Il miniaturista, ma sarebbe preferibile La miniaturista per adattare il titolo al contenuto, è una miniserie in tre episodi andata in onda originariamente sulla BBC il 26 e 27 dicembre 2017, adattamento dell’omonimo romanzo di Jessie Burton edito in Italia da Bompiani. Il miniaturista è approdata su Sky solo l’11 gennaio 2023. In questo lasso di tempo, la sua attrice protagonista, soprattutto grazie alla fortunatissima The Queen’s Gambit, è assurta a stella del firmamento seriale e cinematografico mondiale (si ricordi anche la sua presenza in The Northman di David Eggers, tra gli ultimi). Stiamo parlando di Anya Taylor-Joy, che qui interpreta Petronella Oortman, una giovane donna andata in sposa, suo malgrado, ad un ricco mercante di zucchero nell’Olanda di fine Seicento.
Johannes Brandt, uomo in vista nella ricchissima Amsterdam dei commerci, centro nevralgico delle rotte europee e internazionali, cerca moglie. La trova in provincia. Petronella Oortman, detta Nella, è una ragazza poco più che adolescente, luminosa e bellissima, messa sul mercato dalla madre dopo il disastro finanziario occorso al pater familias. I due convolano a nozze e trascorrono le prime ore nella casa di lei, finché lui, Johannes, torna in città per affari, senza attendere gli eventi notturni. Curiosa e nel fiore degli anni, Nella si aspetterebbe ben altra considerazione. L’uomo, sorprendentemente, evita il suo tocco.
Taylor-Joy si cala nei panni del personaggio dimostrando la consueta versatilità e intelligenza. Nella si trasferisce ad Amsterdam, presso l’austera dimora dei Brandt, con un pappagallino verde al seguito, unico punto di colore in un ambiente tetro. L’estetica si adegua all’etica. In una realtà dominata dal denaro, i sentimenti spariscono sotto una coltre di algido pragmatismo. Amore e desiderio sono superflui. Il matrimonio, come tutto nel nascente universo capitalista, è una transazione.
Se Brandt è un uomo schivo e silenzioso, sua sorella Marin è di pasta ben diversa. È lei, autorevole e sicura di sé, ad amministrare i beni di famiglia e a dirigere l’attività commerciale da dietro le quinte. Marin accoglie la cognata Nella con la pragmatica durezza di un manager. Nella viene inserita nel ruolo di moglie e a questo si deve attenere. Proverà, riuscendoci, ad essere libera in un regime di costrizione morale e sociale. Le porte chiuse delle case di Amsterdam celano segreti, tuona il pastore in uno dei suoi severi sermoni. Si riferisce ai Brandt? Il rapporto tra fratello e sorella, in effetti, è connotato da una scivolosa ambiguità.
Gli interni del palazzotto borghese trasmettono una sottile inquietudine. Oltre a Marin, Johannes e la nuova arrivata, la casa ospita Cornelia, la domestica, e Otto, un orfano di origini africane, acquistato da una nave portoghese e ingaggiato da Johannes in qualità di servitore personale e guardia del corpo. Johannes sa di dover essere protetto.
Il miniaturista è un susseguirsi di tableau vivant. Ogni scena rinvia alla pittura olandese del Seicento. I volti, le posture, le ampie gonne, le sete, i broccati, i tendaggi spessi, le finestre incorniciate dal buio, i tagli di luce: tutto ci ricorda il grande Vermeer. La donna intenta a dare da mangiare ad un pappagallo è un soggetto ricorrente nella pittura olandese del Secolo d’oro, sviluppato da alcuni tra i maggiori artisti del periodo, Caspar Netscher, Frans van Mieris, Gabriel Metsu e Gerrit Dou. Oltre a essere uno degli animali di compagnia più diffusi nel Seicento, a volte i pappagalli erano inseriti nei ritratti di nobili sposi, a rappresentare, in chiave allegorica, la probità e la virtù della donna nella cornice delle rigide dinamiche matrimoniali. Simbolo di eloquenza per l’innegabile propensione all’imitazione, il pappagallo, per il suo intrinseco esotismo, denotava anche lo status del padrone, in particolare la raffinatezza del gusto delle classi alte e le possibilità di ricchezza superiori alla media. Ne Il miniaturista, liberato dalla gabbia, il parrocchetto di Nella vola via, forse attirato dalle inedite prospettive di libertà intraviste dalla finestra o, chissà, richiamato… da una forza oscura.
