Loki: una nuova fase dell’universo Marvel

Loki ***1/2

Scusate, ma… Loki, versione marvelliana del dio norreno voltagabbana, maestro nelle arti della menzogna e sabotatore dell’ordine cosmico, non era stato ucciso dal titano Thanos, in un disperato quanto inefficace tentativo di ingannarlo? Questo racconta Avengers: Infinity War1.

In Avengers: Endgame2, gli Avengers viaggiano nel tempo per cambiare la storia del mondo e riportare in vita le persone uccise da Thanos. Eppure questo non dovrebbe avere effetti su Loki, ucciso prima che, con uno schioccare di dita (letteralmente), Thanos distruggesse buona parte degli abitanti dell’universo: il dio della menzogna non rientra tra coloro che possono essere riportati in vita.

Come fa quindi ad essere ancora sui nostri schermi?

La spiegazione è che quando i Vendicatori viaggiano nel tempo, per impadronirsi delle gemme dell’infinito prima di Thanos, tornano nel 2012, nel periodo degli avvenimenti del primo film degli Avengers3, quando Loki, sconfitto, è stato appena arrestato.

Qui però Hulk si scontra con Tony Stark che, per la caduta, perde la pietra preziosa del Tesseract. Loki con agilità la raccoglie e così riesce a fuggire, ritrovandosi catapultato nel deserto della Mongolia dove viene arrestato da alcuni soldati che lo trasportano in un centro di detenzione della TVA (Time Variant Authority), l’Ente che monitora la continuità delle linee temporali degli universi. Loki (interpretato da Tom Hiddleston) infatti, con il suo gesto, ha creato una pericolosa ramificazione in grado di intralciare il flusso temporale codificato dai Custodi, tre saggi che hanno previsto tutto quello che deve accadere e che vigilano, attraverso la TVA, affinché niente e nessuno modifichi il flusso del tempo.

A Loki la TVA chiede di collaborare con l’agente Mobius (Owen Wilson) per trovare un altro Loki, cioè un’altra variante che si sposta attraverso le linee temporali e che Mobius non riesce a catturare. Con sorpresa, scopriremo che è una variante femminile, di nome Sylvie (Sophia Di Martino). La collaborazione con Mobius, all’apparenza solo un grigio funzionario, riserverà ad entrambi molte sorprese. L’attenzione della critica si è soffermata sulla progressiva acquisizione di fiducia da parte di Loki verso Sylvie, con cui nasce un feeling speciale che porta entrambi a ridefinire i propri “gloriosi propositi”. In realtà il cambiamento riguarda anche Mobius che mette i discussione la propria cieca fiducia nella verità raccontata dalla TVA e quindi anche l’amicizia con la giudice Ravonna (Gugu Mbatha-Raw), ultra ortodossa seguace dei Custodi e del loro credo.

Sarà la straordinaria collaborazione tra i due Loki e Mobius a smascherare colui che si nasconde dietro alla TVA e ai Custodi del tempo, mettendo in discussione la visione di un universo deterministico e di una sacra linea temporale immodificabile.

Da questo breve riassunto appare chiaro come i poli del racconto siano: verità/finzione; libertà/sicurezza; fiducia/tradimento; libero arbitrio/determinismo. Soprattutto l’ultima coppia riveste un peso specifico rilevante, che non può essere marginalizzato e che, pur sviluppato in modo interessante, nel finale della narrazione finisce per edulcorarsi in qualcosa che ha il sapore del gioco di specchi più che di un ponderato punto di vista sulla questione.

La serie si inserisce nelle produzioni del MCU, cioè del Marvel Cinematic Universe, dimostrando la straordinaria vitalità creativa di Feige e del suo team. La sensazione, fin dal pilot, è che sia giunto il momento per il MCU di alzare l’asticella. Dopo aver assistito a due prodotti di qualità, uno fortemente innovativo, ma divisivo, soprattutto per il finale, WandaVision e successivamente ad una serie più tradizionale, The Falcon And The Winter Soldier, con Loki ci troviamo di fronte ad un salto di qualità.

E questo vale soprattutto per il peso che lo show riveste nell’economia del franchise e dei suoi futuri sviluppi. Ci troviamo in un terreno, per così dire, misto, in cui c’è qualcosa di tradizionale (soprattutto a livello narrativo), ma sono rilevanti anche gli aspetti innovativi (espressivi e di scrittura). Loki non è una storia semplice e lineare, tutta basata com’è sulla molteplicità di universi, di piani temporali e di varianti degli stessi personaggi. E’ inoltre un prodotto in cui la parola è sovrana, per molti aspetti la supremazia del discorso sull’azione è imbarazzante.

