Pagan Peak 2: il ritorno del thriller nordico su Raiplay

Pagan Peak 2 **1/2

La notizia è di quelle che fanno sobbalzare sulla sedia: Gedeon Winter (Nicholas Ofczarek) è vivo! Il corrotto e improbabile ispettore austriaco è infatti miracolosamente sopravvissuto all’attentato con cui si era conclusa la prima stagione di Pagan Peak. Lo troviamo a un anno di distanza in ospedale, con una pallottola nel cervello e la necessità di una lunga riabilitazione che gli impedisce di prestare servizio attivo. Egli non può quindi partecipare direttamente alle indagini condotte dalla polizia tedesca e da quella austriaca sulla scomparsa di una giovane ragazza tedesca, trovata nuda e con molteplici segni di sevizie, nei pressi di Salisburgo. Alle indagini non partecipa nemmeno Ellie Stocker (Julia Jentsch) che, rientrata subito in servizio, ha sottovalutato il trauma a cui è stata esposta nel caso del Krampus Killer: Ellie soffre di allucinazioni e di attacchi di panico e viene ben presto invitata dal suo capo a prendersi un periodo di congedo. E’ quindi la giovane Yela Antic (Franziska Von Harsdorf) a svolgere il ruolo di agente di collegamento con la polizia austriaca. I difficili rapporti con i colleghi, che la tengono ai margini del caso, la spingono a cercare l’aiuto di Gedeon che, pur degente,in qualche modo inizia a collaborare con lei alle indagini. Non ci vuole molto alla coppia per capire di trovarsi di fronte ad un serial killer; quello che sbagliano è il sospettato: un imbalsamatore di animali con piccoli precedenti come cacciatore di frodo che, seppur innocente, finisce per togliersi la vita. Un duro colpo a cui segue l’omicidio di Yela. Nel momento più drammatico si ricostituisce la coppia Winter-Stocker, per la gioia dei fan e per il dispiacere del killer.

Pagan Peak è un esempio di come la seconda stagione di una serie possa perdere mordente se segue i gusti del pubblico più che il naturale sviluppo dei personaggi. In realtà l’inizio sembra percorrere una strada coraggiosa, con la separazione della coppia investigativa Winter-Stocker. Ciascuno dei due è impegnato nei primi episodi a risolvere i propri problemi, in gran parte legati alle conseguenze, psichiche per Ellis e fisiche per Gedeon, del drammatico caso del Krampus Killer che abbiamo visto nella prima stagione. Nel frattempo conosciamo e apprezziamo un altro personaggio, la giovane Yela Antic che, con l’inizio della collaborazione transfrontaliera, trova supporto investigativo e umano in Gedeon. E’ soprattutto con la ragazza e con la sua voglia di emergere che lo spettatore viene chiamato a negoziare. La storia di Yela però, ad esempio nel rapporto drammatico e conflittuale con il padre, è solo abbozzata e il personaggio finisce per chiudere il proprio arco narrativo lasciando parecchie domande inevase. Da questo momento l’attenzione dello spettatore si volge verso Ellie, che nel frattempo ha imparato a conviverecon il suo disturbo post traumatico. Rinasce quindi il tandem con Gedeon e i due, inizialmente in modo un po’ freddo, forse perfino troppo, dato quello che hanno passato insieme, proseguono insieme le indagini. Se il personaggio di Yela aveva la mera funzione di dar tempo a Ellis e Gedeon di affrontare i rispettivi traumi, allora non valeva la pena tirarla così in lungo e arrivare al quinto episodio prima dell’attesa reunion; se invece l’intento era creare un personaggio vero e completo, allora al contrario serviva più tempo. Gedeon perde, per gran pare della stagione, la sua connotazione di poliziotto corrotto e disincantato, per poi riacquistarla nel finale, capovolgendo con una piroetta inaspettata i suoi nuovi tratti e compromettendo in modo apparentemente irrimediabile il rapporto con Ellie. Un passaggio troppo brusco che sembra mirare soprattutto all’effetto sorpresa: riecco così il Gedeon vecchia maniera che, non a caso, riprende a lavorare seduto al tavolo di un bar, tra una birra e una canzone popolare.

