Un chateau en Italie **
Il nuovo film di Valeria Bruni Tedeschi come regista ed interprete e’ una commedia sentimentale di stampo pesantemente autobiografico e francamente inadatta al concorso.
La protagonista Louise e’ un’attrice italiana che vive a Parigi. Non gira piu’ film da molto tempo, ma a Saint Sulspice si imbatte in Louis Garrel che sta girandovi un film con il padre regista.
I due si rivedono a Parigi tempo dopo ed intrecciano una relazione ostacolata dall’eta’ e dalle diverse intenzioni.
Nel frattempo Louise e’ costretta a far prendersi cura del castello di famiglia, in Italia, a Castagneto, assieme alla madre ed al fratello, malato di AIDS.
I debiti spingerebbero ad aprire la dimora al pubblico almeno nel fine settimana, ma i due fratelli hanno idee diverse.
La ronde sentimentale di Louise si alterna ai suoi incontri scontri con madre e fratello.
Il progresso impietoso della malattia segnera’ anche le scelte familiari.
A Castagneto tutti i nodi verranno al pettine, proprio mentre l’albero secolare simbolo della dimora viene abbattuto e sostituito.
Il film e’ un ritratto molto intimo e personale della Bruni Tedeschi, ma ha lo strano sapore della realta’ dei ricchi e famosi spiata attraverso il buco della serratura. Manca solo Carla con Sarkozy…
La regista aggiunge dolore e morte al suo racconto leggero ed una curiosa digressione napoletana, ma il suo e’ un diario che lascia complessivamente freddi, che non coinvolge davvero.
La Bruni Tedeschi crede di essere Woody Allen e riempie il suo film dei suoi tic, delle sue idiosincrasie, dei suoi amici e parenti, fa un cinema egocentrico, autoriferito, sostanzialmente ombelicale, che spreca anche qualche buona scelta drammatica ed un cast di primissimo livello.
Bravissimo, come sempre, Filippo Timi nei panni del fratello Virginio.