Cannes 2012. Post Tenebras Lux

Post Tenebras Lux **1/2

In concorso

Carlos Reygadas aveva già scioccato la Croisette con Battaglia nel cielo, molti anni fa. Poi si era in qualche modo redento con Silent Light, un film rigorosissimo, lineare, che terminava con un miracolo degno di Dreyer, aggiudicandosi il Gran Prix nel 2007.

Il suo nuovo Post Tenebras Lux è il film più folle del concorso. Frammentato in decine di episodi che giocano con lo spazio ed il tempo dei protagonisti, Reygadas ci mostra alcuni eventi nella vita di una famiglia borghese che ha deciso di vivere nella foresta: Juan e Natalia, con i figli Rut e Eleazar.

Ognuno ha momenti di luce e di ombra, i lampi di felicità si alternano ad incubi tempestosi. Ed allora ecco che vediamo la piccola Rut vagare per i campi tra mucche e cani, mentre una tempesta incombe, quindi la famiglia felice a cena, poi ancora il diavolo in persona che appare a Eleazar, e poi ancora la violenza di Juan verso uno dei cani, una seduta ad un gruppo di sostegno, un matrimonio ed una partita di rugby giocata molti anni dopo.

Nel film ci sono anche una scena hard in una sauna francese, il ricordo di un’estate al mare, un tentativo di furto finito male, la lunga degenza di Juan ed il pentimento tragico del responsabile.

Intanto il diavolo torna a visitare la casa dei protagonisti.

Girato in formato 4/3 e con un curioso effetto ottico, per cui l’immagine è a fuoco solo nella parte centrale, mentre ai lati è come sdoppiata, il film di Reygadas è figlio di un’arroganza intellettuale e di una supponenza autoriale, senza fine.

Costringere il pubblico a riannodare i fili del suo delirio, in un film così destrutturato e fuori fuoco a molti è sembrato un modo per rifiutare qualsiasi dialogo con il pubblico, chiudendosi in un gioco solipsistico.

Eppure in quelle immagini sontuose di natura scatenata e di uomini piccoli, in balia degli eventi c’è una magia che sopravvive anche alla disonestà del suo autore: ogni tanto succede, i film prendono una vita autonoma, sfuggono al controllo e seguono percorsi inattesi, magari non voluti.

Questo Post Tenebras Lux, nel descrivere il male ed il dolore come parte inevitabile della vita di ogni essere umano, legittima la sua presenza in concorso, nonostante tutto.

Qualcuno lo può rifiutare, anche legittimamente e con buone ragioni.

Ma la sua radicalità ed il gioco continuo a provocare e spiazzare chi guarda ne fanno un’opera allo stesso tempo respingente e affascinante, che un concorso importante come quello di Cannes non poteva che rilanciare ai suoi spettatori privilegiati.

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