Cannes 2023. Fallen Leaves

Fallen Leaves ***

Il nuovo film di Aki Kaurismäki, il suo quinto in concorso da Cannes, è un altro piccolo racconto dalla parte degli ultimi, intimo, compassionevole, pieno di tenerezze.

Fedele al suo universo narrativo e all’umanità dei suoi personaggi, questa volta il regista finlandese racconta una storia d’amore tra due operai.

Holappa lavora nel campo delle costruzioni, con un capo cantiere che risparmia su tutto, fino a licenziarlo dopo un infortunio, perchè annega le sue solitudini nell’alcol.

Ansa cambia mille occupazioni. comincia come addetta di un grande magazzino dove viene licenziata per aver preso un panino scaduto e destinato alla spazzatura, passa da un bar dove fa la lavapiatti e non viene pagata perchè il proprietario viene arrestato per spaccio di droga, e finisce in un’azienda metallurgica.

Si incontrano in una serata improbabile al karaoke. Vanno a cinema a vedere I morti non muoiono di Jarmush, non si dicono neanche i nomi. Ma lui perde inavvertitamente il numero di telefono che lei gli ha dato.

Per ritrovarsi passeranno tante sere e troppe bevute. Ma lei di un ubriacone non sa che farsene: ha perso il padre e il fratello per l’alcol e lo caccia di casa.

Quando lui finalmente decide di disintossicarsi, il destino si metterà di traverso.

Ma questa è una piccola fiaba chapliniana e il finale deve essere ancora scritto.

Kaurismäki riempie il suo bellissimo film di cinema e di musica: i poster di Bresson e Visconti, di Melville e Godard campeggiano alle spalle dei personaggi; Get On, Baby!, un tango di Gardel, Schubert, Mambo italiano, il Concerto n. 2 di Rachmaninov che Lean aveva usato per Breve Incontro invece riempiono le serate di Holappa e Ansa, mentre la radio costantemente ci ricorda la guerra in Ucraina, l’assedio di Mariupol, le vittime innocenti.

Eppure il riferimento più evidente sembra essere una versione nordica e raggelata del melodramma alla Sirk, con gli incidenti del caso, gli amori impossibili e rimandati, una certa temperatura coloristica che esprime i sentimenti dei personaggi.

Fallen Leaves è immerso in un continuo contrasto di rossi e blu, di varie sfumature: gli abiti di Ansa, la sua casa con le pareti azzurre e il sofà carminio, i locali in cui lavora, le luci del karaoke, tutto concorre a mettere in contrasto i due colori primari. Chi ne rimane estraneo è Holappa, che veste una tuta verde sul cantiere e una camicia bianca nel privato, incapace di conformarsi al mondo della donna che ama. Non è un caso allora che, nel finale, la sua camicia sia invece azzurra,  segno di un cambiamento necessario e di una ritrovata affinità elettiva.

Immerso in una precarietà mai rassegnata e attraversato in modo cupo dagli echi di guerra, Fallen Leaves mette la sordina a un certo umorismo minimalista, in favore di uno sguardo amorevole e dignitoso.

Quello in fondo che ritroviamo negli occhi chiari di Alma Pöysti, una Ansa che sembra incapace di sconfitte, sempre determinata a ricominciare da capo.

Il mondo resta un posto confuso e pieno di dolore, ma forse assieme si può cercare di sopportarlo.

Fiducioso.

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