Dopo aver catturato l’ombra di Leopardi nel Giovane favoloso di Mario Martone, Elio Germano è diventato Antonio Ligabue in Volevo nascondermi per Giorgio Diritti.
Sono a loro agio e sulla stessa lunghezza d’onda nel parlarne in conferenza stampa, in presenza dei produttori e della sceneggiatrice Tania Bordoni: “Questo lavoro è stato come creare un distillato”, spiega Diritti, “siamo partiti da un personaggio che porta con sé una miriade di aneddoti e dicerie, da lì abbiamo scremato fino a raggiungerne quella che ci sembra la sua essenza”.
Conferma Germano: “Ho fatto ricerche esclusivamente sul personaggio reale, più che su come è stato raccontato in altri media, da documentari a fiction a resoconti romanzati”.
Il tratto ricorrente e imprescindibile della sua vita è stata di certo la sua deformità fisica e mentale: “All’inizio ero incerto sulla possibilità di calarmi in questo individuo”, continua Germano, “poi ho cambiato prospettiva, ho iniziato a concentrarmi sulla sua energia vitale, sulla dignità suprema e senza compromessi del suo essere sbagliato.
A quel punto non si trattava più di recitare una deformità ma di viverla, essere il fuoco dentro un corpo che è un ammasso di ostacoli e problemi”.
Nonostante il portato tragico della sua biografia, spesso si sfocia nel comico: “I momenti umoristici sono dovuti al fatto che abbiamo lasciato il personaggio si esprimesse liberamente attraverso il film, come fosse ancora vivo”, spiega Germano, “come dice Pirandello, comicità o tragedia dipendono dalla distanza con cui si prende la materia. Non avevamo interesse a mostrare un personaggio disgraziato a tutti i costi, nella vita di tutti compaiono momenti di leggerezza, li abbiamo colti e amalgamati ad altri più densi e pesanti perché era naturale accadesse”.
Proprio questo realismo genuino fa inevitabilmente scattare una molla in chi vede la pellicola: “L’intenzione fondamentale di Ligabue è sempre stata quella di esprimersi”, chiude Bordoni, “era un uomo sensibile, in pieno contatto con le sue emozioni e per questo spesso vulnerabile. Un profilo con cui è facile identificarsi”.