I tre moschettieri – D’Artagnan **1/2
Sono passati oltre sessant’anni dall’ultimo adattamento francese del romanzo di Alexandre Dumas padre, I tre moschettieri, originariamente pubblicato a puntate nel 1844 e diventato subito un classico intramontabile della letteratura francese.
Tuttavia non si contano più le versioni cinematografiche della trilogia di Dumas, che dal cortometraggio del pioniere Mario Caserini del 1909 al film del 1921 di Frank Niblo con Douglas Fairbanks, dalla celeberrima interpretazione di George Sidney con Gene Kelly del 1948 sino agli adattamenti di Richard Lester degli anni ’70 e all Maschera di Ferro con Di Caprio nel 1998 ci hanno condotto sino a questo nuovo imponente tentativo europeo.
Un progetto che nasce dal desiderio del produttore Dimitri Rassam e dal suo incontro con il regista Martin Bourboulon, il cui padre aveva prodotto Eloise, la figlia di D’Artagnan di Tavernier quando lui era bambino.
Il ricordo di quella atmosfera guascona, spinge Bourboulon ad accettare l’ingaggio che assume subito i contorni dell’impresa.
Rassam coinvolge subito la coppia di sceneggiatori Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière per scrivere quello che diventerà il copione di due film D’Artagnan e Milady, girati in sequenza dall’agosto 2021 al giugno 2022.
Il progetto coinvolge oltre alla Chapter 2 controllata dal gigante Mediawan, anche Pathé, M6 e coproduttori spagnoli, belgi e tedeschi, con un budget di 36 milioni di euro per ciascuno episodio: l’investimento cinematografico più significativo dell’anno.
I due sceneggiatori rimangono fedeli sia al romanzo di Dumas, sia ad alcune innovazioni introdotte negli anni dai diversi adattamenti, che hanno nel tempo modificato certi tratti dei personaggi e gli stessi rapporti tra di loro.
Il risultato è un grande romanzo popolare che sembra muoversi sempre sul filo dell’azione.
La storia è notissima: nella Francia del 1627 il giovane D’Artagnan, armato solo di una lettera di raccomandazione del padre e di una sfrontatezza impudente e coraggiosa, è diretto a Parigi dove vuole arruolarsi tra i cadetti della guardia dei moschettieri di Re Luigi XIII.
Lungo il cammino finisce per essere inconsapevole testimone del complotto del Cardinale Richelieu e della sua femme fatale Milady, ai danni del regno: approfittando dei sentimenti che segretamente legano la Regina Anna d’Austria e il Duca di Buckingham, il perfido consigliere intende creare un casus belli che spinga il pacifico re cattolico a muovere guerra ai protestanti e alla corona inglese.
Nel frattempo D’Artagnan finisce per scontrarsi a duello proprio con i tre moschettieri del re, Athos, Portos e Aramis: attaccati improvvisamente dagli uomini di Richelieu i quattro si difendono furiosamente, finendo per legarsi indissolubilmente.
A Parigi, D’Artagnan conosce Constance, una delle favorite della regina di cui si innamora perdutamente.
Mentre Athos viene falsamente incriminato e condannato a morte, i tre difendono la Regina dalle manovre di Richelieu e di Milady, cercano di scagionare il compagno, prima che sia decapitato in piazza. In una cruenta trasferta inglese, D’Artagnan recupera la collana che Anna d’Austria aveva regalato in pegno d’amore al Duce di Buckingham, salvando le apparenze e rimandando la guerra.
Ma durante le nozze del fratello del Re, Richelieu sfrutta a suo vantaggio un sanguinoso agguato dei protestanti, infiltratisi alla cerimonia, per spingere Luigi XIII a seguire infine i suoi consigli belligeranti.
Bourboulon impagina il suo film come un grande romanzo d’avventura e assistito da una colonna sonora che cita spudoratamente la magniloquenza roboante di Hans Zimmer, spinge i suoi eroi in un tour de force di duelli all’arma bianca, inseguimenti a cavallo, colpi di pistola imprecisi ma squassanti.
Il regista sceglie spesso di alternare la fluidità di movimenti sull’asse con il senso di urgenza e di precarietà della macchina a mano restituendo bene la violenza cruenta dei duelli, occultando tuttavia col montaggio quasi ogni goccia di sangue.
Ha dalla sua un cast sontuoso, guidato dal trentenne François Civil, visto di recente in Bac Nord, che ha la freschezza inedita del cadetto guascone.
Vincent Cassel si ritaglia invece il ruolo dolente e rassegnato del nobile Athos, mentre Pio Marmai e Romain Duris sono il gioviale Portos e il seduttore, che lotta coi sensi di colpa, Aramis. Lyna Khoudri è una Constance priva di sdolcinatezze e Vicky Krieps gioca come al solito un altro campionato nei panni della Regina Anna. Milady infine non avrebbe potuto essere che l’ambigua e fatale Eva Green.
Il ritmo sostenutissimo, quasi a passo di carica, con cui Bourboulon impagina la sua avventura, facendone un crogiolo di intrighi, vendette, segreti, sentimenti traditi e camaraderie era forse l’unico possibile per raccontare ancora una storia che tutti conosciamo alla perfezione.
Questo D’Artagnan è quasi un film d’azione per l’azione, sempre febbrile nella sua ansia di movimento. Basterà a garantire al progetto il successo necessario a riportare il pubblico in sala per la seconda parte annunciata per il prossimo Natale?