Dark Mirrors e Stanze di Cinema vi racconteranno le sei puntate dell’ultima stagione del Trono di Spade con uno speciale, per ogni episodio. Cominciamo dal primo, Winterfell. La recensione contiene degli spoilers: se non volete rovinarvi la sorpresa, leggetela dopo aver visto la puntata.
Game of Thrones 8: primo episodio ***
Diciamolo subito: la nuova sigla è magistrale. Quando attraversiamo quello che resta della barriera, avvolti dalle oscurità e ci dirigiamo verso Winterfell, così radenti alla terra da sollevare un po’ di neve, siamo già nel cuore dell’Ottava. La scelta di iniziare da qui e non, come in altre stagioni, con un prequel di qualche minuto a cui poi fanno seguito i titoli di testa (ad esempio nella Settima si partiva subito con Arya che portava “l’inverno per Casa Frey”) deriva dal fatto che in questa nuova versione c’è la sintesi del punto a cui siamo e di quello che ci aspetta. La nuova sigla ci porta nel cuore di Winterfell, attorno al grande Albero-Diga dalle foglie rosse e poi dentro al palazzo, nella sala delle udienze e infine nella cripta. Se Casa Stark è da sempre quella attorno a cui ruota il maggior numero di vicende della serie, il baricentro geografico non era mai stato spostato in modo così preponderante a Winterfell. Tutti stanno per arrivare qui: il Nord non è mai stato così cool! Lo resterà almeno fino a quando non saranno sconfitti i morti. Ammesso che poi lo siano, cosa che diamo tutti per scontata, pensando che il loro esercito sia solo un ostacolo, per quanto complicato, da superare per raggiungere il Trono di Spade. Se così sarà, allora ci sposteremo, accompagnati dalla musica di Ramin Djawadi, ad Approdo del re e percorreremo le tortuose vie della città fino a raggiungere il Palazzo reale e quindi la sala del Trono dove al momento domina ancora il Leone di Casa Lannister.
L’inizio del primo episodio dell’Ottava ci mostra un ragazzo che corre attraverso la boscaglia, lungo il perimetro delle mura, in mezzo alla folla per arrivare in una posizione che gli consenta di vedere quello che sta succedendo. La regia sceglie di non utilizzare carrellate, ma di rendere piuttosto il ritmo e l’affanno della corsa con brevi inquadrature, alternando punti di vista differenti, ma sempre con un campo visivo limitato. Non sappiamo dove stia andando il ragazzo, potrebbe scappare o portare qualche annuncio: dalla fretta con cui corre però comprendiamo che qualcosa sta accadendo e quando intravediamo la consistenza della folla ci sembra ancora più chiaro che è un evento importante. Non è una festa: non abbiamo questa sensazione e non l’avremo durante lo snodarsi di un’interminabile processione laica che appare al ragazzo in tutta la sua imponenza solo dalla cima di un albero. I volti degli spettatori sono sorpresi, diffidenti, incuriositi, ma di certo non felici o sollevati, nemmeno quando vedono Jon Snow. Anche Arya, che compare in modo inaspettato tra la folla, come una qualunque ragazza del popolo ha un’espressione imperscrutabile. Capiamo subito che non sarà semplice per Daenerys farsi rispettare in queste terre. Proprio Jon, che cavalca al suo fianco, non esita a rimarcare questo concetto: “Te l’avevo detto. La gente del Nord non si fida degli stranieri”. Ma quando hai due draghi con te diventa tutto più semplice, come capiamo dalle urla di sorpresa che si diffondono al loro passaggio in cielo.
Colpisce la distanza tra Arya e Sansa: mentre la sorella minore è mimetizzata tra la folla, la maggiore attende sulle mura di Winterfell, con lo sguardo impassibile … almeno fino a quando non arrivano i draghi!
Insieme a Jon entriamo nel castello: l’abbraccio con Bran ha tutt’altro sapore rispetto a quello con Sansa, il cui sguardo gelido è tutto rivolto alla Regina dai capelli argentati. Il campo medio con cui viene mostrato l’avvicinarsi della Targaryen, tra gli sguardi asciutti e diffidenti dei capi delle altre Casate del Nord, segna l’importanza del momento. Le due donne vengono riprese a distanza, una di fronte all’altra, ma lo squilibrio è tutto a favore di Sansa. E’ a casa sua, circondata (anche fisicamente) dalla sua gente: l’immagine ha un netto sbilanciamento tra la parte destra, piena di persone che circondano Sansa e la parte sinistra, dove invece la Madre dei draghi si trova sola. Jon è tra le due donne, volutamente più vicino a Daenerys che alla sorella, ma comunque in mezzo. Lo sguardo dello spettatore è portato verso Sansa, è lei al centro dell’inquadratura ed il fatto che sia anche fisicamente più alta di Daenerys le garantisce una vera e propria supremazia visiva. Il colore bianco degli abiti e l’argento dei capelli contribuiscono al senso di isolamento di Daenerys, immersa com’è in una cromatura più scura. Alle parole cordiali della Madre dei draghi, Sansa Stark risponde in modo ineccepibile formalmente: “Grande Inverno è tuo, altezza” ma con lo sguardo basso ed un sorriso tagliente in volto, così tagliente da spingere Bran ad intervenire e a spiegare le ragioni per cui non è il momento di perdere le energie in scaramucce verbali: “Il re della notte ha preso il tuo drago. E’uno di loro adesso. La barriera è crollata ed i morti marciano verso Grande Inverno”.
