Your Honor 2: tra alti e bassi, ma sempre avvincente

Your Honor 2 **1/2

Nella seconda stagione di Your Honor troviamo il giudice Michael Desiato in uno stato di grande avvilimento e depressione. Non che questo possa sorprenderci: il protagonista della prima stagione ha perso tutto quello che poteva perdere: l’amore, la paternità, la carriera, l’onore. Dopo la drammatica morte del figlio Adam, Desiato ha infatti confessato di aver depistato le indagini per cercare di salvarlo dall’accusa di omicidio stradale colposo e così ha rovinato la sua carriera ed è finito in prigione. La vita ai suoi occhi ha perso di senso, rifiuta di alimentarsi e vorrebbe farla finita. Il destino (leggi: Peter Moffat e la sua squadra) ha però altri piani: Oliva Delmont (Rosie Perez), assistente procuratrice, intende utilizzare il rapporto tra il giudice e la famiglia mafiosa dei Baxter per incastrare Jimmy Baxter (Michael Stuhlbarg) e smantellare la sua organizzazione criminale. Desiato viene quindi liberato e costretto, per proteggere l’amico Charlie (Isiah Whitlock Jr.), neosindaco della città, da rivelazioni che potrebbero rovinargli la carriera politica, a spiare i Baxter e a trasmettere informazioni utili ad incastrarli. Un gioco pericoloso in cui il giudice troverà però nuovi stimoli per andare avanti, in particolare nell’affetto di Fiona e del piccolo nipotino, Rocco Adam Baxter nato dalla relazione della ragazza con il figlio del giudice; Desiato scoprirà anche rivelazioni imprevedibili su come anni prima la moglie è stata uccisa, mettendo in discussione perfino il comportamento del suo più caro amico, Charlie.

Il centro del racconto è ancora una volta il giudice Desiato, su cui la serie fa perno per sviluppare le molteplici trame che attraversano la stagione (l’indagine sull’omicidio della moglie, la corruzione nella polizia e nella vita politica di New Orleans, il tentativo di smantellare la rete criminale dei Baxter). Solo quella che riguarda il clan Desire vive in autonomia rispetto al giudice, basandosi soprattutto sull’antagonismo con i Baxter che in questa stagione assume i tratti della contrapposizione tra due donne, Gina (Hope Davis) e Big Mo (Andrene Ward-Hammond). La centralità di Desiato valorizza al meglio la personalità e l’interpretazione di Bryan Cranston (Breaking Bad, Trumbo), efficace nel rendere il travaglio esistenziale del giudice e le sue fragilità, anche fisiche. Con la barba lunga e i capelli arruffati, Desiato è molto lontano dall’uomo sicuro di sé e atletico della prima stagione: ora ci troviamo di fronte a un personaggio che cammina lentamente, quasi per inerzia e che anche fisicamente sembra un’ombra del passato. Ha però un passo più pesante, un modo di occupare lo schermo più solido, ancorato alla terra, non solo dalla forza gravitazionale del dolore, ma anche da uno spessore esistenziale sconosciuto in passato. E’ sul legame empatico con il protagonista che il meccanismo narrativo fa leva per coinvolgere lo spettatore e tenerlo incollato alla stagione: niente di nuovo quindi, ma indubbiamente la resa è efficace, anche e soprattutto, come detto, per l’interpretazione di Cranston.

