Il nero improvvisamente acceso dal rosa di Barbie era stato il colore dominante nella scorsa stagione, la prima davvero completa, post-covid.
Quest’anno le sale hanno dovuto scontrarsi con il lunghissimo sciopero di attori e scrittori a Hollywood che ha creato e continua a creare una scarsità di prodotto che lascia a singoli enormi exploit il compito di colmare i vuoti.
La stagione è stata complessivamente ottima. Grazie alla scelta lungimirante di dividere il Barbenheimer, lasciando a Barbie lo spazio per correre in solitaria e posizionando Oppenheimer nell’ultima decina di agosto, uno slot ormai classico per Nolan.
Terminata l’euforia per i due titoli americani, siamo entrati nel ciclone Cortellesi che ha preso d’assalto le sale come i migliori sleeper americani: partenza in sordina e poi un passaparola travolgente che ha convinto 5 milioni e mezzo di italiani. E tutto questo senza togliere troppi spazi al grande cinema di qualità che ha trovato il modo di crescere e regalare grandi soddisfazioni: Povere creature! davanti a tutti, ma anche Wenders è andato alla grande così come Jonathan Glazer. Il Natale se l’è aggiudicato Chalamet con Wonka e poi anche marzo con Dune: Parte Due assieme a Zendaya, che ha bissato il mese successivo con Challengers di Guadagnino. E proprio quando le speranze di una grande stagione estiva come quella precedente stavano per sfumare, ecco che Inside Out 2 è sembrato riportare la Pixar agli splendori del passato.
Nella nostra lunga classifica dei migliori della stagione, abbiamo un lungo podio con quattro titoli notevolissimi che vengono da Cannes e Venezia. Difficile scegliere il migliore, ma forse quello che è cresciuto di più nel tempo è La zona d’interesse di Glazer: ispirato al romanzo omonimo di Martin Amis, è il racconto disumano dell’indifferenza di fronte all’indicibile.
“Come ogni film morale, il lavoro di Glazer ragiona sui limiti della rappresentazione, mette tra parentesi il visibile, rimane ellittico, per cercare di restituire l’orrore senza profanarlo e senza farne pornografia del dolore: nessuna commozione è ancora possibile, nessuna lacrima, nessuna pietà, ma solo un’inquietudine profonda, che penetra a poco a poco nelle ossa e nella mente e non se va più”.
Con lui uno dei Ceylan più belli di sempre, Racconto di due stagioni, arrivano in Italia un anno dopo la sua prima, un po’ in sordina: non spaventatevi della lunga durata e del cast di attori poco noti, perché il film ha il passo del grande romanzo dell’Ottocento, è un viaggio ipnotico in cui l’emozione e la riflessione intellettuale viaggiano sempre intrecciati. E dove la poesia della vita di un piccolo angolo dimenticato del mondo diventa linguaggio capace di parlare a tutti.
Non poteva mancare Lanthimos e il suo Povere creature!, Leone d’oro a Venezia, rivelazione di stagione, capace di incassare ben 9 milioni di euro in Italia e di consacrare Emma Stone con il suo secondo Oscar. Sul regista greco abbiamo detto tutto nel nostro libro, che vi invitiamo a recuperare, ora aggiornato anche con l’uscita di Kinds of Kindness.
Ultimo posto in questo podio allargato per Perfect Days, un Wenders d’annata, piccolo ritratto di un uomo che sembra aver perso tutto tranne la sua dignità e la passione per quello che ama.
Appena sotto troviamo il Maestro Miyazaki con un altro meraviglioso viaggio nell’inconscio e nell’ignoto: Il ragazzo e l’airone è un film per molti versi finale e testamentario, in cui ritornano le sue ossessioni, ma anche un inedito senso della fine, che l’ultima immagine, quella della stanza vuota di Mahito, che torna a Tokyo alla fine della guerra, sembra presagire.
Di Oppenheimer sapete ogni cosa, perché la sua cavalcata dai successi estivi fino agli Oscar ha riempito le nostre pagine per mesi. Restano i difetti del cinema di Nolan, così come i grandi pregi e l’ambizione, in un film che non si accontenta di raccontare la storia del padre dell’atomica, ma gli contrappone un Salieri da manuale, ripercorrendo la stessa scelta drammatica di Amadeus.
Il cielo brucia è il secondo capitolo di una trilogia fiabesca che Petzold ha inaugurato con Undine. Il cinema del regista tedesco si può solo amare, anche quando i personaggi sono detestabili, come il protagonista di questa piccola storia d’amore.
Inu-Oh è stata una felicissima sorpresa d’animazione. Un recupero della distribuzione italiana, che ci consente di apprezzare l’audacia di Masaaki Yuasa, in un’opera rock che unisce tradizione storica, anacronismi artistici, fiaba e racconto di formazione.
Al nono posto lo straziante melò di Estranei con altri due giovani attori formidabili, Paul Mescal e Andrew Scott, lanciatissimi da Ripley e dal prossimo Gladiatore II. Haigh continua a fare cinema incandescente, ad una temperatura emotiva per molti inarrivabile. Gli si perdonano così anche gli eccessi e qualche simbolismo inutile, in un film già carico di altri segni.
Chiude la top ten Hit Man di Linklater che non solo conferma il regista texano come uno dei più importanti della sua generazione, ma regala alla Mostra di Venezia uno dei suoi pochi convinti sorrisi, contribuendo a costruire l’immagine di quello che appare come il nuovo divo costruito da Hollywood, Glenn Powell.
Di seguito la classifica integrale e i link alle nostre recensioni:
- La zona d’interesse
- Racconto di due stagioni
- Povere creature!
- Perfect Days
- Il ragazzo e l’airone
- Oppenheimer
- Il cielo brucia
- Inu-Oh
- Estranei
- Hit Man
- Una spiegazione per tutto
- Foglie al vento
- Killers of the Flower Moon
- Inside Out 2
- Il caso Goldman
- Un colpo di fortuna
- Anatomia di una caduta
- La sala professori
- Il libro delle soluzioni
- The Holdovers
- Io capitano / The Green Border – Il confine verde
- Il mio amico Robot
- Il male non esiste
- Civil War
- Dune: Parte Due
- El Conde
- La natura dell’amore
- La chimera
- Sick of Myself
- May December
Qui invece trovate tutte le nostre classifiche: i film dell’anno di Stanze di Cinema




