The Artist, il film muto ed in bianco e nero su un divo del cinema, travolto dall’avvento del sonoro e salvato dall’amore di una fan, ha vinto 5 premi Oscar, imponendosi come miglior film dell’anno.
La lunga marcia cominciata a maggio sulla Croisette è giunta sino a Los Angeles. Hugo Cabret di Martin Scorsese si deve accontentare di cinque premi tecnici. I migliori attori sono Jean Dujardin e Meryl Streep. Per le migliori sceneggiature si sono imposti Midnight in Paris e Paradiso amaro.
Il capolavoro iraniano Una separazione, vincecome miglior film straniero. Farhadi è stato perfetto anche sul palco, parlando in modo non banale del popolo iraniano e dell’importanza di questa affermazione, in un paese che conosce dell’Iran solo la faccia più oscura.
E’ stata una cerimonia senza sussulti. Poche sorprese, pochi discorsi memorabili, a parte quelli di due attori di classe come Christopher Plummer e Meryl Streep. Billy Crystal è parso a suo agio, fin troppo, come presentatore. Poche le battute caustiche, in una conduzione assolutamente classica.
Pochi anche i momenti di commozione: i vincitori, più o meno, erano quasi tutti annunciati, almeno quelli dei premi più importanti. E questo ha giocato un ruolo determinante nella gestione dell’emozione. Al quindicesimo premio ritirato da Hazanavicious e Dujardin in poche settimane, difficile immaginare discorsi particolarmente sinceri.
Se gli Oscar vogliono mantenere la fama di premio più importante dell’anno, dovrebbero ricominciare ad essere imprevedibili. La segretezza dei risultati non basta più, se i vincitori sono gli stessi dei BAFTA, dei Critics Choice Awards, dei Golden Globe, addirittura degli Indipendent Spirit Awards e dei César, com’è capitato quest’anno.
E’ il secondo successo consecutivo, per un film distribuito o prodotto da Harvey Weinstein, dopo The King’s Speech: il re degli Oscar è tornato.
Così com’è tornata la regina: Meryl Streep vince il suo terzo Oscar, a trent’anni dal secondo e dopo una serie infinita di nominations e sconfitte. Suo il record di 17 candidature in cinque decadi, difficilmente battibile.
Stessa sorte tocca a Woody Allen, che torna a vincere un Oscar, per la migliore sceneggiatura di Midnight in Paris a venticinque anni di distanza da quella per Hannah e le sue sorelle.
Da segnalare l’ennesimo trionfo di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavio, che vincono il terzo Oscar in meno di dieci anni, dopo tante nominations andate a vuoto. E’ una piccola bandierina italiana, in una notte tutta francese.
Rango si impone tra le animazioni, in un’annata tra le peggiori in assoluto, mentre il debole Paradiso amaro di Payne vince tra gli adattamenti, battendo immeritatatamente lavori pregevolissimi come L’arte di vincere – Moneyball e La talpa.
Payne è uno dei più sopravvalutati registi indipendenti e continua a mantenere un certo numero di fans anche nell’Academy.
Escono ridimensionate le grandi star: niente gloria per Clooney o Pitt, in un’annata sostanzialmente dedicata all’amore per il cinema delle origini.
Non ci sono grandi sconfitti in questa edizione, anche perchè quasi tutte le scelte erano state annunciate. L’unico dubbio riguardava la miglior attrice: la Streep si è imposta sulla pur bravissima Viola Davis, entrambe candidate per film decisamente mediocri come The Help e The Iron Lady.
L’arte di vincere – Moneyball rimane all’asciutto, così come The tree of life e La talpa: questo però era ampiamente annunciato e non toglie nulla a quelli che restano tre film straordinari, certamente tra i migliori dell’anno, a nostro avviso.
Sia The Artist, sia Hugo Cabret sono dichiarazioni d’amore che affondano le loro radici negli anni ’20 e ’30 del secolo scorso e risalgono ancor più indietro.
The Artist ha l’unico torto di aver raccolto in questi mesi, molto più di quanto effettivamente avrebbe meritato. E’ un ottimo film, con due interpreti perfetti ed un meccanismo narrativo capace di sfruttare e rinnovare tutti i clichè del genere.
E’ un film che apre il cuore alla speranza, ottimista, con un happy ending come solo nella vecchia Hollywood avrebbero osato.
Ma non è un film che racconta molto di Hazanavicious, nè del suo modo di intendere il cinema e la vita, anche se la dedica finale a Billy Wilder, sul palco degli Oscar, vale come una dichiarazione d’intenti.
Lo aspettiamo a nuove prove, fiduciosi che non perderà il tocco leggero che ha fatto di The Artist, a partire da quella proiezione mattutina al Gran Theatre di Cannes, un film adorato dagli insiders.
In America e nel resto del mondo però ha incassato una miseria. Questo è in fondo il paradosso di The Artist: un film amatissimo… dai suoi pochissimi spettatori. Si rifarà in home-video.
Ecco tutti i premi della serata:
- Best Picture: The Artist
- Best Director: Michel Hazanavicious, The Artist
- Best Actress: Meryl Streep, The Iron lady
- Best Actor: Jean Dujardin, The Artist
- Best Supporting Actress: Octavia Spencer, The Help
- Best Supporting Actor: Christopher Plummer, Beginners
- Best Original Screenplay: Woody Allen, Midnight in Paris
- Best Adapted Screenplay: Alexander Payne & Nat Faxon & Jim Rash, The Descendants
- Best Foreign Language Film: Iran, A Separation
- Best Documentary Feature: TJ Martin, Dan Lindsay & Richard Middlemas, Undefeated
- Best Animated Feature: Gore Verbinski, Rango
- Best Cinematography: Robert Richardson, Hugo
- Best Film Editing: Kirk Baxter & Angus Wall, The Girl with the Dragon Tattoo
- Best Art Direction: Dante Ferretti & Francesca Lo Schiavo, Hugo
- Best Costume Design: Mark Bridges, The Artist
- Best Original Score: Ludovic Bource, The Artist
- Best Sound Editing: Philip Stockton & Eugene Gearty, Hugo
- Best Sound Mixing: Tom Fleischman & John Midgley, Hugo
- Best Visual Effects: Rob Legato, Joss Williams, Ben Grossman & Alex Henning, Hugo
- Best Makeup: Mark Coulier & J. Roy Helland, The Iron Lady
- Best Documentary Short: Daniel Junge & Sharmeen Obaid-Chinoy, Saving Face
- Best Animated Short: William Joyce & Brandon Oldenburg, The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore
- Best Live Action Short: Terry George & Oorlagh George, The Shore
- Best Original Song: Bret McKenzie, Man or Muppet