Night Moves *1/2
Icona del cinema indipendente ,dopo l’esordio di River of Grass, Wendy and Lucy ed il western Meek’s Cutoff, presentato proprio a Venezia tre anni fa, Kelly Reichardt ci è sempre sembrata una regista molto sopravvalutata. Il suo celebrato minimalismo ha quasi sempre il fiato corto e nel suo ultimo Night Moves i limiti della sua ispirazione e della sua messa in scena appaiono in tutta la loro evidenza.
Il film racconta la preparazione e le conseguenze di un attentato messo in piedi da tre cosiddetti eco-terroristi, ai danni di una diga che a loro avviso ostacolerebbe il corretto sviluppo ambientale.
Josh lavora in una fattoria che produce frutta e verdura biologica, Dena lavora in un centro estetico e Harmon è un marines. i tre si chiamano solo per l’iniziale.
Josh conosce entrambi ed il leader della missione: Dena acquista un motoscafo d’occasione, assieme a J. lo trasporta da H. dove sarà riempito di esplosivo e fertilizzante, in modo che possa essere abbandonato ai piedi della diga.
Il piano riesce, nonostante le difficoltà che i tre terroristi per caso devono affrontare: dal reperimento di altri 200 kg di fertilizzante, ad una foratura di un passante che rischi di scoprire la barca abbandonata a fianco della diga.
Il problema sorge nei giorni successivi, quando tutti sono tornati alle loro ordinarie occupazioni: dopo il crollo, l’acqua ha travolto un campeggiatore che si trovava vicino alla riva del fiume, che risulta disperso.
Il senso di colpa finisce per travolgere Dena, mentre Josh ha paura di essere preso. I tre contravvengono all’impegno di non contattarsi più dopo il disastro.
Il film della Reichardt pure ben interpretato e diretto con mano solida e ritmi da thriller d’autore, si sfilaccia nella seconda parte, soprattutto per un difetto d’origine: quando racconti la storia di tre idioti, il rischio sempre quello di fare un film stupido, se non hai un punto di vista forte su quello che stai raccontando.
La Reichardt si fida troppo del suo minimalismo e dei suoi attori, ma finisce per raccontare una storia risaputa e di scarsissimo interesse, proprio perchè i tre personaggi non hanno alcuno spessore ed alcuna simpatia.
Non solo, ma i risvolti psicologici ed emotivi spaziano dall’infantilismo desolante al paranoico omicida, lasciando per lo più indifferenti, se non infastiditi.
Cosa voleva dirci la regista? Che l’ecologismo radicale ha i suoi rischi? Che il terrorismo comporta sempre delle vittime? Che quando si gioca con 700 kg di esplosivo non si sa mai dove si va a finire? Che il senso di colpa è ancora vigile e presente nelle nostre coscienze?
La Reichardt spreca il potenziale paesaggistico della storia, rimane in superficie su tutto, a partire dal perchè i tre decidono di far saltare la diga, in un film che si distingue per ottusità mascherata da una dose esagerata di presunzione.
Una delusione assoluta, ma non inattesa.
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