Princess **
Il secondo film di Roberto De Paolis, cinque anni dopo Cuori puri, apre Orizzonti con il racconto altrettanto minimalista di una storia d’amore impossibile.
La protagonista è Princess, una prostituta nigeriana che lavora in un bosco vicino a Ostia. I clienti improbabili, l’ossessione dei soldi, un compleanno passato a Roma, la lite con un tassista, che la lascia completamente nuda in mezzo al nulla, i ligiti con le altre ragazze che vivono assieme in baracche di fortuna.
Le cose sembrano cambiare quando Princess si imbatte in Corrado, un giovane timido che frequenta i boschi in cerca di funghi o per accompagnare il suo cane, non in cerca di qualche minuto mercenario.
Lui vuole passare solo un po’ di tempo con lei, si illude di redimerla e trasformarla nella sua fidanzata, ma i loro mondi restano troppo distanti.
Princess è un film semplice, che fa dell’essenzialità e dell’interpretazione generosa di Kevin Glory i suoi punti di forza.
Mutuando i pedinamenti alla Dardenne, De Paolis sta addosso alla sua protagonista, cerca una condivisione impossibile del punto di vista, salvo poi tornarle accanto nella fuga precipitosa nella notte.
La storia tuttavia non aggiunge nulla a quanto già abbiamo visto molte volte sullo schermo. Pur senza cerca scorciatoie e mostrando fino in fondo lo squallore e la scarsa solidarietà tra gli ultimi, il regista cerca il tono leggero di una favola moderna, che i titoli inziali disegnati sembrano subito evocare.
Princess non mette in discussione pregiudizi e cliché, li usa piuttosto, tuttavia quello che rimane è soprattutto la sensazione di un deja vu.
Tuttavia in questa mostra pienissima di titoli italiani, la domanda da porsi oggi è probabilmente un’altra. Qual è il pubblico a cui Princess, prodotto da Indigo per Lucky Red intende rivolgersi? Riuscirà a intercettarlo?