Frammenti dal passato – Reminiscence **
Il debutto nel lungometraggio di Lisa Joy, coautrice della serie Westworld per la HBO, è un noir fantascientifico con troppe ambizioni e molte ingenuità, incapace tuttavia di uscire dall’ombra dei molti riferimenti cinefili a cui sembra pagare costantemente un omaggio, in primis Inception e tutto il cinema di Christopher Nolan, ma anche Il falcone maltese, Blade Runner, Chinatown, Vanilla Sky.
La premessa è intrigante. In una Miami del futuro invasa dalle acque dell’oceano, sommersi e salvati vivono divisi da un muro che protegge i baroni, che restano protetti e all’asciutto, da tutti gli altri che si ritrovano in una sorta di laguna da attraversare con barchini, passerelle e stivali.
C’è stata una lunga guerra di confine, ma l’esito è un mondo ancor più polarizzato e… umido.
Nick Bannister, con la sua assistente Watts, è un ex soldato, che gestisce un’attività significativamente redditizia. Grazie ad un pod neuronale, fa rivivere ai suoi clienti i ricordi del passato, in mondo che ha elevato la nostalgia a feticcio, ancor più di quanto già non accada oggi.
Quando una sera si presenta nella sua agenzia Mae, una misteriosa donna vestita di rosso, che dice di non ricordare dove ha lasciato le chiavi di casa e chiede aiuto a Nick, l’intreccio prenderà le strade del noir.
Tra i due l’attrazione è fortissima, poi si trasformerà in amore e quindi in ossessione, quando Mae sparisce nel nulla e Nick si mette sulle sue tracce per ritrovarla.
Il viaggio sarà ovviamente anche nella memoria del vari personaggi, interrogati attraverso i loro ricordi, grazie al pod.
Ma, come afferma Nick, non ci sono storie che finiscono bene, soprattutto quelle felici.
La verità coinvolgerà un potente barone locale, i suoi scagnozzi, una moglie rimasta chiusa nei suoi ricordi, un figlio avido e un’amante da far sparire.
Il film della Joy gioca con troppi elementi e sembra sempre preoccupata di fare la cosa giusta, con una seriosità che si riverbera sul film e lo zavorra di buone intenzioni.
Gli elementi melò finiscono per prevalere su tutto il resto nella seconda parte e se non mancano alcune sequenze di grande impatto visivo, come lo scontro subacqueo tra Nick e un poliziotto corrotto, che coinvolge un pianoforte e una sala da concerti sommersa, Reminiscense si muove in modo farraginoso e a passo pesante, soprattutto nella parte centrale.
Pasticciata e piena di lens flare la fotografia del canadese Paul Cameron (Collateral, Westworld, L’uomo sul treno), che esagera con controluce, color correction e viraggi, trascinando il film in uno spazio iperrealistico, che suona sempre un po’ fasullo più che misterioso.
La Joy poi non riesce davvero a trarre qualcosa di significativo dall’intuizione iniziale, ovvero dall’ossessione per il passato, per la nostalgia di singoli momenti slegati dal resto. Dopo l’incipit il film non la sfrutta mai, se non in relazione a Nick e alla sua ricerca. E lo stesso pod rimane una macchina celibe, incapace di produrre senso.
I quattro personaggi principali non riescono mai ad uscire dal cliché con cui sono stati costruiti: la femme fatale sfortunata, l’amica segretamente innamorata, il protagonista che perde ogni coordinata morale in preda all’ossessione amorosa, il villain invisibile e beffardo.
La Joy non riesce mai a spingerli verso territori sconosciuti, la sua storia è esattamente quella che ci saremmo aspettati e se il film ha una sua efficacia è grazie al fascino di Rebecca Ferguson che da solo riesce a rendere plausibile ogni svolta narrativa.
L’attrice svedese attraversa il film con il piglio di una Rita Hayworth, lasciando poi al protagonista un pugno di ricordi da cui non riuscirà più ad uscire. Difficile da immaginare se la sua presenza non fosse, fin dalla prima scena, così travolgente.
E’ l’unico motivo valido per vedere questo Frammenti dal passato – Reminiscence. Vi basta?
Quando parli di ingenuità a cosa fai riferimento?