Paradiso amaro – The Descendants

Paradiso amaro – The Descendants **1/2

Matt King è un discendente. Il suo progenitore era giunto alle Hawaii a metà dell’ottocento e si era sposato con una principessa locale, ereditando una terra incontaminata che un trust ha trasmesso di padre in figlio, sino al nostro protagonista.

Una legge contro la perpetuità delle proprietà gli impone ora di fare una scelta: tra sette anni scadrà il trust ed un gruppo locale si è offerto di acquistarla per costruire alberghi, resort, attività commerciali.

Matt è sul punto di firmare i contratti, sulla spinta dei moltissimi cugini che sono altrettanto interessati ad ottenere una parte della fortuna che ricaveranno dalla cessione.

Improvvisamente però un incidente in barca di sua moglie Elizabeth, sconvolgerà la sua vita.

La donna rimane in coma ed i medici lo avvertono che non si sveglierà più. Le due figlie, Scotty di dieci anni e Alex di diciassette, si trovano così a confrontarsi con un padre spesso assente, che forse conoscono poco.

Alex studia in un collegio privato in un altra isola. Quando il padre e la sorella la vanno a prendere la trovano ubriaca, sulla spiaggia.

I giorni seguenti Alex confessa a Matt di aver visto la madre, a Natale, con un altro uomo.

Matt chiede ai migliori amici della moglie di dirgli la verità. Scopre così che sua moglie lo tradiva ed era pronta a chiedere il divorzio. L’amante si chiama Brian Speer e fa l’agente immobiliare.

Con le figlie e l’amico Sid si mette così in viaggio per trovare questo Brian. Lo riconosce sulla spiaggia, lo segue in un bar che appartiene ad uno dei suoi cugini: Brian è il cognato dello speculatore che dovrebbe comprare la sua terra e si arricchirà con la cessione e le nuove costruzioni.

A questo punto la situazione precipita.

Alexander Payne torna alla regia ad oltre sette anni dal successo di Sideways, ancora una volta per ritrarre un uomo di mezza età che scopre che il piccolo mondo faticosamente costruito non è altro che un’illusione che altri si sono incaricati di distruggere.

Così come l’insegnante Jim di Election e l’assicuratore Warren di A proposito di Schimidt, anche il Matt King di The Descendants è un uomo che ha vissuto una vita in assenza: avvocato di successo ha perso l’affetto delle figlie ed anche quello della moglie. Ed è solo l’incidente improvviso di quest’ultima ad aprirgli gli occhi.

Siamo dalle parti della commedia umana e di caratteri degli anni ’70, che ha fatto la fortuna di Hal Ashby e del primo Jonathan Demme. Payne vuole bene ai suoi antieroi e gli lascia tutto lo spazio di cui hanno bisogno, anche a scapito del ritmo e dell’efficacia narrativa.

The Descendants dipinge le Hawaii in termini antiretorici: il cielo sempre plumbleo, squarci di sole, ma poche onde, poco divertimento. Restano le orrende camicie a fiori e i bermuda a segnalare un’ambientazione che si incarica di vegliare sul lutto di Matt.

Payne non ha molta voglia di scherzare come in Sideways e neppure gli interessano i problemi della proprietà e della vita in stato vegetativo, che pure avrebbero potuto fare di The Descendants tutt’ un altro film.

Il regista sta addosso al suo personaggio, alle sue incertezze, ai suoi dubbi, alle sue scelte controverse, in un percorso di maturazione in cui la figlia più grande Alex finisce per avere un ruolo decisivo.

Il quartetto in viaggio tra le isole è ben assortito, la sceneggiatura, tratta da un romanzo di Kaui Hemmings, ha i tempi giusti, anche se si dilunga un po’ troppo e Payne si giova del Clooney migliore da molti anni: niente smorfie, niente sorrisi, capelli lunghi un po’ arrufati ed uno sguardo sempre perduto e malinconico, capace di superare nel ritrovato rapporto con la famiglia (quella d’origine, quella della moglie, quella rappresentata dalle figlie), i dolori e le delusioni di cui neppure si era accorto.

Curiosamente il personaggio interpretato da Clooney sembra riprendere il percorso interrotto da Ryan Bingham in Tra le nuvole: lì l’avevamo lasciato spaesato di fronte al tabellone dei voli aerei, qui lo ritroviamo altrettando spaesato di fronte al letto in cui giace la moglie.

L’ultimo divo di Hollywood non ha una grande capacità mimetica, ma è in grado, pur nel suo limitato registro, di tratteggiare personaggi istintivamente simpatici, in cui è facile immedesimarsi. Matt King è certamente uno di questi.

Bravissima invece Shailene Woodley, che interpreta la figlia Alex. Ha già una lunghissima esperienza tra cinema e tv. Ne risentiremo parlare…

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19 pensieri riguardo “Paradiso amaro – The Descendants”

  1. […] La lunga marcia cominciata a maggio sulla Croisette è giunta sino a Los Angeles. Hugo Cabret di Martin Scorsese si deve accontentare di cinque premi tecnici. I migliori attori dono Jean Dujardin e Meryl Streep. Le migliori scenggiature sono quelle di Midnight in Paris e Paradiso amaro. […]

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