Les Miens **
Il sesto film da regista di Rosdhdy Zem, attore francese di origini marocchine, che ha debuttato sul grande schermo alla fine degli anni ’80, è un ritratto familiare borghese, tra solidarietà e incomprensioni.
Moussa, direttore finanziario n incidente, con due figli grandi, è appena stato lasciato dalla seconda moglie, che è ritornata in Marocco e non risponde più alle sue chiamate.
Quando una sera, finito il lavoro, una delle impiegate dell’azienda lo invita a festeggiare il suo compleanno in un club, Moussa esagera un po’ con alcol e fumo. Cade per terra. Sembra una banalità, ma si procura un trauma cranico piuttosto grave. Ritornato a casa passa le sue giornate a dormire. I fratelli e i figli sono preoccupati per la sua salute, ma anche per i riflessi che la sua forzata inattività determina nella loro famiglia.
Un neurologo li avverte che il processo di guarigione sarà lungo. Quando non dorme, Moussa sembra un altra persona: l’uomo remissivo e gentile è ora irascibile e senza peli sulla lingua.
La sua malattia sarà un campanello d’allarme anche per il fratello Ryad, un giornalista sportivo, con un programma in tv, immerso costantemente nel suo lavoro, che sembra non accorgersi dei problemi della sua famiglia e dell’insoddisfazione della sua ultima compagna.
Il film di Zem è un lavoro decisamente minore, non particolarmente originale, che sembra avere un impianto teatrale, convocando al capezzale di Moussa, una serie di personaggi che nell’incidente trovano un motivo per cambiare se stessi e le proprie abitudini consolidate: la figlia che intende studiare comunicazione a Montreal, il figlio complottista fissato con le più strampalate teorie del web, la mogli completamente estraniata, da cui divorzia online, i fratelli che occupano a turno di lui, ciascuno con le proprie delusioni e i propri fallimenti.
Le miens si apre e si chiude circolarmente con un pranzo familiare, il primo sembra fissare i caratteri, travolti dall’incidente di Moussa, il secondo invece è quello della riconciliazione.
La sua presenza nel concorso veneziano è francamente incomprensibile, nonostante la bravura di Zem, peraltro qui impegnato in un ruolo secondario e non particolarmente significativo, se non nel recupero della sua passione giovanile per il calcio.