L’affido – Jusqu’à la garde

L’affido – Jusqu’à la garde *1/2

Myriam e Antoine Besson hanno divorziato, e Myriam cerca di ottenere l’affido esclusivo del figlio Julien per proteggerlo da un padre che ritiene violento. Antoine perora la propria causa di padre disprezzato e il giudice assegnato al caso decide per l’affido congiunto. Vittima del conflitto sempre più esacerbato tra i suoi genitori, Julien viene spinto al limite per evitare che accada il peggio.

Onesto dramma familiare, il primo film del francese Legrand non sposta gli equilibri di un concorso irrimediabilmente segnato dal capolavoro di Kechiche. Amato e odiato, fischiato e osannato, quel film ha spaccato la Mostra. Quello che viene dopo ne risulta in qualche modo condizionato.

Jusqu’à la garde è un film troppo fragile e ordinario per riconquistarsi un suo spazio. Privo di qualità evidenti, sia dal punto di vista della scrittura drammatica, sia dal punto di vista della messa in scena ed assolutamente ordinario anche nelle interpretazioni, ci si chiede onestamente perchè sia finito in concorso e non in qualche anonima terza serata televisiva.

Non c’è davvero nulla di memorabile in quest’opera prima, che racconta la stupidità di certi giudici, la violenza degli uomini col fucile e la deriva di separazioni controverse.

Tutto già visto mille volte. Eppure qui non c’è mai un’idea di cinema ad illuminare.

In questo quadro desolante, in cui la giustizia e le istituzioni fanno ancora una pessima impressione di sè, suona paradossale la prontezza d’intervento delle forze dell’ordine, in un finale che schiaccia il pedale emotivo non avendo altre armi più sottili da sfruttare.

Non c’è molto altro da aggiungere ad un film che svanisce nel ricordo, già con i primi titoli di coda.

Inutile.

Francia / 90’
lingua Francese
cast Denis Ménochet, Léa Drucker, Thomas Gioria, Mathilde Auneveux, Saadia Bentaïeb, Sophie Pincemaille, Emilie Incerti-Formentini
sceneggiatura Xavier Legrand
fotografia Nathalie Durand
montaggio Yorgos Lamprinos
scenografia Jérémie Sfez
costumi Laurence Forgue Lockhart
suono Julien Sicart, Julien Roig, Vincent Verdoux

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