Si è chiuso oggi, con un giorno di anticipo, causa elezioni europee, il concorso del Festival di Cannes 2014.
E’ stata un’edizione un po’ sottotono, soprattutto se confrontata a quella mirabile dell’anno passato.
Tra scivoloni (Egoyan, Hazanavicious, Cronenberg, Godard) e fiacche conferme (Loach, Assayas, Bonello), sono in particolare quattro i film che ci hanno davvero emozionato nel concorso ufficiale.
Su tutti Leviathan di Andrey Zviagintsev: un film amarissimo, senza scampo, che richiama tanto l’opera di Hobbes quando il Libro di Giobbe.
Il male prospera ed il bene soffre le pene d’inferno. Tutti parlano di libertà e giustizia, ridotti a simulacri vuoti.
Leone d’Oro con la sua opera prima Il ritorno, i suoi due film successivi, The Banishment ed Elena, sono rimasti colpevolmente inediti nel nostro paese: questo Leviathan si impone sul concorso con la forza travolgente delle sue immagini ancestrali. E’ la nostra Palma ideale.
Subito dietro un terzetto che potrebbe contendergli i massimi riconoscimenti: Mommy di Dolan, Two days one night dei fratelli Dardenne e Foxcatcher di Bennett Miller.
Tre film lontanissimi, per temi, sensibilità, linguaggio, ma tre ritratti crudeli e ambiziosi del nostro mondo.
Una spanna sotto il turco Ceylan con Winter Sleep e Mike Leigh con Mr. Turner.
Tra gli attori che potrebbero contendersi i premi alla migliore interpretazione ci sono sen’altro Timothy Spall (Mr. Turner) e Steve Carell (Foxcatcher), Marion Cotillard (Two days one night), Hillary Swank (The Homesman) e due coppie, quelle formate da Anne Dorval e Suzanne Clement (Mommy) e da Juliette Binoche e Kristin Stewart (Sils Maria).
Curiosamente è stato un festival ricco di grandi ruoli femminili ed avaro invece di protagonisti maschili.
Le sorprese del palmares potrebbero arrivare dall’africano Timbuktu e dal giapponese Still the water.
Su Le meraviglie, l’unico italiano del concorso, basti dire che nelle pagelle di Film Francais che raccoglie il consenso dei 16 principali critici francesi, il film di Alice Rohrwacher è malinconicamente ultimo…
Sarà un lavoro complesso per la giuria guidata da Jane Campion, perchè anche i film migliori hanno diviso e non c’è un chiaro favorito, come è stato per La vita di Adele l’anno passato o per Amour quello precedente.
Ad Un certain regard premieremmo sicuramente il documentario di Wenders su Salgado, The Salt of the Earth, una delle cosa da ricordare di Cannes 67.
E per la Camera d’Or ci sono anche due ottimi americani, Eleanor Rigby di Ned Benson e Lost River diretto da Ryan Gosling.
Domani sera alle sette, sapremo tutto…