Realizzare un prodotto così scopertamente verbale è un omaggio a Loki e alla retorica, ma è anche una prova dell’abilità di Michael Waldron (Rick e Morty) e del suo team di scrittura che sono riusciti a tenere il verbalismo dei protagonisti nei confini del racconto, senza intaccare gli sviluppi dell’azione. Il pubblico ha risposto in modo molto positivo4, confermando così non solo il valore della serie, ma anche la maturità di gusto dei fan del franchise, che riescono a confrontarsi con trame articolate e scelte stilistiche proprie della serialità complessa del XXI secolo.

Da segnalare il ruolo svolto dalla regista e produttrice esecutiva Kate Herron, decisiva per il senso estetico della serie, che mixa con sapienza tonalità molto diverse: per quanto riguarda l’aspetto crime è dichiarata l’influenza di David Fincher, ma anche di film come The Silence of the Lambs5. L’aspetto crime è solo uno dei generi che troviamo mischiati nella sceneggiatura di Michael Waldron: si va dal racconto di formazione alla commedia, dalla distopia alla spy story. Il merito della regia è di aver tradotto questi generi in un formato esteticamente e tecnicamente coerente. La Herron non tornerà nella seconda stagione della produzione, lasciando scoperto uno spazio importante che potrebbe portare a cambiamenti di gusto e tonalità. Del resto ci sarà tempo per riflettere, dato che al momento non ci sono ancora date certe per l’inizio delle riprese della nuova stagione.

Lo scenografo iraniano Kasra Farahani ha ripreso una molteplicità di spunti del passato, dall’art deco al brutalismo sovietico e li ha messi al servizio di una rappresentazione straniante che si inserisce al meglio nella tradizione della fantascienza distopica. L’esito è un mondo bizzarro ed affascinante, dal sapore un po’ retrò che trasmette in modo magistrale il senso di oppressione e fatalità che grava sui protagonisti6.

Ottime le interpretazioni di tutto il cast; funzionano bene anche le coppie Loki/Mobius (Hiddlestone/Wilson) e Loki/Sylvie (Hiddlestone/Di Martino) che trasmettono una chimica positiva. Hiddlestone è riuscito al meglio a rendere il personaggio di Loki, con un’interpretazione che, per essere apprezzata appieno nel suo tono ironicamente shakespeariano, va ascoltata in lingua originale. Colpisce la flessibilità con cui l’attore inglese ha prestato il proprio corpo alle varie forme del suo personaggio, così come nel 2012, quando, per la prima pellicola degli Avengers, perse diversi chili per rendere al meglio il contrasto tra Loki, tutto intelletto e sotterfugi e Thor, tutto muscoli e coraggio. Del resto lo stesso Hiddlestone ha dichiarato che Loki spinge l’interprete a sviluppare tonalità sempre differenti. Se la descrizione di Loki, della sua umanità, della sua fluidità sessuale e della sua evoluzione appare come una delle cose più riuscite della serie, il merito è anche della sua generosa performance.

Lo show getta i semi per lo sviluppo della nuova stagione del franchise: l’introduzione del personaggio di Kang il conquistatore (Jonathan Majors, già Lovecraft Country e Da 5 Bloods) nel finale non solo costituisce lo svelamento del principale antagonista di questa nuova fase, la cosiddetta Fase 4, ma apre, con il tema della lotta tra multiversi, lo spazio per una creatività pressoché infinita, in cui molti protagonisti scomparsi potranno tornare in azione. Nei fumetti Kang affronta senza fortuna gli Avengers, assumendo molteplici identità e finendo addirittura per combattere se stesso.

Una delle sue versioni più giovani infatti decide di aiutare i Vendicatori: spaventato dall’involuzione del proprio sé adulto, Kang torna infatti nel XXI secolo, sotto forma di Iron Lad, e fonda il gruppo dei Giovani Vendicatori, così da poter sconfiggere il Kang adulto. E’ significativo che il franchise abbia già iniziato a presentarci i membri di questa nuova squadra: i figli di Wanda e Vision che abbiamo visto in WandaVision, il nipote di Captain America Nero che abbiamo conosciuto in The Falcon and The Winter Soldier. Una nuova generazione di Avengers è pronta ad entrare in azione: che sia l’albeggiare della Fase 5? Non è dato sapere, ma quello che è certo è che per la prima volta uno snodo cruciale del franchise passa da una serie TV.