La miniserie è un thriller storico. Nella riceve in dono una casa di bambole, ideale replica degli ambienti del palazzo. Una replica, però, sinistramente vuota. Marin avverte il pericolo e contesta a Johannes l’onerosità del regalo (il denaro, inteso come misura di tutte le cose, l’elemento dogmatico de Il Miniaturista). Le sue preoccupazioni sono però di altro ordine, si direbbe psicologico. Lo stipetto ammicca a una dimensione d’inquietudine, perché insinua la possibilità che ogni dettaglio delle vite dei Brandt, compresi gli spazi nascosti, sia riproducibile in scala, così da essere, in definitiva, esposto su un piccolo palcoscenico. Nella, sobriamente, compila una prima lista, con tre sole richieste. Destinatario dell’ordine, l’unico miniaturista di Amsterdam. In risposta, la giovane moglie riceve un pacchettino contenente, oltre a un bigliettino di accompagnamento, più di quanto richiesto. Le statuine raffigurano con estrema perizia il microcosmo dei Brandt, il mobilio, le suppellettili, il fido cane di Johannes, loro stessi…. Finché i pacchettini iniziano ad arrivare, indipendentemente che Nella scriva o no al miniaturista. L’ultima spedizione include perfino una culla, che nel presente non ha senso di esistere.
Le statuine sono un presagio? Chi è il miniaturista? Come può conoscere così bene il mondo dei Brandt? Qualcuno spia il palazzo dall’esterno oppure le informazioni vengono dall’interno? Fino a che punto l’intimità di Johannes e Marin sarà violata? La miniserie va nella direzione del sovrannaturale.
“Non è un marito come tutti gli altri”, sentenzia Marin. L’atteggiamento di Johannes verso la consorte non cambia. I coniugi partecipano alle sfarzose cene dell’alta società, in cui la ragazza venuta dalla provincia olandese è oggetto di sguardi maliziosi. Alcune parole, più facili da equivocare che da comprendere, arrivano al suo orecchio. La fitta rete di relazioni economiche si regge sull’opportunismo. Frans Meermans, l’uomo che in gioventù chiese invano la mano di Marin a Johannes, è manipolato da Agnes, una moglie avida e abile nelle macchinazioni. La concorrenza nel settore dello zucchero, un bene raro e prezioso, è spietata. Johannes ostenta sicurezza, pur sapendo di essere vulnerabile.
Le botteghe di Amsterdam brulicano di attività e commerci. Nella esplora le strade, cercando risposte. La verità può essere amara. Nella bussa alla porta del laboratorio del miniaturista, che lei immagina essere un artigiano, un uomo, ma non trova nessuno. I misteri si infittiscono. Una ragazza dagli occhi chiari, intabarrata in un pastrano, si aggira fugace tra i veicoli, simile a un fantasma.
“Oh Paesi Bassi, abbandonate la strada del peccato e dell’iniquità e percorrete ancora le vie del Signore, prima che Egli stenda la sua mano sui Neerlandesi tutti per far precipitare i peccatori”, recitava un’invettiva pubblicata nel 1661 a Maassluis, nei pressi di Rotterdam. Il calvinismo imperante, ostile al profitto, non benediceva la ricchezza. Il religioso devoto temeva il vizio dell’avidità, interpretato come un segnale della sua prossima dannazione. Ha scritto lo storico dell’arte Simon Schama: la parola che ricorre costantemente nei testi che meditano sul destino della nazione è overloed, opulenza straripante, che annega. Da essa, secondo il clero calvinista, ci si poteva difendere attraverso un codice di regole, ovvero con l’istituzione di un regime teocratico. Non così per i Reggenti di Amsterdam, grandi borghesi attratti dal consumo di beni voluttuari, al vertice del potere economico-politico della città. Secondo questi ultimi, per coniugare i fini dell’azione di governo, cioè lo sviluppo economico e l’incremento della prosperità, con la pur necessaria moderazione degli istinti e la virtù civile, alla teocrazia era preferibile il dominio razionale degli impulsi predicata da Erasmo.