L’altro protagonista che riceve nuova linfa e spazio in questa seconda stagione è Jimmy Baxter. Il gangster deve affrontare molteplici attacchi, sia interni alla famiglia che esterni. All’interno la sua posizione viene messa in discussione ripetutamente dalla moglie Gina e dal padre della moglie, il vecchio boss Carmine Conti (Mark Margolis), arrivato dall’Italia proprio per vigilare sul genero, ritenuto troppo incline alla negoziazione e al compromesso. Anche il figlio Carlo (Jimi Stanton) vorrebbe avere più spazio e soffre per il mancato coinvolgimento da parte dal padre nelle riunioni e nelle scelte strategiche della famiglia. Il rapporto con la figlia Fia (Lilli Kay) è complicato, oltre che per le ingerenze della famiglia nella sua gestione del piccolo Rocco Adam, anche per la scelta della ragazza di avvicinarsi a Desiato e di coinvolgerlo nell’educazione del nipotino. Sul fronte esterno invece il neo sindaco Charlie Figaro, peraltro grande amico di Desiato, sembra propenso a riaprire le offerte per un remunerativo lotto di terreno su cui Baxter vorrebbe realizzare una speculazione immobiliare. A fronte di questi attacchi, la personalità di Jimmy esce lentamente allo scoperto, mettendo da parte i modi gentili e gli atteggiamenti pacati da businessman, per lasciar affiorare il suo istinto violento, la sua crudeltà psicologica (ad esempio verso Michael) e fisica (verso il collaboratore Frankie), il suo essere pronto a tutto pur di ottenere quello che vuole. Un cambio di tonalità che contrasta con i modi, che mantiene, del padre affettuoso, del marito incompreso, ma pur sempre devoto, del capofamiglia che vuole tutelare anche la comunità, ad esempio limitando la circolazione di droga. E’ una figura che quindi acquisisce complessità e spessore, grazie all’ottima interpretazione di Stuhlbarg.

Sono di alto livello anche le performance femminili, sia Hope Davis nei panni di Gina che Lilli Kay/Fiona, che Big Mo, leader della banda afroamericana dei Desire: sono tutti esempi di donne risolute, personaggi capaci di coinvolgere lo spettatore e di catturare la sua attenzione.

Se i caratteri sono definiti in modo appropriato e approfondito, le vicende in cui sono calati non riescono ad avere altrettanta profondità e risultano poco convincenti. Soprattutto le indagini sull’omicidio della moglie di Desiato si riducono a ben poca cosa: viene da chiedersi il motivo per cui si sia aspettato tutto questo tempo per raggiungere una soluzione scomoda, ma non particolarmente difficile da trovare. Se c’era la volontà di inserire questo tipo di indagine, la detection avrebbe dovuto essere costruita in modo più articolato e senza cadere in modalità risolutive stereotipate. L’indagine poi attraversa diversi episodi, finendo per sfilacciare l’ordito principale e cioè il tentativo di incastrare i Baxter, di cui per gran parte della stagione si perdono le tracce, generando una discreta confusione nello spettatore che continua la visione più per i personaggi e la curiosità sulla loro evoluzione che per gli sviluppi della trama. La serialità degli ultimi anni ci ha abituato a racconti complessi in cui trama e personaggi riescono ad illuminarsi reciprocamente, mentre in questo caso i personaggi sono l’unica luce: la trama appare poco credibile e quindi poco avvincente.

Your Honor, inizialmente pensata come miniserie e quindi autoconclusa, è stata poi estesa da Showtime per una seconda stagione, sull’onda del successo di pubblico e critica. A oggi non sembra però probabile che venga realizzata un’ulteriore, terza stagione.

TITOLO ORIGINALE: Your Honor
DURATA MEDIA DEGLI EPISODI: 52 minuti
NUMERO DEGLI EPISODI:  10
DISTRIBUZIONE STREAMING: Paramount Plus
GENERE: Crime Drama

CONSIGLIATO: a quanti hanno visto la prima stagione e vogliono accompagnare i personaggi in un nuovo percorso, forse non ottimale a livello di sviluppo, ma comunque in grado di appassionare per i singoli caratteri.

SCONSIGLIATO: a quanti si aspettano un prodotto capace di unire plot e caracter in modo omogeneo e di pari livello qualitativo.

VISIONI PARALLELE: una versione europea, più compatta e con una trama meglio costruita è Gangs of London. La storia si concentra sulle lotte di potere tra famiglie criminali per il controllo di Londra: viene meno il tema del giudice/padre, ma la famiglia e le sue tensioni sono comunque centrali nella narrazione. Per quanti invece volessero restare fedeli al format, tratto da un modello israeliano dal titolo Kvodo, è possibile optare per un adattamento italiano con Stefano Accorsi, la serie Vostro onore (2022).

UN’IMMAGINE: la locandina di Showtime, con il volto espressivo di Cranston incastonato dalla barba ispida e scompigliata, rende al meglio il focus stagionale, tutto centrato sulla figura del giudice e sulla sua titanica sopportazione della sofferenza.

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