La commissione convocata presso l’ANICA il prossimo 29 settembre, dovrà scegliere il film italiano che partecipaerà alle selezioni per l’Oscar al miglior film straniero 2010.
Le opere autocandidatesi sono 10, i link vi porteranno alle nostre recensioni:
– Baciami ancora di Gabriele Muccino
– Basilicata Coast to Coast di Rocco Papaleo
– La doppia ora di Giuseppe Capotondi
– Io sono l’amore di Luca Guadagnino
– Mine vaganti di Ferzan Ozpetek
– La nostra vita di Daniele Luchetti
– La prima cosa bella di Paolo Virzì
– Le quattro volte di Michelangelo Frammartino
– L’uomo che verrà di Giorgio Diritti
– Venti sigarette di Aureliano Amedei
La giuria di esperti composta da Gabriele Salvatores e Dante Ferretti, dai critici Alberto Crespi, Roberto Escobar e Alessandra Levantesi, dalla giornalista Gloria Satta, dai produttori Conchita Airoldi, Angelo Barbagallo, Aurelio De Laurentiis, Adriano De Micheli, Mario Gianani e Fulvio Lucisano, dai distributori Paolo Ferrari e Andrea Occhipinti e dal Direttore Generale per il Cinema Nicola Borrelli, sarà chiamata ad una scelta, come sempre complessa.
In alcune occasioni si è cercato il film migliore, altre volte si è scelto quello che per temi e modalità sembrava avere più chance presso i giurati dell’Academy.
La realtà è che da La vita è bella del 1998, nessun film italiano ha vinto più l’Oscar e solo La bestia nel cuore ha vuto almeno una nomination.
Devo dire che molte volte sono stati snobbati film importanti, da Amelio a Moretti, da Gomorra di Garrone a Crialese, che avrebbero certamente meritato almeno uan candidatura.
Ma si sà, l’Oscar per il miglior film straniero è una cenerentola imprevedibile al ballo delle statuette. Quasi mai rappresentativo del cinema di lingua non inglese, spesso ha premiato opere che definire minori è poco.
Trascurando i capolavori del nuovo cinema rumeno, il cinema crudele di Haneke, la Francia di Kechiche, Ozon, Desplichin e Audiard, per non parlare di Von Trier.
Detto questo, se dovessimo scegliere tra i dieci film italiani, non potremmo che votare per L’uomo che verrà di Giorgio Diritti o per l’apprezzatissimo Le quattro volte di Michelangelo Frammartino: l’uno vincitore a Roma, l’altro apprezzatissimo a Cannes alla Quinzaine e poi visto a Telluride e Toronto.
Oltre a questi, andrebbe tenuto in considerazione il successo di Io sono l’amore, capace di incassare 4 milioni di dollari negli Stati Uniti e di affermarsi come opera originale e fuori dalle mode.
Una scelta diversa da questi tre film, sarebbe difficilmente giustificabile.