Creature di Dio

Creature di Dio **

Dopo il debutto alla Quinzaine di Cannes, nel maggio 2022, il film della coppia Saela Davis e Anna Rose Holmer arriva in Italia grazie ad Academy Two a quasi un anno di distanza.

Scritto da Shane Crowley con la produttrice Fodhla Cronin O’Reilly (Lady Macbeth, Ammonite), è un’altra cupa storia al femminile, ambientata in un villaggio di pescatori irlandesi, un posto in cui il tempo sembra essersi fermato.

Le giornate passano sulle barche inseguendo la marea che consente la produzione di ostriche o nella grande fabbrica locale dove le donne sono impegnate a selezionare i molluschi, a porzionare i salmoni e il pescato di stagione per avviarlo alla commercializzazione.

Qui lavora Aileen, la protagonista di questa storia. La figlia Erin le ha appena regalato un nipotino.

Quando il mare si porta via il figlio di una collega di lavoro, comprendiamo la precarietà selvaggia di quel mondo. Durante il funerale, Brian l’altro figlio di Aileen, ritorna improvvisamente a casa, dopo sette anni passati in Australia, senza aver dato notizie di sè.

Senza un soldo e senza spiegazioni, Brian è deciso a riprendere a coltivare le ostriche, come il nonno Paddy: Aileen ha continuato a rinnovare la licenza, aspettando per anni il suo ritorno e per aiutarlo sottrae dei sacchi di giovani molluschi, necessari a cominciare l’attività.

Una sera, al pub del paese, Brian cerca di riallacciare i rapporti con Sarah, una giovane collega di Aileen, che frequenta la loro casa da sempre. Quello che succederà quella sera fuori dal pub, sconvolgerà la comunità in modo irreversibile.

Quello raccontato dalle due registe è un piccolo mondo chiuso, retto antiche da regole patriarcali, in cui tuttavia il peso delle donne è centrale e forse decisivo, pur nel silenzio imposto e subito.

La famiglia di Aileen ha subito i rovesci del destino più volte, con la malattia di Paddy, la fuga di Brian, la marginalità del marito Con.

Il ritorno del figliol prodigo riapre ferite del passato e provoca nuove lacerazioni, impossibili da sopportare.

Chi è davvero Brian? Chi è per sua madre? Il legame di sangue è più forte dello spirito della comunità?

E quanto conta il senso di giustizia, la solidarietà femminile, che pure è uno dei motori più forti che la muove?

Quando la violenza si insinua strisciante nelle vite dei protagonisti, ci accorgiamo di quanto provvisorie siano le connessioni tra di loro, di quanta omertà circondi i piccoli e grandi crimini su cui si regge il microcosmo in cui vive Aileen.

Creature di Dio tuttavia è un film troppo schematico, troppo programmatico, che pare uscito da una writers room più che dall’urgenza narrativa di uno scrittore.

L’istanza femminista è così di maniera da sembrare stucchevole invece che necessaria. La dimensione ideologica del film pare uno strumento di sceneggiatura come un altro, giocato in modo forzato per suscitare una reazione.

E’ tutto così prevedibile e piano che le svolte narrative devono per forza poggiare sulla credibilità degli attori, piuttosto che su quella dei personaggi.

E da questo punto di vista il cast scelto dalle registe è certamente indovinato con l’intensa Aisling Franciosi, che era già la cosa migliore del frustrante The Nightingale, con Emily Watson che sembra riassumere su di sè tutto il peso delle attese altrui, e con il lanciatissimo Paul Mescal, che qui tuttavia ha ben poco su cui lavorare: il suo è il classico ruolo del poco di buono, senza sfumature, di cui alla fine ci importa poco.

Anche la svolta finale è costruita in modo che il comportamento di Aileen appaia perfettamente giustificato: la manipolazione delle intenzioni e degli effetti è palese, lasciando un fondo amaro allo spettatore più consapevole.

Il peccato è stato lavato, la colpa punita nel sangue.

Tuttavia l’unica scelta da fare è fuggire da questo crogiolo di violenza e silenzi.

Particolarmente molesto è il sonoro, costruito su rumori stranianti che sembrano cozzare con il realismo della messa in scena.

Il film è complessivamente modesto, monocorde e uno di quei casi non rari in cui la somma è inferiore al valore degli addendi.

 

 

 

 

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