All’inizio della seconda stagione di Hightown lo spettatore riprende confidenza con la storia e soprattutto con le vicende occorse ai numerosi protagonisti della serie ambientata a P-Town, Cape Cod, Massachusetts. L’agente Jackie Quiñones, ancora in servizio presso le risorse ittiche, lotta per mantenersi pulita dalle dipendenze. Ed Murphy, il suo partner lavorativo (quasi un genitore adottivo per l’intemperante Jackie), è ormai prossimo alla pensione. Il detective Ray Abruzzo, allontanato dalla polizia, si guadagna da vivere come barman. Scopriamo che lo sgobbone Alan Santille, dopo una lunga gavetta, è stato promosso al rango di sergente. Intanto il trafficante di droga Frankie Cuevas ha riacquistato la libertà, mentre il suo ex uomo di fiducia, il corpulento Osito, marcisce in galera. La fidanzata di Frankie, Renee Segna, premiata per aver distrutto Ray (la disastrosa relazione tra il poliziotto e la compagna del boss è, ricordiamolo, uno degli assi centrali del racconto), gestisce l’equivoco Xavier’s Bar di proprietà dei Cuevas.
Accanto a loro, l’agente Leslie Babcock trova maggiore spazio rispetto ai primi episodi. L’uscita di scena di Junior, lo spacciatore amico di Jackie morto per overdose sul finire della stagione precedente, è compensata da almeno tre nuove entrate: il laido Jorge Cuevas, una sfortunata ballerina di lap dance di nome Daisy e infine il padre biologico di Jackie, Rafael, incostante quanto la figlia.
Per restare ai personaggi emergenti della seconda stagione, Charmaine Grasa brilla su tutti per spregiudicatezza e cinismo. Charmaine è una ragazza appena diciottenne, rampollo di una famiglia di spacciatori di origine capoverdiana di stanza a New Bedford, Massachusetts, cittadina divenuta celebre per essere stata nell’Ottocento il principale porto di approdo delle navi baleniere sulla costa atlantica. Charmaine, chiamata dalle circostanze a raccogliere l’eredità di Wayne, uno zio incarcerato, scala le gerarchie arrivando a dettare le regole del gioco agli stessi Cuevas (“è grazie a me che tu puoi mantenere tuo figlio”, osa dire la ragazza a Frankie, un uomo in genere poco incline a farsi mettere i piedi in testa).
Il business gestito dal clan Grasa è infatti costituito dal terrificante carfentanil, un oppioide sintetico diecimila volte più potente della morfina ed utilizzato per sedare gli elefanti. Per inquadrare il problema, basti dire che il National Center for Drug Abuse Statistics riporta un aumento di casi di overdose, dovuto a queste sostanze, pari al 580 per cento nel quinquennio 2012-2017. La season two si apre proprio con i cadaveri di tre adolescenti bianchi, uccisi dalle pasticche con il logo “Big White” stampato su un lato. Educata ad “evitare contatti con gli sbirri”, ingolosita dal lusso e da un tenore di vita inimmaginabile per un’immigrata nera, Charmaine non sente alcun rimorso di coscienza. Nemmeno la morte accidentale della sorella tredicenne Elaine la smuove dai suoi intenti criminali.
“Big White”, il nomignolo affibbiato alle pasticche assassine, richiama la mitica figura del grande squalo bianco. Provincetown, baricentro di Hightown, è zona di pescatori di frodo e Jackie Quiñones continua a prestare servizio sulle imbarcazioni del National Marine Fisheries Service per contrastarne le attività illegali. Tuttavia, Jackie ha ora la grande opportunità di lavorare per un giorno alla settimana presso la Cape Cod Interagency Narcotics Unit, in altre parole l’Unità Antidroga della Polizia locale. Certo, tentare di arrestare “il padrino dei mari” che rifornisce i quartieri asiatici di New York di preziose pinne di squalo, erroneamente ritenute afrodisiache, è una missione che può avere il suo fascino, nulla però in confronto con il grande affare del narcotraffico.
