Iron Man 3 **
Molto più lineare e riuscito del secondo episodio, Iron Man 3 accentua il lato comico della serie, in perfetta continuità con il ruolo che Tony Stark si ritagliava già negli Avengers.
Robert Downey Jr questa volta si diverte a duettare con l’eterna fidanzata Pepper Potts, interpretata da Gwyneth Paltrow, e con l’inedita Rebecca Hall, nei panni di una vecchia fiamma, Maya, una biologa che lavora alla rigenerazione dei tessuti.
Il film ha un prologo in Svizzera, durante il Capodanno del 1999: Tony conosce Maya ed il giovane ingegnere Aldrich Killian, ma finisce per prendersi gioco di entrambi.
Molti anni dopo, i due busseranno alla porta della Stark Enterprise, con intenti assai meno amichevoli.
Tony Stark è ancora sotto shock dopo l’attacco alieno di New York e le avventure con gli altri superoi dello S.H.I.E.L.D. e lavora ossessivamente a nuovi prototipi della sua creatura, mettendo a rischio il suo rapporto con Pepper.
L’eroe è stanco e si rinchiude nella sua villa-fortezza, lontano da tutti e da tutto.
Nel frattempo il misterioso terrorista islamico, noto come Il mandarino, semina terrore e morte al Chinese Theatre e poi direttamente alla villa di Stark. La minaccia più grande però coinvolgerà il Presidente degli Stati Uniti.
In questo terzo Iron Man, torna anche il fidato Rhodes, anche lui corazzato d’acciaio a dar man forte all’amico Tony.
Ma la minaccia viene dall’interno e la manipolazione dei media è il vero incubo da temere.
Jon Fravreau lascia il compito di dirigere il giocattolone a Shane Black, noto soprattutto come sceneggiatore della serie Arma Letale, e non è un caso che il film mescoli fin troppo umorismo al suo racconto catastrofico.
Nonostante i trailer e la promozione del film avessero accreditato una versione più dark dell’eroe Marvel, in realtà ci troviamo di fronte sostanzialmente ad una commedia, almeno per la prima metà di questo Iron Man 3, nelle sue varianti screwball, nonsense e con qualche deriva piuttosto volgare.
Peccato perché lo spunto di fondo non era per nulla banale e la creazione degli antagonisti era certamente indovinata.
Il connubio tra carne e acciaio, umanità e tecnologia avrebbe certamente meritato un racconto meno lineare: quando l’armatura si rompe definitivamente, l’eroe è nudo davanti alle sue responsabilità.
Ma nessuno sembra più credere a quello che racconta, ed anche gli spunti interessanti vengono annacquati, ripetendo all’infinito quella che è diventata la formula magica del prodotto Marvel, che non si prende troppo sul serio e punta a divertire un pubblico perennemente adolescente.
Sinora l’alchimia ha sempre funzionato. Ma quanto durerà?
Robert Downey Jr sembra divertirsi molto, ma oramai recita col pilota automatico, un po’ come tutto il cast, del resto.
Gwyneth Paltrow ha dichiarato che potrebbe essere l’ultimo film della serie, ed in effetti il personaggio comincia a mostrare la corda, anche se si tratta di un film certamente più riuscito del precedente.
L’ultima parola, ovviamente, l’avranno gli incassi mondiali, che si annunciano già copiosi.
Onesto intrattenimento da multiplex e nulla più.
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