1991. Enrico Frattasio e i suoi fratelli Peppe e Angelo vengono condotti in prigione, accolti con giubilo dagli altri carcerati, trattati con un rispetto fuori dall’ordinario. Ma chi sono davvero i tre fratelli nati a Forcella?
Il film si riavvolge e ricomincia dal 1976 quando i tre erano poco più che ragazzini, impegnanti ad aiutare il padre a vendere false bottiglie di Jack Daniel’s alla stazione.
Enrico però ha l’ossessione della musica. Passa le sue giornate in un negozio di elettrodomestici ascoltando le prime radio private trasmettere le hit del momento.
Il suo sogno di diventare un deejay si infrange presto per il suo carattere schivo e introverso. Ma le compilation che registra su audiocassette per amici e acquirenti del negozio di elettrodomestici, che lo ha assunto per fare le pulizie, diventano un piccolo caso di quartiere.
Quando però il negozio è costretto a chiudere, Enrico si trova solo con un pugno di dischi in mano.
Assieme al fratello più grande e a sua moglie, decide di trasformare la sua passione in un lavoro: acquista un duplicatore professionale di cassette, coinvolge la rete di contrabbandieri di sigarette e apre un piccolo negozio a Forcella. Il successo delle sue cassette Mixed by Erry è travolgente, la camorra vuole avere una parte dell’attività, la guardia di finanza si mette sulle tracce dei fratelli Frattasio e il manager di una multinazionale che produce cassette vergini stringe con loro un patto di ferro, almeno sino a quando la loro etichetta comincerà a fare rumore per davvero, diventando la più importante in Italia.
Il film di Sydney Sibilia ci riporta indietro agli anni ’80 e così come accaduto per Smetto quando voglio e per L’isola delle rose, racconta come la disperazione, la voglia di riscatto e una curiosa e sfacciata spinta imprenditoriale si nutrano delle zone d’ombra dell’illegalità per prendersi una rivincita.
Ancora una volta siamo di fronte ad un underdog, ad un talento emarginato che si industria per trovare, a modo suo, una soluzione alle sue fantasie e ai suoi sogni frustrati.
Enrico Frattasio, così come ce lo racconta il film di Sibilia, è un ragazzo timido, con una sconfinata passione musicale, che avrebbe voluto solo fare il dj. Quando si accorge che le sue aspirazioni si scontrano con la realtà la piega a suo piacimento, mettendosi in una posizione scomoda solo apparentemente, accumulando miliardi alle spalle di autori ed editori.
Nascono così le accuse di pirateria, le case discografiche si organizzano per fare pressione sul governo, qualcuno in silenzio si fa due conti e approfitta del business illegale dei Frattasio, per poi ripensarci quando le cose si mettono male.
Come accade spesso però per i film della Groendlandia, la società di Rovere e Sibilia, si tratta di cinema medio, di puro intrattenimento, leggero, modaiolo ed evanescente, che riempie due ore di vita senza lasciare nulla.
Così come gli altri film di Sibilia, anche questo Mixed by Erry è “carino”, purchè non ci si faccia molte domande. Il meccanismo drammatico è sempre lo stesso, un po’ anarchico, un po’ reazionario e molto compiaciuto al tempo stesso: quando il sistema è troppo grande e complesso per essere compreso, ogni scorciatoia criminale è la benvenuta, purchè ci siano le buone intenzioni, i cuori puri, la visionarietà di un preteso talento.
Per molti anni ci si è baloccati con discorsi sulla necessità di ritrovare spazi per un cinema medio, d’intrattenimento, innocuo, che alimentasse le fila e i conti una filiera industriale che è sempre stata evanescente e legata a singoli exploit. Solo che la crisi post-covid ha smascherato definitivamente la miopia di questa strategia e l’inutilità di questo prodotto, che si confonde in mezzo alle troppe proposte delle piattaforme e di cui le sale non sanno che farsene.
Se Sibilia dimostra una certa coerenza, nel ripetere lo stesso schema ormai da cinque film, i suoi lavori lasciano sempre in bocca il sapore d’incompiuto. Manca il coraggio di portare sino in fondo l’ossessione dei suoi personaggi, manca la grandezza tragica di chi si pone sopra la legge, quasi per scherzo, in modo inconsapevole.
Il controcanto degli ingenui Frattasio – ma erano davvero così sprovveduti e naif? – è il finanziere interpretato come un cartoon da Francesco di Leva. Ma lo spreco più grande è quello di Francesco Gifuni, vero villain di questa storia, rappresentante milanese del capitale prima connivente e poi traditore.
Prevalgono – al posto dell’amarezza e della cattiveria feroce della nostra migliore commedia – l’abbraccio consolatorio, la burla bonaria. Anche la domanda iniziale su cui si apre il film rimane sostanzialmente inevasa: dopo due ore non ne sappiamo molto di Enrico Frattasio e dei suoi fratelli, se non per quello che è stato utile alla storia del film.
Mixed by Erry rimane a mezza strada, nella sua simpatica mediocrità, lasciandoci persino con una gustosa scena post-credit che risolve all’italiana il mistero della compilation sanremese, che toglieva il sonno ai finanzieri e alle case discografiche.
Riuscirà in ogni caso Sibilia a rilanciare la nostalgia per le cassettine, i walkman e lo spirito low-fi degli anni ’80? O il suo film passerà velocemente nelle sale svuotate di questo lungo inverno del cinema italiano?
La risposta non è così scontata questa volta…