Le vele scarlatte – Scarlet ***
Tratto dal romanzo omonimo di Aleksandr Grin, il nuovo film di Pietro Marcello, girato in francese con capitali produzione transalpina, conferma il suo talento cristallino e la sua originalissima idea di cinema.
Partendo ancora una volta da un testo preesistente, scritto un secolo fa, Marcello costruisce un racconto di bellezza struggente sul tempo che passa, sull’eredità del passato, il peso delle radici e il desiderio di fuggire. Il tutto immerso nella luce particolarissima e impressionista di Marco Graziaplena, impressa su pellicola a 16mm.
Marcello con gli sceneggiatori Maurizio Braucci e Maud Ameline interviene sul testo originario, mettendo una violenza al centro del racconto, immaginando una sorta di fecondo matriarcato di streghe e spostando la storia dalla Russia alla Francia del primo dopoguerra, in un piccolo villaggio della Piccardia.
Qui ritorna zoppicante, alla fine del conflitto, il corpulento Raphael, solo per scoprire che la sua amata Marie è morta. La sig.ra Adeline si è presa cura nel frattempo della piccola Juliette, la figlia che Raphael non ha mai visto.
La verità sulla morte di Marie diventerà per il marito una condanna all’emarginazione. Perderà il suo lavoro di falegname, si adatterà a costruire giocattoli con quelle sue grandi mani, almeno sino a che la modernità non cambierà anche i gusti dei bambini.
Nel frattempo Juliette è cresciuta, si è innamorata di un aviatore, lo scapestrato Jean, e sogna di viaggiare lontano, ma potrà lasciare il piccolo paese, solo quando in cielo compariranno le vele scarlatte.
Il film è immerso in una sorta di realismo magico, che lo rende un’esperienza assolutamente originale, nel panorama del cinema italiano.
Tuttavia è l’apparizione incantata dell’inedita Juliette Jouan a trascinare il lavoro di Marcello con la grazia e la determinazione di chi non ha intenzione di subire, come dimostra la resistenza al tentativo di stupro. La storia si ripete sì, ma in forme diverse. C’è sempre la possibilità di cambiare il proprio destino.
E’ lei l’anima di un film forse meno audace e complesso di Martin Eden, ma ugualmente coraggioso nel mettere in scena una storia tutta al femminile in un piccolo mondo lontano che ha conosciuto il male, ma non ha perso il desiderio per la bellezza: quella di un volto di donna, scolpito nella prua di una nave, o quella di un sonetto musicato sul vecchio pianoforte della Sig.ra Adeline.
La resistenza comincia proprio da qui.