L’angelo del crimine – El Angel **1/2
Prodotto dai fratelli Almodovar, questo El Angel è il racconto delle gesta di uno dei criminali più singolari e crudeli della storia argentina.
Il giovanissimo Carlos Robledo Puch, arrestato nel 1972 quando ancora non aveva compiuto 20 anni, è da oltre 45 detenuto in un carcere di massima sicurezza.
Nella realtà Puch, chiamato ‘The Death Angel‘ o ‘The Black Angel‘ era stato un criminale feroce, amorale, capace di violenze del tutto gratuite e uccisioni completamente ingiustificate, in relazione alla sua attività criminale.
Il film di Luis Ortega sembra percorrere una strada piuttosto rischiosa, raccontando Puch come un bambino dai riccioli biondi, che fa impazzire gli onestissimi genitori e che passa la vita di furto in furto, sia per una predisposizione, in qualche modo, naturale al crimine, sia per l’incontro decisivo con il compagno di scuola Ramon.
Jose, il padre di Ramon, è infatti un piccolo ladruncolo, che ha sempre vissuto di espedienti. E’ lui che intravvede le ‘qualità’ di Carlitos, il suo sangue freddo, la sua determinazione, la sua audacia e decide così di insegnargli il ‘mestiere’.
Solo che Carlitos è fondamentalmente un nichilista completamente dissociato da se stesso e dalla realtà, che finisce per travolgere tutto e tutti, in preda all’impeto del momento.
Il film prende una piega un po’ troppo agiografica, mettendo l’accento sull’incerta identità sessuale di Carlitos, sul suo aspetto efebico e innocente, sulla causalità dei suoi colpi e la fatalità dei suoi omicidi, su cui Ortega non calca mai la mano: in realtà Puch è stato condannato per 11 omicidi, un tentato omicidio, 17 rapine, uno stupro, un tentato stupro, un abuso sessuale, due sottrazioni di minorenne e due furti.
Nel film sembra invece il classico giovane ribelle degli anni ’70, bello e dannato, con la sigaretta sempre in bocca, i pantaloni a zampa e lo sguardo malinconico.
Se pensiamo a El Angel come ad un film di pura fiction, allora il trattamento di Ortega funziona anche bene da un punto di vista drammatico, costruendo il ritratto di un killer diverso da tutti quelli visti sinora sul grande schermo. Di certo la libertà che si è preso nel raccontare la sua storia è invece una questione disturbante e discutibile.
Come sempre, a cinema, le questioni morali diventano questioni di sguardo. E in questo caso, l’ambiguità della messa in scena non è un pregio, ma il grande limite di un film troppo furbo, per appassionare davvero.
Nella foto qui in basso, il vero Carlos Robledo Puch, nel giorno del suo arresto.
CREDITS
Luis ORTEGA – Director
Luis ORTEGA – Script / Dialogue
Rodolfo PALACIOS – Script / Dialogue
Sergio OLGUIN – Script / Dialogue
Julian APEZTEGUÍA – Director of Photography
Jose Luis DIAZ – Sound
Guille GATTI – Film Editor
Julia FREID – Set decorator
CASTING
Lorenzo FERRO – Carlitos
Chino DARÍN – Ramon
Mercedes MORAN – Ana María
Daniel FANEGO – Jose
Luis GNECCO – Hector
Cécilia ROTH – Aurora