Ecco una notizia che arriva come una rivincita postuma dell’arte sull’arroganza del potere.
Quando Orson Welles scrisse con Herman Mankiewicz il soggetto e la sceneggiatura di Citizen Kane – non solo il suo capolavoro, ma forse il film più importante della storia del cinema ed il più controverso – per creare il protagonista Charles Foster Kane prese spunto oltre che da Howard Hughes, Harold Fowler McCormick e Samuel Insull, anche da William R. Hearst, allora uno dei più grandi magnati del quarto potere.
Dopo l’anteprima per la stampa del 3 gennaio 1941, la rivista Friday riportò in un lungo articolo i punti di contatto tra realtà e fantasia, scatenando le ire di Louella Parsons, la più importante giornalista di costume, che scriveva proprio per i giornali di Hearst.
Ne nacque una furiosa campagna stampa contro il film e contro Hollywood tanto che fu chiesto al capo della RKO, George Schaefer, che produceva il film di Welles, di bruciare tutto a spese della MGM, pur di evitare il boicottaggio di Hearst e dei suoi 28 giornali.
Schaefer tenne duro, Welles tagliò un paio di minuti ed il film fu finalmente distribuito il 1 maggio 1941 a Broadway.
La Parsons continuò il boicottaggio, impedendo la proiezione al Radio City Music Hall ed in molte catene del paese, timorose delle reazioni negative delle controllate di Hearst.
Il prossimo 9 marzo, ad oltre 70 anni di distanza, al castello di San Simeon, la sontuosa residenza di William R. Hearst, verrà proiettato proprio Quarto Potere, in accordo con gli eredi del magnate, nell’ambito del San Luis Obispo International Film Festival.
Secondo la moglie di Hearst, l’attrice Marion Davies, Hearst non vide mai il film, ma temeva che il pubblico si sarebbe fatto un’impressione sbagliata.
A ben poco servirono le dichiarazioni di Welles sulle origini di fantasia del suo Kane e sulle evidenti differenze nel rapporto tra Hearst e Marion Davies, rispetto a quello dipinto nel film tra Kane e Susan Alexander.
La storia ha reso giustizia a Welles, certamente troppo tardi.