It Follows. Recensione in anteprima!

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It Follows ***

It Follows è secondo film di David Robert Mitchell, dopo l’adolescenziale e notturno The Myth of American Sleepover, che aveva debuttato alla Semaine de la critique a Cannes nel 2010.

Anche questa volta il film ha cominciato la sua avventura alla Semaine, con un successo che nel corso dell’anno è diventato sempre più clamoroso, grazie al passaparola ed all’aura da cult movie, che è cresciuta intorno ad un horror, che non fornisce risposte definitive e che si iscrive nel solco dei grandi classici di John Carpenter.

Siamo nei sobborghi residenziali di Detroit, la città fantasma per antonomasia, dopo la terribile crisi che l’ha colpita negli ultimi cinque anni: una mattina d’estate una ragazza fugge dalla porta di casa atterrita da una ‘presenza’ che nessun altro sembra vedere. Prende l’auto del padre, arriva su una spiaggia e dice addio ai suoi genitori in una lunga telefonata. La mattina dopo sarà ritrovata cadavere.

Un’altra ragazza, Jay, esce per la prima volta con Hugh un ragazzo che ha conosciuto da poco. Vanno a cinema, poi Hugh la trascina fuori. Fanno l’amore in auto. Ma improvvisamente Hugh prende del cloroformio e la anestetizza. Quando Jay si risveglia è legata ad una sedia a rotelle, di fronte a lei ci sono solo Hugh ed una persona che si avvicina. Hugh le spiega di averle passato una sorta di maledizione: da adesso in poi qualcuno la seguirà sempre – un estraneo o una persona conosciuta – invisibile al mondo esterno. Nel momento in cui dovesse raggiungerla, tenterà di ucciderla

L’unico modo per liberarsene è trasmettere a qualcun altro la maledizione: per farlo è necessario fare l’amore con la nuova vittima. Ma se la ‘presenza’ avrà la meglio del malcapitato, l’orrore risalirà la catena sino all’origine.

Jay scappa e riesce a mettersi in salvo: il giorno dopo racconta tutto alla sorella Kelly ed agli amici Yara e Paul, che ha evidentemente una cotta per lei.

A darle una mano anche il vicino di casa Paul, che cerca opportunisticamente di sfruttare a suo favore la maledizione, senza crederci molto.

Ma l’incubo di Jay è solo all’inizio.

Il film di David Robert Mitchell è un viaggio notturno, elettrizzante e inconsueto, a cui nessuna sinossi riesce a rendere giustizia. It Follows conferma il tono oniririco, che pure era la migliore qualità del suo esordio, solo che lo vira in incubo, da cui non sembra esserci una via d’uscita.

Non vi racconteremo i tentativi di Jay di liberarsi della maledizione, ma non è tanto nello sviluppo drammatico che il film trova la sua chiave, quanto nel rifiuto di dare risposte semplici e razionali ad una storia che ha le qualità maligne del sogno, privo di logica e di soluzione.

La scelta di sfruttare il clichè del sesso adolescenziale, così tipico di tutti i film horror anni ’70 e ’80, ribaltandone l’assunto e facendone non il segno moralista e conservatore di un peccato da espiare, ma l’unico strumento, sia pure ambiguo e non privo di conseguenze, per liberarsi dalla condanna, è assolutamente originale.

Qualcuno ha scritto, semplicisticamente, che Mitchell evoca la paura delle malattie sessualmente trasmissibili, ma credo invece che il regista abbia voluto mettere in evidenza la natura ambivalente delle prime relazioni sentimentali, tra scoperta della sessualità e violazione della propria intimità, senso di colpa e liberazione da un tabù.

Con occhio attentissimo all’età dell’adolescenza, Mitchell cerca di mostrare, attraverso i mezzi del cinema di genere, la tempesta emozionale che coglie i suoi protagonisti, alle soglie dell’età adulta: non è un caso che molte delle sequenze più preziose siano all’inizio, nella lunga serata tra Jay e Hugh con quel momento incredibile e struggente in cui la protagonista è distesa sui sedili posteriori dell’auto, un attimo prima di cadere nell’incubo.

It Follows è evidentemente un racconto allegorico, che funziona perfettamente su molti piani e consente interpretazioni infinite, anche in virtù di un finale che suggerisce, ma non chiude e che sfida la logica deterministica del cinema americano classico.

Ottima la direzione dei giovani protagonisti su cui spicca la bionda “all american” Maika Monroe, già vista in At Any Price. La colonna sonora di Rich Vreeland è un capolavoro a sè: oscura, inquietante, evocativa di tutto un mondo di suoni elettronici, rumori di fondo, echi lontani, che mette i brividi.

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