Di ritorno dalla Croisette, dove vi abbiamo raccontato i film in concorso e qualcosa anche da Un certain regard e dalla Quinzaine, quello che rimane è un piccolo gruppo di opere interessanti, ma pochi film memorabili.
Tra i ventidue della selezione ufficiale la nostra Palma va a quattro opere coraggiose e sorprendenti:, The Hunt del danese Vinterberg, In the fog, opera seconda di Sergei Loznitsa, lo straziante Amour di Haneke e Holy motors, del redivivo Leos Carax.
Appena un passo indietro Rust and bone di Audiard, che ha forse pagato la collocazione nel primo giorno del concorso e Beyond the Hills di Mungiu, .
Tra gli americani, complessivamente deludenti, ci sono piaciuti Mud di Nichols e Killing them softly di Dominik.
E in fondo anche un po’ della follia di Post tenbras lux di Reygadas la annoveriamo tra le cose da ricordare in questo festival, avaro di emozioni.
Emozioni che sono venute soprattutto da due film fuori gara: Io e te di Bertolucci, un ritorno alla vita che colpisce per vitalità e generosità e No di Pablo Larrain, che ben avrebbe meritato la collocazione in concorso e che invece era alla Quinzaine.
Grandi delusioni da alcuni nomi storici: Croneberg in testa che, preso dalla foga anticapitalista, si dimentica di girare davvero il suo film ed ancora i pensionabili Kiarostami e Resnais, il nostro modestissimo Garrone e gli inutili Lawless, Paperboy e On the road.
Tra gli attori, Trintignant e Mikkelsen ci sono parsi i migliori, accanto a Marion Cotillard, Emanuelle Riva, Denis Lavant di Holy Motors ed alle due attrici rumene del film di Mungiu.
Nei panni di Moretti saremmo un po’ in difficoltà. Quando un concorso non propone nulla di definitivo, le scelte sono tutte plausibili e si richia di prendere qualche cantonata…
quasi (quasi) completamente d’accordo, stanze di cinema