Remember **1/2
Raccontare il nuovo film di Atom Egoyan, senza svelare il colpo di scena finale, che ribalta le attese dello spettatore e incide significativamente sul senso della lavoro del maestro armeno, è molto difficile.
Ci proveremo.
L’anziano Zev vive ormai da diversi mesi in una casa di riposo. La moglie è morta da una settimana, ma lui si risveglia ogni mattina invocando il suo nome.
E’ affetto da demenza senile e i ricordi del passato sembrano confondersi nella sua mente.
Ad aiutarlo c’è l’amico Max, costretto su una carrozzina, ma ancora lucido e determinato: Zed gli ha promesso che una volta morta la moglie sarebbe partito alla ricerca del criminale nazista che sterminò le loro famiglie nell’inferno di Auschwitz. Emigrato negli Stati Uniti ha preso il nome di Kurlander.
Max ha scritto a Zev una lunga lettera, in cui ha appuntato la loro storia e il senso della missione: ci sono quattro possibili anziani tedeschi, che corrispondono al profilo del loro aguzzino.
Zev fugge così dalla casa di cura, prende un treno e si mette in viaggio: il primo Kurlander sta in Ohio, ma era con Rommel, non ad Auschwitz, il secondo è in Canada, ma si rivela un omosessuale, internato anche lui nel campo…
Il viaggio di Zev continua ancora attraverso gi Stati Uniti. L’incontro con gli altri candidati sarà ancor più traumatico e rivelatorio.
La sceneggiatura di Benjamin August non è particolarmente innovativa, seguendo le tracce di This must be the place e di Memento, con il protagonista costretto a ricordare la sua missione ogni mattina, ma costretto a proseguire nonostante tutto.
I temi degli inganni della memoria e del genocidio, quelli dell’identità e della menzogna sono quelli che hanno ossessionato Egoyan per tutta la sua carriera.
Solo che da molti anni ormai, il suo è diventato un cinema ripiegato su se stesso, di puro genere e confezione, prono rispetto al lavoro dei suoi sceneggiatori ed incapace di emozionare davvero, se non attraverso le performance dei suoi attori.
Talvolta il risultato è almeno compatto e funzionale, come in questo Remember, che gioca con le attese dello spettatore e le ribalta in un finale a sorpresa, che almeno ha il pregio dell’efficacia drammatica, se non della credibilità e che qualcuno proverà a indovinare, grazie agli indizi musicali, che Egoyan dissemina nell’ultima parte.
Christopher Plummer è ammirevole per tenacia e dedizione alla causa e il film ci regala almeno un paio di sequenze notevoli, come quella inquietante a casa del figlio nazista di uno dei possibili aguzzini o quella dell’acquisto dell’arma.
Un tempo idolatrato come una delle voci apolidi più forti del cinema internazionale, oggi Egoyan è solo un buon regista di thriller, un professionista che continua a lavorare pur senza avere molto altro da dire.
Quanto all’utilizzo strumentale dell’Olocausto per finalità puramente drammatico-spettacolari, ci sarebbe molto da dire, ma su questo l’onestà intellettuale di Egoyan dovrebbe essere fuori discussione.