Vi presento Toni Erdmann **
Practical joker Winfried disguises himself as flashy “Toni Erdmann” to get busy Ines’ attention and change her corporate lifestyle. The father-daughter challenge reaches absurd proportions until Ines begins to see that her eccentric father deserves a place in her life…
Una commedia, tedesca, di quasi tre ore, anche piuttosto divertente, in concorso al Festival di Cannes.
Questa affermazione e’ tutta un ossimoro. Eppure descrive efficacemente quello che si sono trovati di fronte giornalisti e critici, questa sera, alla prima proiezione stampa di Toni Erdmann, di Maren Ade.
I due protagonisti del film sono padre e figlia. Lui e’ Winfried, un sessantenne mai cresciuto, che insegna musica e vive di scherzi idioti e travestimenti bislacchi; lei e’ Ines, consulente d’impresa, che lavora a Bucarest per una grossa multinazionale, sognando una promozione, che la porti in Cina.
Quando, dopo la morte dell’amata cagnolina, Winfried decide di fare una sorpresa alla figlia, le loro vite entrano in collisione, con risultati tragicomici prevedibili.
Il rito dei travestimenti e degli equivoci rimane sempre sul filo costante dell’imbarazzo: quello del padre, capitato in un mondo, quello del business internazionale, che gli e’ completamente estraneo e quello della figlia, che deve tenere a bada l’esuberanza genitoriale, mentre prepara una presentazione fondamentale per un cliente locale.
Completamente incapace di comprendere il contesto, Winfried gioca a fare l’idiota. E ci riesce perfettamente, mettendo in difficolta’ la figlia, ma non solo…
Il film della Ade e’ spassoso, con almeno due grandiosi e disperati momenti comici del finale, ma per il resto gira a vuoto per oltre due ore e non ha alcuna vera pretesa sociologica, neppura quella facile, facile del ‘folle’ che rompe gli ingranaggi del potere.
Anche il personaggio di Ines, donna in carriera che ha sacrificato al lavoro ogni vera relazione familiare e sociale, ha una vera evoluzione. Nel finale infatti, dopo una serie di eventi eccezionali, passa da una multinazionale della consulenza ad un’altra. Tutto qui.
Toni Erdmann, indubbiamente, fa ridere. E non poco, grazie ad un pugno di situazioni veramente surreali. Solo che la risata e’ sempre fine a se stessa, perche’ una serie di gag, pur riuscite, non fanno un film.
Soprattutto se lo scherzo si prolunga almeno un’ora di troppo, allungando senza motivo, i tempi comici che preludono ai due grandi set finali, quando la protagonista si esibisce nella versione integrale di The Greatest Love of All di Whitney Huston e quando, in completo delirio emotivo, ospita un brunch di lavoro a casa sua, trasformandolo in un naked party.
Prima di questi due incredibili momenti finali, che avrebbero fatto invidia a Blake Edwards, il film si trascina senza motivo e la favoletta morale e’ inutilmente partenalistica e giocata senza troppa convinzione.
Peccato perche’ i due interpreti sono formidabili e credibili, soprattutto Sandra Huller, che sembra gia’ una serissima candidata al premio di migliore attrice.
Applausi convinti alla prima e recensioni entusiastiche della stampa internazionale. Troppa grazia.