Pubu – The Falls **1/2
Nuovo melò familiare per il regista taiwanese di A Sun, Chung Mong-hong, per la prima volta alla Mostra nella sezione Orizzonti.
Il suo è anche uno dei pochissimi film ambientati durante la pandemia.
The Falls si apre proprio nel marzo 2020 a Taipei: quando una compagna di classe della liceale Xiao Jing si ammala, lei è costretta alla quarantena a casa. La madre, Pin-Wen, manager di un’importante azienda, viene invitata a restare a casa a prendersi cura della ragazza.
La convivenza forzata tra le due, il distanziamento, anche durante i pasti, il rischio di contagio paradossalmente le allontanano, invece di unirle.
Pin-Wen cade pian piano in un esaurimento nervoso che la porta prima in ospedale, quindi a licenziarsi dal suo lavoro e a chiudersi in una psicosi che nega la realtà.
Nel frattempo Xiao Jing deve far fronte ai problemi economici impellenti: il mutuo che la madre non paga da mesi, le spese condominiali, lo stipendio della collaboratrice domestica.
Per pura fortuna l’appartamento non va completamente a fuoco, ma Pin-Wen è costretta in una struttura psichiatrica, dove cerca di riprendere il filo della sua vita.
Quando esce, affronterà assieme alla figlia, la realtà che ha sempre voluto negare.
Pin-Wen si trova un lavoro umile in un supermercato, la figlia mette in vendita la casa, piena di troppi ricordi del passato e impossibile da mantenere, dopo essersi presa un congedo dagli studi, per stare accanto alla madre.
Un passo alla volta la vita riprende, le cose si aggiustano, le due donne trovano un modo di convivere con la malattia, prima che un nuovo imprevedibile incidente metta tutto in discussione ancora una volta.
Il film di Chung Mong-hong si ferma due passi dietro il precedente, ritornando tuttavia sugli stessi temi: il peso del passato, le colpe dei genitori che ricadono sui figli, la necessità di diventare adulti in fretta, lo scambio di ruoli familiari quando la malattia irrompe nella famiglia, le bugie che alimentano illusioni vane.
Il regista taiwanese costruisce questa volta un racconto più piccolo, un minuetto a due, in cui gli altri personaggi fungono solo da coro.
Non tutto funziona sino in fondo, perchè le regole del melò spingono la storia sempre al limite della verosimiglianza e del caso, tuttavia se la forza del destino sembra schiacciare le due protagoniste, Xiao Jing e Pin-Wen sapranno trovare assieme il coraggio di rimettersi in piedi e riprendersi la loro vita, senza più la paura di cambiare.
Abbandonati i desideri irrealizzabili, si prenderanno cura una dell’altra.
Peccato che nel finale Chung ribalti nuovamente la prospettiva, aggiunga un elemento nuovo imprevedibile, del tutto superfluo e forzato, che rompe il nuovo equilibrio ancora una volta, costringendo le sue protagoniste a nuove prove.
Il regista taiwanese confida tuttavia nella forza del melodramma, si affida alle sue attrici e ad un gruppo di caratteristi sempre indovinato, limita al minimo le visioni e gli scompensi di Pin-Wen e costruisce nei dialoghi la misura del suo lavoro, che sembra voler contrastare la diffidenza e la sfiducia indotte dalla pandemia, con uno spirito umanista e solidale.
Peccato che sbagli il finale, che sembra citare Film Rosso di Kieslowski, senza il conforto della grazia e della misura.