Il cinema americano ed internazionale deve tanto alla bravura e alla mente unica e brillante di Dalton Trumbo, tra gli sceneggiatori più pagati ad Hollywood negli anni quaranta quando fu autore di film fortunati come Kitty Foyle, ragazza innamorata per il quale si guadagnò la prima nomination agli Oscar.
Dalla sua penna nacquero celebri soggetti come il classico Vacanze Romane (1953) e La più grande corrida (1956) per i quali vinse due premi Oscar, per poi arrivare ai film epici Exodus di Otto Preminger e Spartacus di Stanley Kubrick.
Peccato che, per buona parte della sua carriera, Dalton Trumbo sia stato costretto a nascondere il proprio nome e ad affidare la firma delle proprie vincenti sceneggiature ad uno pseudonimo o a un amico, e che solo in un secondo momento sia riuscito ad uscire allo scoperto ottenendo pubblicamente i riconoscimenti che meritava.
Siamo infatti negi Stati Uniti nel periodo del maccartismo. Agli esordi della guerra fredda tra Stati Uniti e Russia, crescevano le paure per le influenze comuniste sulle istituzioni americane insieme ad un politica dittatoriale di accuse e condanne a coloro che erano sospettati di comunismo.
Dalton Trumbo, sostenitore di diritti di giustizia e libertà a favore di operai e lavoratori, attrasse l’attenzione della Commissione per attività anti-americane di fronte alla quale si rifiutò di testimoniare la sua adesione al comunismo. Questo atto lo condannò a 11 mesi di prigione e all’inserimento in una lista nera che Trumbo fu costretto a scontare anche all’uscita dalla galera.
Non sorprende come il suo genio dotato di un talento ineguagliabile e di una personalità forte, testarda e indomabile abbia reso Dalton Trumbo degno personaggio e protagonista del biopic L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo diretto da Jay Roach e sceneggiato da John McNamara, basato sul romanzo “Dalton Trumbo” di Bruce Cook.
Il film è il ritratto magistrale di una storia di vita difficile e affascinante fatta di sconfitte, vittorie e rivincite, incorniciata in un significativo spaccato di storia americana che ben si presta a racconti di spionaggio, ingiustizie e contraddizioni.
Dalton Trumbo simboleggia la grande battaglia di un uomo solo contro il suo Paese: un uomo comune, vittima di sconfitte e fallimenti, padre e marito, il cui talento lo eleva inevitabilmente ad eroe, non uno di quegli eroi “all’americana” che ostentano un amore incondizionato per il loro Paese anche quando questo è ingiusto con loro, ma uno di quelli che affronta a testa alta le difficoltà procurategli da quella stessa America che lo condanna e che poi onora il suo genio conferendogli inconsapevolmente Oscar e riconoscimenti; quella stessa America che lo pone nella Black List e che poi lo tira fuori grazie all’incontro con il celebre Kirk Douglas (Spartacus) che sfida l’opinione pubblica e ha il coraggio di rendere a Trumbo, dopo tanti anni, la giusta notorietà che merita.
Interprete di Trumbo, il grandioso Bryan Cranston, finora conosciuto per lo più sul piccolo schermo come protagonista della serie tv Breaking Bad, è il fulcro di un cast di simulacri storici, ognuno con il proprio autonomo impatto sulla scena, un ruolo e una personalità incisiva. Tra questi spicca Hedda Hopper (Helen Mirrer), una delle cosiddette “pettegole di Hollywood”, famosa per la sua rubrica di gossip, lo “Spartacus” Kirk Douglas (Dean O’Gorman), Otto Preminger, John Wayne e così via.
Trumbo riesce a perseguire i propri obiettivi grazie al sostegno della famiglia e della moglie Cloe (Diana Lane), protagonista insieme al marito di un amore intenso e indissolubile.
Una storia famigliare, vicina alle emozioni del singolo, che si eleva al di fuori dello spazio e del tempo per divenire un esempio universale di chi è o è stato capace di combattere con coerenza per principi e diritti giusti seguendo le propria natura e le proprie idee. Dedito anima e corpo alle sue sceneggiature, Trumbo ha scritto anche la sua storia, una storia buona, portavoce di messaggi di libertà e speranza di cui il cinema non si stanca mai.
Seppure nessuno di noi avrebbe voluto subire le ingiustizie inflitte a Dalton Trumbo, chiunque al contrario sarebbe stato felice di essere dotato del suo talento che gli ha permesso di riscattarsi, di distinguersi e che ancora porta a ricordarlo tramite le sue opere.
E così ce lo immaginiamo durante lunghe nottate con la mente immersa nelle sue grandi sceneggiature davanti alla sua macchina da scrivere o nudo e buffo nella sua vasca da bagno munito di tavola di legno sui cui poggiare fogli e calamaio.
Chissà che l’aver interpretato un grande genio non porti all’attore Bryan Cranston la stessa fortuna, tuttavia non casuale, del suo personaggio e cioè quella di aggiudicarsi la statuetta come Miglior attore protagonista, categoria per cui è stato candidato agli Oscar 2016.
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