Jackie è ambiziosa, ma si scontra ripetutamente con i suoi demoni interiori. “Ho un’ossessione, devo sostituire una dipendenza con un’altra”. L’agente Quiñones, quando sbanda sul lavoro, ricade nel vizio della bottiglia. Spesso l’alcool non basta e i guai non vengono mai da soli. Lesbica dichiarata, l’agente Quiñones si invaghisce della collega Leslie, in precedenza amante di Ray Abruzzo, il sergente sbattuto fuori dalla polizia per “comportamenti contrari al regolamento” (leggi: andare a letto con la donna di Frankie Cuevas, ultima perla di un curriculum che annovera anche una denuncia per molestie sessuali). Ray prova a dissuadere Jackie dall’intraprendere una relazione con la “psicopatica” Leslie, con scarsa fortuna. Jackie continua a prendere colpi e a pagare i propri errori a caro prezzo. Però Jackie, esempio di resilienza, sa sempre come rialzarsi.
Chi conosce Hightown sa che gli sceneggiatori non vanno per il sottile. La serie si distingue per il suo nichilismo. La massima potrebbe essere sintetizzata in una battuta del tipo: te l’avevo detto, ma tu, al solito, hai agito di testa tua. O ancora, virando verso il fatalismo: era impossibile che non andasse così. Ognuno ci ricasca, perché l’impulso a farsi del male è incontrollabile. Fool Me Twice, alla lettera Ingannami due volte, il titolo dell’episodio finale, è sintomatico dell’intera filosofia di fondo. Immancabilmente, ognuno è fregato dal prossimo. Affidarsi a un sogno, come fanno Jackie o Daisy, è indice di colpevole ingenuità. Nessuna meta è definitiva, nessuna conquista è centrata in pieno, specialmente quando tutto pare girare per il verso giusto. Anche il ricongiungimento tra Ray e Renee sottostà a questa legge. E non è un paradosso che le parole più sincere di avvertimento sui reali intenti della ex ballerina, sebbene velate da rabbia, rancore e volgarità, vengano da un uomo capace di uccidere a sangue freddo, lo spietato Frankie Cuevas.
Cosa avrà mai fatto la bella Renee per meritarsi i rudi appellativi del suo compagno di vita? Frankie lo scopre all’ultimo, quando, su indicazione del suo ex sicario Osito, la polizia scava in un campo di mirtilli tra le paludi di Cape Cod e vi trova la fossa contenente i resti delle vittime recenti della violenza esercitata dalla famiglia Cuevas. Una delle note caratteristiche di Hightown è il ricorso all’elemento narrativo della scomparsa: Sherry e Kizzle nella prima stagione, Daisy e Jorge nella seconda. Ovviamente, gli scomparsi riaffiorano ormai cadaveri. Lo spettatore è sempre al corrente tanto dell’identità del colpevole e quanto delle dinamiche criminali sfociate nell’omicidio o, è il caso di Jorge, nell’uccisione involontaria…
Hightown non è una serie interessata al mistero o alla suspense. Gli autori insistono nel delineare un microcosmo dominato da predisposizioni e sentimenti morali negativi: l’utilitarismo eletto a codice di comportamento (verrebbe da dire che l’imperativo kantiano del trattare l’altro come fine e mai come mezzo è regolarmente disatteso), la frustrazione esistenziale alimentata da dipendenze psicofisiche e da ossessioni mentali, il sospetto reciproco e la delusione sperimentata nei rapporti interpersonali, la disonestà intellettuale quale cifra media delle relazioni tra colleghi, la tendenza diffusa al doppiogiochismo, l’incapacità di mantenere le promesse, l’impossibilità di fare e avere giustizia.
Nella seconda stagione di Hightown è messo in evidenza il meltin’ pot dell’area di Cape Cod, composto da immigrati centroamericani, africani, asiatici, portoghesi, italiani e relative seconde generazioni. Daisy, costretta a prostituirsi da Jorge, rivela a Jackie il suo sconforto nel “vedere i miei genitori, venuti qui in cerca di una vita migliore, più poveri di prima”. Osito dice alla sua fisioterapista in carcere di essersi sentito straniero, lui dominicano, tra i parenti haitiani, e di aver apprezzato l’America solo per i fast-food. La madre di un adolescente bianco morto di overdose, avvicinata da Ray al termine di un incontro di mutuo sostegno, pone la classica premessa, “non sono razzista”, prima di puntare il dito su “quelle ragazze nere” che avrebbero procurato le sostanze letali al figlio.
