Peter Bradshaw trattiene l’entusiasmo e assegna una sufficienza di tre stellette su cinque per The Sessions, il film dell’australiano Ben Lewin presentato all’ultimo Sundance sulla vita del poeta Mark O’Brian. Le “sessioni” del titolo sono sei, con una terapista sessuale interpretata (con grande talento) da Helen Hunt; Mark O’Brian (un meraviglioso John Hawkes), scampato ad un attacco di poliomielite infantile, è pressoché completamente paralizzato. Così, per perdere la verginità, decide di rivolgersi ad una professionista.
Un film breve, dall’umorismo asciutto e sempre presente, che non si lascia ingabbiare da sentimentalismi o melodrammi derivanti dalla disabilità. E che, con sollievo di tutti gli spettatori abituati alle acrobazie improbabili da grande schermo, riesce a parlare e a mostrare il sesso per quello che è. Peccato, secondo Bradshaw, che i protagonisti siano un po’ troppo “buoni e bravi,” ai limiti dell’inverosimile.
Ben Lewin’s The Sessions is a sweet-natured comedy in which reflex sentimentalism and too-cute-to-be-true characters are balanced out with an interestingly candid portrayal of something most movies squeamishly avoid, however sexy they profess to be – the actual messy sex act itself.
The Sessions uscirà nelle sale il 21 febbraio.
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[…] e consigliato dalla nostra collaboratrice londinese, Maria Carla Zizolfi, The sessions di Ben Lewin con John Hawkes ed Helen […]