Ritrovarsi in Rye Lane

Ritrovarsi in Rye Lane **1/2

Boy Meets Girl. Alla fine è tutto qui, come immaginava Leos Carax nel suo esordio lontano.

La commedia romantica è fatta di pochissimi elementi e sta quasi sempre nella scrittura e nella costruzione dei caratteri la chiave per evitare derive sentimentali telefonate e implausibili. A partire dagli anni ’90, attorno al lavoro di Richard Curtis, si era sviluppata una declinazione londinese che proprio nel sapido umorismo e nella rinnovata centralità culturale della Cool Britannia di quegli anni aveva trovato nuova linfa.

Riscrivere le coordinate di uno dei generi più consumati resta tuttavia impresa ardua.  A modo suo ci prova questo Rye Lane, scritto da Nathan Bryon e Tom Melia e diretto dall’esordiente Raine Allen-Miller, che al suo attivo aveva solo un cortometraggio, Jerk (2018) e qualche video.

L’idea di spostare la storia da Camden alla South London di Brixton e Peckham, nei quartieri dell’immigrazione caraibica, quelli frequentati dalla serie di Steve McQueen Small Axe, è indovinata, perchè immerge quello che è sostanzialmente un lungo duetto tra i protagonisti, in una realtà vivida, popolare, coloratissima, che il cinema ha sinora sfruttato poco.

Dom e Yas si incrociano nei bagni ‘inclusivi’ di una mostra fotografica del comune amico Nat. Lui si è chiuso a piangere la fine della sua relazione con la ex Gia, che l’ha tradito col suo miglior amico. Lei, che sogna di fare la costumista per il cinema, ha un appuntamento di lavoro che teme possa andar male.

Lui è un contabile un po’ timido e remissivo, che è tornato a vivere con i genitori dopo la fine della sua relazione, lei è un tornado di positività e determinazione, almeno apparentemente. Il match funziona subito, il caos li indirizza sulla stessa strada e poi l’occasione di aiutare Dom nel primo incontro  chiarificatore con la ex e l’amico, è troppo ghiotta per Yas, che si spaccia per la sua nuova fidanzata e trasforma un pranzo di rimorsi e rimpianti in un fuoco d’artificio di consapevolezza.

Sarà poi Dom a sdebitarsi, aiutando Yas a recuperare un disco lasciato a casa del suo ex, Jules, in un tragicomico tentativo di recuperare le nuove chiavi dell’appartamento, che coinvolgerà la famiglia del ragazzo e poi uno sfacciato animatore di karaoke. 

Il film è costruito sul modello cristallizzato da Richard Linklater in Prima dell’alba (o se volete dal David Lean di Breve incontro) in cui tutto avviene contestualmente, in una lunga giornata assieme in cui l’entusiasmo dell’inizio si nutre di errori e euforia, fino a chiudersi con il più classico degli happy ending, non prima di aver sperimentato la crisi e il distacco, come da manuale del bravo sceneggiatore.

Se Rye Lane funziona allora è per la freschezza comica e la brillantezza dei dialoghi, che citano esplicitamente McQueen o The Wire e che mostrano riferimenti culturali originali, anche in campo musicale con Sign Your Name di Terence Trent D’Arby a fare da leit motiv. Per una volta non è la Londra bianca e borghese al centro del racconto, ma quella quasi misconosciuta e persino soleggiata del melting pot degli immigrati di seconda generazione, con le sue aspirazioni, la sua creatività, il suo desiderio di esprimersi. 

E se i due personaggi corrispondono in fondo agli stereotipi dell’amante dal cuore spezzato, convinto a rimettersi in gioco dall’incontro con una donna vulcanica e sicura di sè, in realtà la coppia funziona, i due sono complementari e quello che risalta è l’umanità contagiosa, assertiva, vitalistica di Vivian Oparah nei panni colorati di Yas.

Così come funziona perfettamente il contesto di Brixton, il suo mercato, le sue botteghe, le sue comunità, ritratte con un certo gusto e spesso con il grandangolo da Allen-Miller che le ha frequentate sin da bambina e che le conosce perfettamente.

Come spesso accade nei film di genere, vogliamo sentirci raccontare sempre la stessa storia, ma vogliamo che ci siano particolari nuovi, che la narrazione sia costruita in modo impeccabile, i personaggi vividi e i dialoghi brillanti.

E in fondo Rye Lane lo fa bene.

Debutto al Sundance Film Festival, acquistato dalla Searchlight, è distribuito in Italia da Disney+.

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