Il contrasto tra ordine sociale, garantito dal conformismo, e libertà dei comportamenti, osteggiata dal bigottismo, è un tema cardine de Il miniaturista. Tra i personaggi minori troviamo Hanna, una pasticciera amica di Cornelia. Hanna e suo marito sono famosi per gli squisiti dolci al pan di zenzero. L’ossessione per la corporeità, unita al disprezzo per gli eccessi di gola, convince il borgomastro a bandire i biscotti che ricordano la figura umana. Il razzismo, il classismo e la sessuofobia sono atteggiamenti diffusi, in aperto contrasto con il nascente liberalismo delle idee. Il corpo è un perfetto terreno di contesa. Otto è nero, quindi inevitabilmente guardato con sospetto, eppure il colore inusitato della pelle è un elemento intrigante, magnetico. Marin dietro la dura maschera virginale cela una mentalità rivoluzionaria, da protofemmminista. Johannes è un uomo fragile, che nulla potrà contro la ferocia, intrisa di moralismo protestante, della società di Amsterdam.
Uno dei bigliettini inviati a Nella riassume la filosofia di un’epoca: le cose possono cambiare. “La ricchezza è come l’acqua del mare”, le rivela Johannes. L’inafferrabile plasticità dei rapporti di forza, economici e, di riflesso, politici, scandalizza i severissimi pastori (ben felici di intascare congrui oboli per la chiesa, s’intende). E scandalosi sono certamente i Brandt, nelle loro scelte di vita. Il miniaturista è soprattutto il romanzo di formazione di Petronella Oortman. Il matrimonio non consumato tra lei e Johannes si trasforma infine nella più salda e nobile delle unioni. “Siamo più simili di quanto pensi”. Anche questo è amore.
Oltre a Anya Taylor-Joy, il cast principale è composto da Alex Hassell (Johannes), Romola Garai (Marin), Hayley Squires (Cornelia), Paapa Essiedu (Otto), Emily Berrington (la Miniaturista), Geoffrey Streatfeild (Frans Meermans). Tra questi, Romola Garai, in grado di dare forza a un personaggio spigoloso e infine sfortunato, ruba spesso la scena a tutti gli altri. Il dualismo Nella – Marin, donne antitetiche e complementari, è perfino più interessante dell’affaire matrimoniale. La miniserie ha il pregio di non cadere mai nel manierismo lezioso e il difetto di comprimere troppo la storia. Otto e la Miniaturista, ad esempio, sarebbero degni di ulteriori sviluppi narrativi.
Alla fine, dopo i rovesci della fortuna, le tragedie e i lutti, resta solo lei, Petronella, a poter rivendicare il trono dei Brandt. L’avventura del commercio l’attende. Riuscirà a essere forte? L’insegnamento di Johannes è ormai stampato nella sua mente: il segreto negli affari, come nella vita, è di essere sempre pronti a perdere.
Titolo originale: The Miniaturist
Numero di episodi: 3
Durata: 50 minuti l’uno
Distribuzione: Sky / Now
Uscita: 11 Gennaio 2023
Genere: Drama, Supernatural, Historical
Consigliato a chi: sa che la rapa non può crescere nello stesso terreno del tulipano, vorrebbe un cono di zucchero tutto per sé.
Sconsigliato a chi: non è un buon osservatore, pensa che l’espressione “avere un macigno al collo” sia solo una metafora.
Letture e visioni parallele:
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Nella miniserie Johannes va a Venezia per lavoro. Un altro olandese, il grande scrittore Cees Noteboom, ha dedicato alla città lagunare un reportage che è anche un viaggio nel tempo: Venezia. Il leone, la città e l’acqua (Iperborea, 2021).
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Amsterdam era anche città di esuli e di immigrati. Uno di loro si chiamava Baruch Spinoza, intagliava lenti e si intendeva di metafisica: Steven Nadler, Spinoza e l’Olanda del Seicento (Einaudi, 2020).
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Tra i suggerimenti poteva forse mancare il film La ragazza con l’orecchino di perla con Colin Firth e Scarlett Johansson? Ovviamente no. Disponibile a noleggio su Prime Video.
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Il Rijksmuseum di Amsterdam, fino al 4 giugno 2023, ospita un’imperdibile retrospettiva su Vermeer. Vi auguriamo di essere tra i fortunati in possesso del biglietto, perché la mostra è sold out già da tempo.
Un gioco: il backgammon.
Un oggetto: la terza chiave.