A ciambra di Jonas Carpignano, com’era prevedibile, non ce l’ha fatta ad entrare nel gruppo ristretto dei possibili candidati all’Oscar per il miglior film straniero.
Ci rifaremo quasi certamente con le nominations per Call Me By Your Name di Luca Guadagnino.
La prima grande selezione, che ha ridotto i 93 candidati a 9, ha fatto tuttavia altre vittime illustri: Michael Haneke con il suo Happy End, invero piuttosto deludente, Angelina Jolie con il suo film cambogiano First They Killed My Father, 120 battiti al minuto di Robin Campillo, il candidato francese e poi ancora i bellissimi Zama di Lucretia Martel e Thelma di Joaquim Trier, oltre a Spoor della Holland e al sudcoreano A Taxi Driver di Jang Hoon.
Restano in gara invece lo svedese The Square, Palma d’Oro a Cannes, Corpo e anima, l’Orso d’oro ungherese, l’israeliano Foxtrot, visto a Venezia, così come L’insulto del libanese Doueiri e soprattutto il russo Loveless di Andrei Zvyagintsev, che a questo punto meriterebbe un premio, che gli sfugge da troppi anni.
Come sempre l’Academy seleziona anche opere imprevedibili come il senegalese Felicité, che pure ha conquistato l’Orso d’Argento a Berlino, prima di sparire dai radar, e il sudafricano The Wound.
Curiosamente, se The Shape of Water di Del Toro dovesse fare la parte del leone quando saranno annunciate le nominations agli Oscar, potrebbe accadere che i vincitori dei tre più grandi festival europei (Berlino, Cannes e Venezia) siano tutti in gara la notte del 4 marzo.
Se consideriamo poi che il vincitore del Festival di Toronto (Tre manifesti a Ebbing, Missouri) e quello del BFI London Film Festival (Loveless) sono anch’essi tra i papabili, si rischia l’en plein.
La memoria non ci aiuta, ma sarebbe quasi certamente un caso più unico che raro.
Segno di quanto ancora sono essenziali i grandi festival nel promuovere e selezionare il miglior cinema prodotto nel mondo.
Di seguito tutti i film della shortlist e i link alle nostre recensioni:
Chile, “A Fantastic Woman,” Sebastián Lelio, director
Germany, “In the Fade,” Fatih Akin, director
Hungary, “On Body and Soul,” Ildikó Enyedi, director
Israel, “Foxtrot,” Samuel Maoz, director
Lebanon, “The Insult,” Ziad Doueiri, director
Russia, “Loveless,” Andrey Zvyagintsev, director
Senegal, “Félicité,” Alain Gomis, director
South Africa, “The Wound,” John Trengove, director
Sweden, “The Square,” Ruben Östlund, director