Prisoners/Sicario/Arrival]
  33. The Grandmaster di Wong Kar Wai
  34. Mommy di Xavier Dolan
  35. Due giorni una notte di Jean Pierre e Luc Dardenne
  36. I miei giorni più belli di Arnaud Desplechin
  37. I fratelli Sisters di Jacques Audiard  [Un sapore di ruggine e ossa/Dheepan]
  38. Inside Out di Pete Docter
  39. Roma di Alfonso Cuaron  [Gravity]
  40. Post Tenebras Lux di Carlos Reygadas
  41. Noi credevamo di Mario Martone
  42. C’era una volta in Anatolia di Nuri Bilge Ceylan
  43. La donna dello scrittore di Christian Petzold  [Il segreto del suo volto/La scelta di Barbara]
  44. Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino
  45. Noi di Jordan Peele [Scappa – Get Out]
  46. Nymphomaniac di Lars Von Trier
  47. Le quattro volte di Michelangelo Frammartino
  48. The Raid & The Raid 2 di Gareth Evans
  49. La La Land di Damien Chazelle [Whiplash]
  50. El abrazo de la serpiente di Ciro Guerra

Qui invece trovate i 30 migliori film italiani del decennio.