E’ tempo di decidere il da farsi e tutti i protagonisti si ritrovano quindi nella sala delle udienze per confrontarsi sulle strategie. Per Jon è naturalmente anche il momento di rendere ragione delle proprie scelte davanti agli altri Signori del Nord, tra cui spicca una sempre agguerrita e pungente Lyanna Mormont che mette in discussione il titolo con cui rivolgersi a Snow: “Vostra grazia” esordisce, chiedendo la parola; ma dopo qualche secondo di silenzio, cambia tono e rilascia un veleno urticante: “Ma non lo sei, non è vero?” e quindi rincara la dose: “Hai lasciato Grande Inverno da re per tornare come … non so chi sei adesso. Un lord? Forse neanche quello”. “Non importa”, risponde Jon. Ma mentre egli articola la sua risposta, la macchina da presa indugia sugli sguardi che Sansa rivolge prima a Daenerys e poi al fratello: entrambi valgono più di mille parole che infatti Sansa non pronuncia.
Tra gli incontri che avvengono in queste ore concitate tra le mura di grande inverno uno dei più stimolanti è certamente quello tra Sansa e Tyrion: non si sono più visti dal giorno dell’assassinio di Re Joffrey. Non c’è nessuna concessione alle emozioni e ancora una volta emerge la freddezza e la determinazione di Sansa che arriva perfino a farsi beffe della convinzione di Tyrion che i Lannister possano inviare il loro esercito per unirsi alla lotta contro i morti. A confronto di Sansa, Tyrion sembra un sempliciotto: anche in questo caso l’inquadratura è impietosa: lo sguardo dello spettatore, che è posizionato alle spalle del Folletto incrocia quello di Sansa, leggermente obliquo, che lo sovrasta da tutti i punti di vista. Sarà la scena successiva, quella dell’emozionante incontro tra Jon e Arya sotto il grande Albero-Diga a suggellare la crescita della maggiore tra le sorelle Stark: “Sansa si ritiene la più intelligente di tutti noi” dice John cercando supporto nella sorella. Ma la risposta di Arya non lascia dubbi: “Lei è la più intelligente, in effetti”.
Il cerchio si è compiuto: l’anatroccolo bisognoso di un appoggio è diventato un cigno sicuro di sé. Sansa Stark si candida senza mezzi termini ad essere, proprio in virtù di questo straordinario arco narrativo vissuto nelle otto stagioni della serie, una delle figure principali di questa stagione. Ha imparato dai migliori: Cercei, Tyrion, Lord Baelish, ma in lei c’è il sangue degli Stark e questo la rende diversa. E’passata attraverso il dolore, quello peggiore, quello gratuito senza una ragione né uno scopo; da oggetto passivo è diventata una protagonista attiva e adesso, al minuto 15esimo dell’Ottava Stagione ci sembra che la profezia che ha ascolta la giovane Cercei (cfr. primo episodio della sesta serie) possa riferirsi meglio a Sansa che a qualunque altro personaggio femminile, Daenerys compresa.
I primi episodi sono sempre tra i più ricchi, in questo caso il momento più significativo è probabilmente l’incontro tra Sam e John nella cripta di Grande Inverno. La cripta della famiglia Stark sarà un luogo cruciale della stagione, ne avevamo avuto il sentore nel trailer e questo primo episodio sembra confermarci questa sensazione.
Nella prima dell’Ottava assistiamo a molti ritorni, a molti incontri, a molte rivelazioni. Non è un episodio di azione, quanto di agnizione. Quella di John come membro della famiglia Targaryan e legittimo erede al Trono di Spade, soprattutto; ma anche quella in cui Sam Tarley scopre la morte del padre e del fratello ad opera della regina Daenerys. Ci sono poi l’incontro di Arya con il Mastino, Sandor Clagane e con Gendry, il bastardo di Robert Baratheon ed infine quello tra Jaime Lannister e Bran Stark. E’ quindi sul variare delle corde emotive, che vengono diversamente sollecitate da ciascuno di questi incontri, che si concentrerà l’attenzione dello spettatore nel prosieguo dell’episodio.
Non aspettatevi quindi una puntata con nuovi sviluppi narrativi o con scene avventurose: cercate piuttosto un altro tipo di piacere in questo primo episodio: riassaporate i colori del Nord, riascoltate il crepitio della neve in sottofondo ed il ritmo marziale del passo degli Immacolati, riprendete confidenza con le arguzie verbali tra Tyrion e Varys e sentite l’odore salmastro del mare percorso dagli Uomini di Ferro che, al comando dei fratelli Greyjoy sono fuggiti da Euron e tornano verso le proprie isole.
L’inverno è tornato, godetevelo.
IN PILLOLE
- Dove: Sky Atlantic (lingua originale con sottotitoli, doppiato in italiano dal 22 aprile)
- Durata: 50 minuti
- La cosa che ci è piaciuta di più: la nuova sigla
- Il personaggio: Sansa
- Il particolare: il vestito di Daenerys, bianco con una sottoveste rossa. Splendido omaggio al Nord, senza rinunciare a rimarcare che sotto il ghiaccio c’è il fuoco della passione, dei draghi, di casa Targaryan insomma. E’ forse l’abito che meglio sintetizza il carattere di Daenerys.