Cannes 2022. Leila’s Brothers

Leila’s Brothers **1/2

Il terzo film dell’iraniano Saeed Roustaee è un grande romanzo familiare, che ruota attorno al destino di 40 monete d’oro.

Quelle che l’anziano e burbero Esmail ha acquistato nel tempo, con un conto tenuto nascosto a tutta la sua povera famiglia.

La figlia lavora come collaboratrice familiare, uno dei fratelli, il corpulento Parviz pulisce i bagni di un grande centro commerciale, il più piccolo e scaltro Manouchehr ha in piedi affari truffaldini, l’atletico Farhad è disoccupato e il più grande Alireza ha appena perso il suo posto perchè la fabbrica d’acciaio dove era impiegato è in bancarotta.

Quando il ricco cugino di Esmail gli propone di diventare il “patriarca” della loro famiglia, un titolo onorifico vacante da oltre un anno, l’anziano si impegna a garantire in ‘dote’ – per l’imminente matrimonio del figlio del cugino – proprio le 40 monete d’oro.

Quelle monete tuttavia servono a Leila e ai figli per versare la caparra per acquistare i bagni del centro commerciale dove lavora Parviz e trasformali in una boutique dove tutti loro potrebbero trovare una realizzazione, uscendo dalla precarietà e dalla povertà a cui sono stati costretti per tutta la vita.

Il tempo stringe, la sera del matrimonio si avvicina e bisogna prendere una decisione: il padre Esmail sogna il riconoscimento che non ha mai avuto, Leila di risollevare davvero le sorti della sua famiglia.

Roustaee impagina in quasi tre ore un film pieno di svolte, di occasioni mancate, di discorsi familiari, tradimenti e tragici errori. E se la forma non è particolarmente raffinata, poggiandosi su una scansione delle scene e dei quadri piuttosto ordinaria, il suo film ha l’amarezza delle nostre migliori commedie, in cui il racconto corale e familiare diventa specchio in cui ciascuno può ritrovarsi, magari con qualche necessaria deformazione.

E non è un caso che Alireza assomigli così tanto a Manfredi, non solo fisicamente, ma anche nella caratterizzazione di Navid Mohammadzadeh.

La straordinaria Leila hainvece in sè i tratti forti di chi ha compreso tutto ma non ha il potere di cambiare davvero le cose. Taraneh Allidousti, indimenticabile interprete di About Elly e Il cliente per Farhadi, le dona tutta la sua determinazione.

Il film funziona per accumulo, con una costruzione drammatica che monta fino alla lunga scena del matrimonio, per poi seguire la discesa della parabola familiare verso un destino che nemmeno la forza di Leila può cambiare, in una società patriarcale, che non può mettere in discussione sino in fondo i suoi ruoli, nonostante le ipocrisie, i segreti, l’egoismo di chi non ha saputo costruire nulla per i propri ragazzi, dopo averli messi al mondo.

La messa in scena non riesce sempre ad assecondare una scrittura che pure non è esente da difetti, il principale dei quali è voler spiegare tutto, più volte, chiarendo quello che le immagini avrebbero il compito di dire. Inoltre qualche lungaggine all’inizio avrebbe potuto essere evitata così come il profluvio di primi piani e campi e controcampi di natura televisiva.

Roustaee trova però un finale molto denso e simbolico, che sullo sfondo di una giornata di festa, mette in scena il passaggio necessario tra il padre e i figli, tra lacrime, incredulità e sorrisi amari. Forse l’occasione è perduta per sempre, ma ora tocca a Leila e agli altri prendere in mano il proprio destino.

In un concorso debole come quello di Cannes 75, Leila’s Brothers si prende tuttavia uno spazio non di secondo piano.

 

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