AGGIORNAMENTO 9.9.2012
Secondo un’indiscrezione riportata da The Hollywood Reporter, la Giuria aveva scelto di assegnare il Leone a The Master, premiando altresì i due attori, Phoenix e Hoffman.
Purtroppo il regolamento della Mostra, così come quello di Cannes e di altri festival, non consente di sommare il Leone ad altri premi, pertanto dopo una seconda e contrastata deliberazione, si sono invertiti i due maggiori premi: il Leone d’Oro è stato assegnato a Pietà e quello d’Argento, assieme alla Coppa Volpi per gli attori a The Master.
E’ la soluzione opposta a quella scelta dalla giuria del 2008 che rinunciò a premiare Mickey Rourke, assegnando a The Wrestler il Leone d’Oro.
Mi sembra si stata una cattiva decisione… a cui Barbera avrebbe dovuto porre rimedio, accettando un’eccezione ad un regolamento troppo rigido.
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Con il Leone d’Oro consegnato a Kim Ki-duk da Paolo Baratta della Biennale e Michael Mann, presidente della Giuria, si è chiusa la 69° edizione della Mostra del cinema.
In un palmares equilibrato e capace di segnalare opere interessanti e riuscite, è un peccato che siano rimasti fuori dai premi il miglior film del concorso, lo straordinario Bella addormentata di Marco Bellocchio, ed alcuni di quelli più radicali e coraggiosi: To the Wonder di Malick, La cinquième saison, Spring breakers di Harmory Korine, Thy Womb di Brillante Mendoza.
Solo un’Osella per la fotografia a E’ stato il figlio di Ciprì ed un’altra per la sceneggiatura ad Après Mai di Assayas.
In una giuria piena di personalità forti e controverse, come Marina Abramovic, Matteo Garrone, Ursula Meier, forse sono stati necessari più compromessi del previsto.
Il film di Kim Ki-duk è un altro ritratto sulla crudeltà umana e sul suo degrado morale e materiale, dove la pietà, evocata dal titolo, non arriverà mai. Il suo indubbio successo tra critici e giurati, mi sembra sia un’infatuazione destinata a passare, soprattutto ripensando a Ferro 3, Primavera, Estate, Autunno, Inverno… o Bad Guy, che avevano ben altro spessore narrativo ed una messa in scena personalissima ed originale.
Sarebbe stato più corretto invertire i premi principali, assegnando il Leone a The Master, premiato invece per la regia e gli attori.
Complessivamente si tratta di un verdetto troppo conservatore, che non ha compreso e valorizzato le novità pur interessanti della Mostra.
The Master vince anche il premio FIPRESCI della stampa internazionale, che per la Sezione orizzonti è andato a L’intervallo di Leonardo Di Costanzo.
Ecco tutti i vincitori:


Che ne penso? Penso che paragonare The Master a Pietà non sia una bestemmia ma quasi. Dire che Bella Addormentata è di gran lunga il migliore film della mostra è quasi ridicolo. Dire sbagliato non premiare solo The Master una mostruosità. Voglio essere ancora più di parte; credo invece che volessero dare anche il premio per la migliore interpretazione alla strepitosa Jo Min-Su ma dovendo fare come per The Wrestler hanno premiato solo il film. Penso che scandalizzarsi per la bocciatura della Bella Addormentata sia assurdo, un film che definire filmetto è quasi corretto. Parlando di eutanasia e confrontando Bella Addormentata con Amour di Haneke è come confrontare Truffaut a Muccino. Ognuno vede il cinema a modo proprio. Ma pur rispettando il tuo scritto, caro Marco Albanese, se non vedi la pietà nel film di kim ki duk io di sicuro ho visto molto meno nel film di Bellocchio (anzi lì ho visto una storiella d’amore patetica e ridicola tra medico e suicida) e proprio niente in quello di Anderson (se non come al solito la furbizia americana per l’oscar di servirsi di due mostri del calibro di Phoenix e Hoffman). Tre mostre del cinema quest’anno e 3 capolavori che hanno vinto: Cannes: Amour; Berlino: Cesare non deve morire; Venezia Pietà. Meno male che le giurie quest’anno hanno visto bene e meno male che Venezia non è rimasta clamorosamente indietro grazie a Kim Ki Duk.
Caro Massimo, invidio le tue certezze granitiche! Io ancora mi interrogo sul valore di quei film e di quelle immagini… Pietà mi sembra tuttavia sempre più debole, man mano che la distanza attenua l’emozione della visione. Mi sbaglierò di certo io…