I pregiudizi albergano in tutti. Scherza, ma non troppo, Leslie, quando rivela a Jackie la sua opinione sui latinos, dopo aver appreso con stupore l’atteggiamento tollerante del padre Rafael, disposto a tatuarsi sul petto un arcobaleno per difendere l’orientamento sessuale della figlia: “pensavo fossero più retrogradi su certi argomenti”. Accanto ai pregiudizi, monta l’insofferenza per le ineguaglianze. Nel rispondere a una giovane studente, molto arrabbiata per il trattamento subito dai neri negli arresti per droga, mentre, argomenta, l’epidemia di oppioidi non comporta una risposta repressiva analoga verso le multinazionali in mano alla parte straricca della popolazione, Alan tenta di fare leva sul proprio vissuto esperienziale di uomo di origini haitiane. Tuttavia, Alan non può mettere a tacere la propria rabbia, la medesima rabbia covata nel profondo da coloro che stanno dall’altra parte della barricata, nel momento in cui il bianchissimo e italianissimo Ray, reintegrato nonostante gli incredibili errori compiuti e lo sfregio inferto al codice deontologico, gli soffia il posto, costringendolo a fare i bagagli per trasferirsi alla terribile Sezione Omicidi.
A differenza di Dopesick, Hightown non ha l’ambizione di raccontare la tragedia causata dalla diffusione incontrollata dell’ossicodone da un punto di vista sociologico. È una serie senza pretese, ruvida e godibile, sboccata e prevedibile, che inquadra il dramma degli oppiacei nella cornice di una storia criminale di provincia. Hightown ha il pregio di voltare le spalle al politically correct e il difetto di non saper inseguire orizzonti più alti.
Dietro le quinte della serie c’è un certo Jerry Bruckheimer, il produttore di Flashdance, Top Gun, Beverly Hills Cop, Black Hawk Down, solo per citarne alcuni, mentre in ambito televisivo Bruckheimer ha firmato, oltre a Cold Case, CSI: Crime Scene Investigation e correlati spin-off. Insieme a lui, spicca il nome di Gary Lennon, già sceneggiatore di Orange is the New Black. Tra i nuovi attori del cast doveroso ricordare Luis Guzmán (Magnolia, Boogie Nights, Narcos, Shameless) nella parte di Jorge Cuevas. Tra i protagonisti già noti, la più convinta del progetto Hightown sembra essere Monica Raymund, che in un’intervista ha dichiarato di essere entrata talmente nella parte di Jackie Quiñones da aver deciso di portarsi a casa la giacca di pelle indossata nel corso della prima stagione…
Il susseguirsi di pontili, moli, cottage e spiagge affacciate su un oceano vastissimo e ostile restituisce l’immagine di un’America periferica, teatro di attività illegali, devastata dalle dipendenze, in cui contano ancora i privilegi garantiti dalla nascita, razza, etnia, ceto sociale. “Il circo non chiude se perdi un clown”, dice Charmaine a Frankie, a proposito della scomparsa del cugino. Per i trafficanti la droga è un rapido ascensore sociale, per i consumatori è la porta dell’inferno. Nel 1841 dal porto di New Bedford iniziò l’avventura di Herman Melville a bordo della baleniera Acushnet, fondamentale per la stesura successiva di Moby Dick. Anche il crimine è, in fondo, un’eterna storia di inseguitori e inseguiti, di predatori e prede. E l’esito non è scontato. Come ricorda Charmaine a Jackie, “è il capitano che muore alla fine, non la balena”.
Titolo originale: Hightown – Season Two
Numero di episodi: 10
Durata ad episodio: un’ora circa l’uno
Distribuzione: Starzplay
Data di uscita: dal 17 ottobre al 26 dicembre 2021
Genere: Crime Drama
Consigliato a chi: pensa che il pullman sia il miglior mezzo di trasporto, ha una vista infallibile per le macchie sui tavolini, preferisce il colore verde al colore rosso.
Sconsigliato a chi: ha dimenticato il cellulare nel forno a microonde, impazzisce alla vista di una Jacuzzi, si fida degli autostoppisti che si allacciano le cinture.
Letture e visioni parallele:
“Una bottiglia avrebbe risolto tutto, ma la bottiglia era vuota”: Giorni perduti di Charles Jackson (Nutrimenti Edizioni) è uno dei romanzi più famosi sull’alcolismo.
Un film cult sul tema delle dipendenze: Requiem for a Dream di Darren Aronofsky, tratto dall’omonimo romanzo di Hubert Selby Jr.
Una scena: Nel sesto episodio Frankie e Renee, in auto, inquadrati frontalmente, ognuno con il proprio segreto da nascondere.
Una canzone: House of The Rising Sun degli Animals.