Con Loki il MCU si arricchisce di qualcosa di più di un tassello, piuttosto definisce lo spazio di una nuova straordinaria narrazione in cui, giocando su diversi universi, le nuove fasi potranno dispiegare tutta la propria potenzialità, non solo a livello narrativo, ma anche espressivo.

Vedere per credere.

Titolo originale: Loki
Durata media degli episodi: 55 minuti
Numero degli episodi: 6
Distribuzione streaming: Disney Plus
Genere: Crime, drama, sci-fi.

Consigliato: a quanti non vedono l’ora di entrare nel cuore della nuova fase del MCU e per farlo sono disposti ad immergersi in una visione in cui le parole contano più dell’azione. Sembrerà strano, ma credo che questa serie possa essere anche una porta di accesso al MCU per quanti sono digiuni delle precedenti fasi, proprio perché apre una nuova prospettiva. Certo, sarebbe preferibile affrontare la visione dopo essersi fatti due idee, almeno sulla figura di Loki.

Sconsigliato: a quanti cercano una serie d’azione senza troppe complessità o si aspettano il racconto un Loki villain senza pietà. Qui il vero cattivo è un altro e comparirà solo nel finale di stagione. Un po’ come in The Mandalorian (link), dove Moff Gideon compare solo nell’ultimo episodio della prima stagione. Ah, quasi dimenticavo. Il finale potrebbe causare irritazione in qualcuno: è talmente aperto da chiedere a gran voce una prosecuzione immediata e non ‘a data da definirsi’!

Visioni parallele: in via preliminare è opportuno farsi una cultura di base sul personaggio di Loki nel franchise del Marvel Cinematic Universe, attraverso, almeno: Thor (2011) in cui Loki si presenta come principale antagonista del fratellastro Thor che viene esiliato da Asgard, ma che poi riesce a sconfiggerlo. Anche nel film dell’anno seguente, The Avengers (2012) Loki torna come principale antagonista: questa volta però per sconfiggerlo Thor ha bisogno del supporto degli Avengers. Segnano un progressivo cambiamento di prospettiva Thor: The Dark World (2013) e Thor: Ragnarok (2017) con l’introduzione di elementi che tratteggiano il personaggio di Loki non più come antagonista, ma piuttosto come eroe per necessità, riluttante ed ambiguo come i tanti antieroi delle narrazioni contemporanee. Linea evolutiva che trova conferma in Avengers: Infinity War (2018) , quando Loki muore in un disperato tentativo di fermare il titano Thanos.

Per quanti fossero già a buon punto su Loki e volessero invece approfondire la figura di Kang il Conquistatore (nella serie ‘Colui che rimane’) il consiglio è di orientarsi sulla produzione fumettistica di Stan Lee & Co. edita in Italia da Panini Comics.

Un’immagine: lo show ha una qualità altissima, come tutte le produzioni MCU del resto. In questo caso però colpisce in modo particolare la raffinatezza della scenografia realizzata dall’iraniano Farahani. A riguardo, meritano una citazione le sale dove vive Kang/Colui che resta, che presentano preziosi riferimenti all’arte giapponese del kintsugi, non solo affascinanti dal punto di vista estetico, ma funzionali a trasmettere l’immagine di un ambiente costruito con quello che avanza, che resta da altre dimensioni e da altri universi. L’idea alla base del kintsugi è riparare con l’oro le ferite, delle ceramiche o della vita.

1 Avengers: Infinity war (2018) è la storia della lotta tra gli Avengers e i loro alleati contro il gigante Thanos che ha l’obiettivo, peraltro raggiunto, di trovare le sei gemme dell’Infinito. Con queste gemme incastonate nel guanto, Thanos schiocca le dita e distrugge gran parte della vita nell’universo.

2 Avengers: Endgame (2019) vede gli Avengers impegnati nel disperato tentativo di riportare in vita tutte le persone uccise da Thanos, viaggiando nel tempo per anticiparlo, recuperando e distruggendo le gemme dell’Infinito.

3 The Avengers (2012) in cui gli Avengers si ritrovano uniti per impedire a Loki e alla sua armata di Chitauri, alieni rettiliani, di conquistare la Terra.

4 La media gradimento su IMDb al 21 Luglio 2021, con 122.780 recensioni, è 8,6/10.

5 A riguardo potremmo aggiungere numerose altre fonti di ispirazione, da Blade Runner a Catch Me If You Can, da Brazil a X-Files.

6 Per approfondire questi aspetti vi rimando a Loki. Una serie tv insospettabile per gli amanti dell’architettura di Giulia Giaume, articolo pubblicato sul sito Artribune.

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