
Alla fine il vero trionfatore è stato lui, Leonardo Di Caprio, che dopo sei nominations conquista la statuetta tanto ambita e inseguita sin dagli esordi adolescenziali.
Con un discorso memorabile, uno dei pochi della serata, tutto rivolto alla tutela del pianeta, il volto sorridente di Di Caprio è l’unico grande momento di una cerimonia che non ha riservato grandissime sorprese, se non proprio alla fine, quando si è trattato di proclamare il film dell’anno.
Il sindacato degli attori – uno dei più potenti e influenti all’interno dell’Academy – l’avevano previsto: la scelta è caduta su Spotlight, diretto appunto dall’attore Tom McCarthy.
Il grande ritorno di Michael Keaton ha portato fortuna ai suoi registi: dopo Birdman, un altro film che lo vede protagonista, si aggiudica la statuetta di miglior film dell’anno.
Alla fine di una serata, come sempre piuttosto lunga, è stato un film tradizionale, di scrittura e di recitazione, a prevalere. Uno di quei film che solo gli americani sanno fare e che fanno benissimo. Ma che certo non dice molto sullo stato della settima arte oggi, così come fanno invece due film assoluti come The Revenant e Mad Max: Fury Road.
Come sempre il messaggio elementare diventa più importante del modo con cui è veicolato. E così l’idea del mondo dei suoi autori prevale sulla loro idea di cinema.
Due soli premi però per Spotlight: quello per il miglior e quello per la migliore sceneggiatura originale.
Difficile ricordare un altro caso simile: nell’ultimo mezzo secolo 12 anni schiavo, Argo, Un uomo da marciapiede e Il padrino chiusero con tre premi. Per scendere a due bisogna risalire fino al 1953 con Il più grande spettacolo del mondo di Cecil B. De Mille e prim’ancora a Rebecca di Hitchcock nel 1941, quindi agli albori del premio, con Ali di William Wellman nella prima edizione, All’ovest niente di nuovo di Lewis Milestone nella terza, La tragedia del Bounty di Frank Lloyd nell’ottava e L’eterna illusione di Frank Capra nell’undicesima. Con un solo Oscar ci sono invece solo Aurora di Murnau, La canzone di Broadway di Harry Beaumont e Grand Hotel di Edmound Goulding, ma erano gli anni ’30 ed i premi assegnati erano pochissimi, non i diciotto di oggi.
In ogni caso negli ultimi 15 anni ed in particolare nell’ultimo lustro sono aumentati sempre di più i casi in cui i premi sembrano essere stati assegnati meno emotivamente e con più razionalità: molti attribuiscono alle novità all’introduzione del preferential ballot, a partire dal 2009. I votanti sono invitati non solo a scegliere il miglior film, ma a mettere in ordine, dal primo all’ultimo i loro preferiti: questo favorisce i film meno divisivi e quelli su cui c’è un consenso più alto che li ha portati nei primi posti del maggior numero di schede.
E così sempre più spesso persino il premio al miglior film e quello alla migliore regia hanno seguito strade diverse. E’ la terza volta che avviene uno split, negli ultimi quattro anni: Alejandro Gonzales Inarritu si è così aggiudicato la statuetta per la seconda volta consecutiva per il suo The Revenant.
Il film ha conquistato anche il premio per la migliore fotografia, il terzo consecutivo per Chivo Lubezki, dopo quelli vinti per Gravity e Birdman.
Ennio Morricone ha ritirato assieme al figlio il premio per la colonna sonora consegnatogli dal leggendario Quincy Jones. E così un pezzo della storia del cinema italiano è riuscito a ritagliarsi il suo spazio all’interno della serata.
Altro trionfatore è stato Mad Max: Fury Road che ha fatto razzia dei premi tecnici, vincendo per il montaggio, la scenografia, i costumi, il make up, il sonoro e il montaggio degli effetti sonori. 6 premi in tutto.
Le migliori attrici sono state due giovanissime: Brie Larson per Room e Alicia Vikander, per The Danish Girl, entrambe ben al di sotto dei 30 anni, emozionate e raggianti.
Se vi chiedete dove le avete viste, oltre che nei film che le hanno portate all’Oscar, possiamo dirvi che la Larson era in Greenberg di Baumbach, Scott Pilgrim di Edgar Wright, in Rampart di Moverman, Don Jon di Gordon Leavitt, The Gambler di Wyatt e in Trainwreck di Apatow, oltre che nell’inedito indie Short Term 12, che l’aveva portata ad un soffio dalla nomination già due anni fa.
La Vikander invece, nata a Goteborg, ha una carriera ancora più corta: si segnala in Royal Affair, film danese candidato all’Oscar nel 2013 e poi in Anna Karenina di Joe Wright,Ex Machina, Operazione UNCLE. Sarà nel prossimo film di Bourne e in The Light Between Oceans di Derek Cianfrance, assieme al compagno, Michael Fassbender.
La seconda sorpresa della serata è arrivata al momento della proclamazione del miglior attore non protagonista: l’atteso trionfo di Sly Stallone – Rocky Balboa si è infranto sull’interpretazione di Mark Rylance ne Il ponte delle spie.
Anche questa volta all’onda emozionale l’Academy ha preferito la qualità nelle sue scelte.
Nessuna sorpresa per documentari, animazioni e film straniero: i trionfi annunciati di Amy, Inside Out e Il figlio di Saul erano ampiamente annunciati.
Si conferma infine il ruolo sempre più importante dei festival europei per lanciare i film che hanno ambizioni da Oscar.
Venezia ha ospitato Spotlight e The Danish Girl, mentre a Cannes erano passati, Mad Max:Fury Road, Amy, Il figlio di Saul, Inside Out.
Non ci sono grandi sconfitti in questa serata, se non forse The Martian di Ridley Scott, che aveva però chances limitate sin dall’inizio. La diffusione dei premi in fondo non ha scontentato nessuno.
Di seguito tutti i premiati della serata ed i link alle nostre recensioni:
Miglior film: Il caso Spotlight
Miglior regista: Alejandro G. Iñárritu – The Revenant
Miglior attore protagonista: Leonardo DiCaprio – The Revenant
Migliore attrice protagonista: Brie Larson – Room
Miglior attore non protagonista: Mark Rylance – Il ponte delle spie
Miglior attrice non protagonista: Alicia Vikander – The Danish Girl
Miglior sceneggiatura originale: Il caso Spotlight
Miglior sceneggiatura non originale: La grande scommessa
Miglior film straniero: Il figlio di Saul
Miglior film d’animazione: Inside Out
Miglior fotografia: Emmanuel Lubezki – The Revenant
Miglior montaggio: Mad Max: Fury Road
Miglior scenografia: Mad Max: Fury Road
Migliori costumi: Mad Max: Fury Road
Miglior trucco e acconciature: Mad Max: Fury Road
Migliori effetti speciali: Ex Machina
Miglior sonoro: Mad Max: Fury Road
Miglior montaggio sonoro: Mad Max: Fury Road
Miglior colonna sonora originale: Ennio Morricone – The Hateful Eight
Miglior canzone: Writing’s On the Wall di Sam Smith – Spectre
Miglior documentario: Amy
Miglior corto documentario: A Girl in the River: The Price of Forgiveness
Miglior cortometraggio: Stutterer
Miglior cortometraggio d’animazione: Bear Story