Mr. Harrigan’s Phone

Mr. Harrigan’s Phone **

Tratto da un racconto di Stephen King, rimasto inedito e poi pubblicato nella raccolta del 2020, Se scorre il sangue, Mr. Harrigan’s Phone è stato subito opzionato da Netflix per Jason Blum e Ryan Murphy che ne hanno curato la produzione, assegnando l’adattamento e la regia a John Lee Hancock, perfetto journeyman della settima arte, che Eastwood ha scoperto negli anni ’90, portando sullo schermo i suoi copioni di Un mondo perfetto e Mezzanotte nel giardino del bene e del male.

Hancock ha poi attraversato il nuovo secolo passando alla regia e tra film sportivi (The Rookie, The Blind Side), rievocazioni storiche (The Alamo, Highwayman), ha raccontato anche il lato oscuro del sogno americano nei suoi più riusciti The Founder e Saving Mr.Banks.

Il suo ultimo film, Fino all’ultimo indizio, segnava un ritorno alla Warner e alle atmosfere poliziesche solo momentaneo.

Il racconto di King è ambientato nei primi anni duemila, nella cittadina di Harlow nel Maine, dove vive il giovanissimo Craig, appena rimasto orfano di madre. Leggendo la parola del signore in chiesa viene notato da Mr. Harrigan, un anziano ricchissimo finanziere, che si è trasferito in una villa enorme e solitaria, per sfuggire al rumore di fondo delle grandi città.

La sua salute è precaria e la sua vista ancora più debole. Decide così di assumere il giovane Craig perchè legga per lui, tre pomeriggi alla settimana: L’amante di Lady Chatterley, Dombey e figlio, Cuore di tenebra, Non si uccidono così anche i cavalli, La giungla, Delitto e castigo.

Attraverso le parole dei grandi romanzi, tra i due si viene a formare un legame assolutamente speciale. Harrigan è un uomo spietato, un capitalista che si è sempre mosso senza scrupoli, ma oltre al Wall Street Journal gli interessa il valore di un buon libro. Il tempo passa, Craig va al liceo e qui scopre che la rivoluzione digitale e degli smartphone ha diviso gli studenti in tribù di privilegiati.

Mr. Harrigan è solito regalare metodicamente a Craig un gratta e vinci. Quando uno di questi si rivela vincente, Craig acquista a Mr. Harrigan un iphone, perchè possa controllare il listino azionario e ricevere subito le notizie che l’anziano finanziere legge sui quotidiani.

Prima riluttante, poi via via più curioso, l’uomo d’affari comprende tuttavia i limiti di quello straordinario strumento tecnologico. L’illusione della gratuità delle informazioni, il rischio di inondare la comunicazione di notizie false e non verificate, il pericolo che sia la strumento a guidare e isolare gli uomini e non viceversa.

Quando Harrigan muore, la sua presenza rimane una misteriosa costante nella vita di Craig.

Coming of age semplice e molto lineare nello stile, privo di qualsiasi dimensione horror, Mr. Harrigan’s Phone è uno di quei racconti kinghiani che nel rito di passaggio dall’adolescenza all’età adulta, nella cognizione del dolore e nell’elaborazione del lutto trova la sua giusta misura.

Come spesso succede, il contrasto tra il valore positivo dell’insegnamento e quello traumatico del confronto con gli altri studenti, tra bullismo e indifferenza, il film recupera atmosfere e significati che fin da Carrie, King ha raccontato con grande intelligenza e che Hancock recupera con toni molti delicati.

Più originale invece il racconto dell’amicizia particolare tra Craig e Mr. Harrigan, tra l’animo generoso e tormentato del primo e il cuore indurito e spietato del secondo, immagine funerea e vendicativa del capitalismo americano, nella sua rapacità che non fa prigionieri. King lo trasforma significativamente in una sorta di uomo nero, capace di esaudire i desideri più oscuri e inconfessabili. Craig ne rimane prima affascinato, poi turbato, infine inorridito, fino a interrompere significativamente ogni comunicazione nel finale.

E’ l’orrore di cui parla Conrad, il Kurtz che bisogna riconoscere e seppellire dentro di sè.

In Mr. Harrigan’s Phone diventare adulti in un mondo di solitudine e crudeltà è un passaggio doloroso, facendo i conti con la morte e l’assenza, anche quella della famiglia. La tecnologia non è d’aiuto quando sembra allontanare le persone e rinchiuderle dentro un microcosmo artificiale e silenzioso.

Chi cerca spaventi facili e sangue non li troverà, ma Hancock trova sempre la misura giusta, si affida alla semplicità dell’intreccio e al confronto tra il venerabile Donald Sutherland e il giovane Jaeden Martell, che già era uno dei ragazzi perduti del nuovo IT.

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