Al di là dei personaggi, c’è qualche semplificazione di troppo anche dal punto di vista tematico. Quella molteplicità di spunti presenti nella prima stagione, legati soprattutto a una matrice ecologista spinta alla radicalità nella lettura del rapporto tra uomo e natura, in questa seconda viene meno. Il paesaggio finisce con l’essere uno sfondo, affascinante ed avvolgente, ma sostanzialmente vuoto, senza la carica di inquietudine che trasmetteva in passato. La componente di critica sociale presente nella prima stagione è in questa limitata al senso di onnipotenza dei ricchi e alla reciproca protezione che si offrono l’un l’altro, magari proprio tramite associazioni massoniche. Un po’ pochino o quantomeno niente di originale. Anche le differenze tra austriaci e tedeschi appaiono ora poco più che uno stereotipo. Si percepisce chiaramente il format narrativo, The Bridge, che nella stagione precedente era molto meno standardizzato.

Comuni alla prima stagione sono invece due tematiche di natura trasversale e non sociale: la sconfitta dell’innocenza e l’impossibilità dell’amore. Il drammatico finale della prima stagione ci ha consegnato una Ellie molto cambiata: non ha più quella vitalità, quello sguardo fiducioso verso la vita che aveva prima degli eventi legati al Krampus Killer. Anche Gedeon appare meno vivo. La sua era tutt’altra forma di vitalità, non sorretta da istanze morali, ma solo dal desiderio di espressione del proprio sé attraverso la professione. Ora entrambi ci appaiono come svuotati. Solo la giovane Yela trasmette uno sguardo positivo e fiducioso sul reale. La sua morte nel quarto episodio sembra certificare l’impossibilità di avere questo sguardo. Se nella prima stagione lo stesso messaggio veniva presentato in un contesto sociale, ora appare del tutto personale. Non influisce sulla perdita di vitalità l’allontanamento dalle tradizioni, da madre natura o dalla terra. Il pessimismo si fa per così dire più radicale e lo stesso avviene per le relazioni: la deflagrazione finale tra Ellie e Gedeon sembra certificare l’impossibilità di rapporti di amicizia duraturi e stabili. Allo stesso modo erano già state minate le fondamenta dei rapporti d’amore (tra Alexander Gossen e Laura Berger) e dei rapporti familiari (la famiglia Gossen, ma anche i segreti nella famiglia di Laura Berger o i riferimenti a quella anaffettiva di Gedeon). Se possibile quindi la seconda stagione si spinge oltre al pessimismo della prima, in cui almeno l’amicizia tra i due poliziotti si era salvata.

Si conferma la qualità delle interpretazioni, in particolare dei protagonisti, il fascino visivo dell’ambientazione, il ritmo e lo sviluppo progressivo della vicenda che sfrutta al meglio la finestra temporale degli otto episodi, immergendo lentamente lo spettatore nell’ambientazione, per poi aumentare progressivamente l’adrenalina. Anche i collegamenti con gli eventi passati, per lo più effettuati tramite flash-back, appaiono credibili e non troppo invasivi. Apprezzabile poi la scelta di concedere poco alle scene di nudo e agli omicidi: il tentativo è di trasmettere un senso di inquietudine più mentale che fisico.

Ci troviamo insomma di fronte a un prodotto di qualità, godibile, che si inserisce pienamente nel genere crime nordeuropeo, ma che non aggiunge niente a quanto già visto sull’argomento.

Un peccato.

TITOLO ORIGINALE: Der Pass (Pagan Peak) 2
DURATA MEDIA DEGLI EPISODI: 55 minuti
NUMERO DEGLI EPISODI: 8
DISTRIBUZIONE STREAMING: Rai Play
GENERE: Thriller, Crime

CONSIGLIATO: a quanti cercano una serie Tv crime di ambientazione nordica, un racconto d’atmosfera credibile e ben recitato.

SCONSIGLIATO: a quanti si aspettano di ritrovare la ricchezza di contenuti della prima stagione: ci muoviamo su un binario di genere più tradizionale.

VISIONI PARALLELE: diverse produzioni utilizzano il format delle indagini di frontiera che coinvolgono la polizia di due diversi Paesi, dall’originale Bron/Broen (2011-2018), che è ambientato in Svezia e Danimarca, passando dalla serie americana The Bridge del 2013-2014 che vede i protagonisti impegnati tra Messico e Stati Uniti , per giungere alla versione franco-inglese The tunnel del 2013-2017.

UN’IMMAGINE: tra i momenti più interessanti ci sono le fasi oniriche di Gedeon in cui l’ispettore austriaco rielabora nel sogno alcuni elementi che abbiamo visto nella stagione precedente e ne anticipa altri che vedremo, presumibilmente, nella prossima. In una di queste sfreccia, ben pettinato, sbarbato e in abito elegante a bordo della sua vecchia e scassata automobile, gettando lo spettatore nel dubbio: ma è davvero lui?

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