Francia: a settembre box office in forte calo…

C’è voluta la prima pagina di Libération di mercoledì scorso, accompagnata ad un lungo reportage, per certificare uno stato di crisi clamoroso e devastante, per la più importante industria cinematografica del continente.

La casa brucia e noi guardiamo Netflix” titola infatti il quotidiano parigino.

I dati diffusi dal Centro Nazionale della Cinematografia CNC sono impietosi: appena 7 milioni di spettatori nelle sale a settembre 2022, con un calo del 20% rispetto al 2021 e di quasi del 35% rispetto al 2019.

E’ il livello più basso da quando il CNC registra i dati dal 1980. Secondo le stime per i periodi precedenti, i 7 milioni di settembre 2022 sono il numero più basso dal 1909.

Se guardiamo invece ai dati annuali, nel periodo gennaio-settembre i numeri ci dicono che nelle sale francesi si sono staccati sinora 105 milioni di biglietti, rispetto ai 150 milioni del 2019, confermando la perdita di circa un terzo.

Il problema per il calo di settembre, di solito un ottimo mese dal punto di vista delle uscite, è stato accentuato da un’offerta non particolarmente allettante. Solo cinque film americani distribuiti, modeste anche le proposte francesi.

Nel frattempo in Italia i numeri sono ancor più impietosi: 20 milioni di euro incassati per circa 3,4 milioni di spettatori a settembre a fronte dei 50 milioni di settembre 2019 (-58%) e i 21 di settembre 2021.

E meno male che i Minions 2 e la re-release di Avatar hanno salvato un po’ la situazione.

In Italia da gennaio a settembre stiamo finora a 196 milioni di euro d’incasso per 29 milioni di biglietti staccati rispetto ai 428 milioni del 2019.

Difficile si riesca a raggiungere i 50 milioni di biglietti staccati per fine anno. Un dato che mette i brividi, pensando ai 100 milioni di biglietti del 2019.

Sul lato dell’offerta sta mancando in maniera forte il prodotto medio americano, capace di dare sostanza al botteghino. Al contrario il prodotto italiano è presente con numeri spropositati (250 film all’anno), ma con pochissimo o nullo appeal, perchè i film veramente in grado di generare hype e creare l’evento sono pochissimi.

Sul punto è intervenuto nei giorni scorsi Luigi Lonigro di 01 Raicinema,  presidente editori e distributori ANICA, in un’intervista a Box Office, cercando di suggerire una soluzione: “Stiamo vivendo un momento di parossismo produttivo in cui si realizzano, anche grazie al tax credit del 40%, centinaia di titoli all’anno. Troppi per il nostro mercato. Si rischia così di dare priorità alla quantità rispetto alla qualità, senza più mettere al centro del progetto il risultato del box office theatrical. La prima conseguenza è che per tanti titoli italiani l’uscita in sala si è ridotta solo a uno strumento per ottemperare agli obblighi di legge, cercando di perdere il meno possibile in spese di promozione, e poter accedere ai finanziamenti pubblici e agli sfruttamenti successivi”.
“È necessario differenziare in modo netto ciò che viene prodotto per lo sfruttamento cinematografico da ciò che è destinato prioritariamente al consumo in piattaforma, eliminando l’obbligo per quest’ultimo di utilizzare la sala come passaggio proforma e senza alcuna ambizione, creando inoltre confusione sia negli esercenti che negli spettatori”.
“Oggi viviamo il paradosso di poter contare su una delle migliori leggi cinema al mondo (Francia a parte) in termini di risorse economiche, ma di essere tra i paesi più deboli, per consumo pro capite, a livello di box office theatrical”.

Continueremo a monitorare la situazione. Ma immaginare il futuro dell’esercizio è attività particolarmente frustrante in questi giorni…

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