Ammore e malavita ***
Le prove generali i Manetti Bros le avevano fatte con Song’e Napule, quattro anni fa. Ammore e malavita è la conferma di una passione sfrenata per la Napoli del centro storico e di Scampia, la città dei neomelodici e della sceneggiata, dei criminali che guardano 007 e poi si fanno chiamare o’re d’o pesce.
Il film è un musical coloratissimo, con alcuni numeri e battute, che strappano risate e applausi persino alla compostissima proiezione mattutina per la stampa. Tuttavia al film avrebbe giovato qualche robusto taglio, sia nelle parti musicali, sia in quelle più strettamente narrative.
D’altronde l’incipit è irresistibile, con il funerale pacchiano del camorrista Don Vincenzo, che canta dal chiuso della bara e lascia intendere di non essere lui il padrino, ma un innocente finito nel feretro, per errore.
Presto veniamo a sapere che lo scambio di persona è un’idea di donna Maria, la moglie del boss, che ha preso spunto da un film di 007, per risolvere una volta per tutte la stanchezza di una vita criminale.
Don Vincenzo infatti è sotto il tiro di un camorrista rivale, ‘O casertano, e nonostante abbia al suo fianco due uomini invincibili, Ciro e Rosario, che ha fatto addestrare negli anni e che ora si fanno chiamare le tigri, ha deciso che è ora di scappare su un isola lontana, per godersi la ricchezza.
Donna Maria e il suo secondo, Gennaro, individuano un sosia perfetto e lo fanno fuori, ma un’infermiera ha visto vivo Don Vincenzo e ora deve sparire.
Solo che si tratta di Fatima, innamorata da sempre di Ciro: incaricato dell’omicidio, il killer non riesce ad ucciderla, a sangue freddo. I due scappano. Rosario e gli uomini del boss si mettono sulle sue tracce: comincia così una guerra tra ammore e malavita.
Il film dei Manetti è una sorpresa solo per chi non conosceva i loro film sempre sopra le righe, innamorati della serie B e dei generi meno frequentati dal cinema italiano da festival.
Il lavoro sulle coreografie, che interrompono l’azione e la accompagnano è spesso indovinato: memorabili i numeri del tour dei turisti a Scampia, della serva rumena e dell’incontro tra Fatima e Ciro nelle corsie d’ospedale, sulle note del Moroder di What a feeling. Altrettanto indovinata la rivisitazione di Ain’t no sunshine per lo showdown finale tra le due tigri sulla spiaggia.
Ma se alcune scene funzionano alla perfezione, strappano risate e arrichiscono una trama che spesso è solo un canovaccio d’azione, altre invece appesantiscono il ritmo e appaiono molto meno controllate sia dal punto di vista musicale, sia da quello dramamtico.
I Manetti hanno probabilmente avuto il timore di tagliare quello che era stato preparato e non si sono fidati troppo dell’idea originaria di fare una parodia colta della sceneggiata napoletana. Il film allora si perde in troppi rivoli, soprattutto nelle derive più d’azione, dilungandosi oltre il necessario. La stessa trama si riavvolge su se stessa e trova una soluzione un po’ troppo telefonata, con lo stesso trucco usato due volte.
E’ un peccato, perché un maggiore rigore – la cosa può sembrare paradossale, ma fino ad un certo punto – avrebbe certamente giovato alla compattezza di un film che rimane godibile e camp. I nostri colleghi d’oltreoceano comprenderanno l’intelligenza del lavoro di riscrittura dei codici di genere, messo in opera dai Manetti? Non ne siamo così sicuri.
Ma certamente Ammore e malavita sembra fatto apposta per trovare, almeno da noi ed a Napoli in particolare, un successo meritatissimo. Perché è un film affettuoso non solo verso un cinema che in Italia non si fa più, ma anche per una città che il cinema ha smesso di scoprire, fermandosi troppo spesso alle vele di Scampia.
Raiz degli Almamegretta è una rivelazione assoluta nei panni del villain. Morelli è aiutato questa volta da un personaggio impassibile e mette la sordina al suo istrionismo, mentre Serena Rossi ha l’innocenza e il look perfetti per il ruolo della damigella in pericolo. Inutile dire però che Carlo Buccirosso e Claudia Gerini, nei panni di Don Vincenzo ‘o re d’o pesce, e Donna Maria, rubano la scena a tutti.
Musiche di Aldo e Pivio De Scalzi, parole di Nelson Garofalo e coreografie di Luca Tommassini.
Non perdetelo. Vi divertirete.
Italia / 134’
lingua Italiano, Napoletano
cast Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Claudia Gerini, Carlo Buccirosso
sceneggiatura Michelangelo La Neve, Manetti Bros.
fotografia Francesca Amitrano
montaggio Federico Maria Maneschi
scenografia Noemi Marchica
costumi Daniela Salernitano
musica Pivio & Aldo de Scalzi
suono Lavinia Burchieri