James Caan: un pugno di ruoli per l’eternità

Nel giorno in cui ci ha lasciati Vieri Razzini, uno degli uomini di cinema seminali per questo spazio critico, anche James Caan ha deciso di chiudere i suoi conti col destino.

Nato nel Brox nel 1940 da una famiglia di ebrei tedeschi, aveva scoperto la recitazione all’università. Dopo la gavetta televisiva e una fugace apparizione non accreditata in Irma la dolce di Billy Wilder viene scelto da Howard Hawks come protagonista del bellissimo e misconosciuto Linea rossa 7000. Hawks lo vuole anche per El Dorado accanto a John Wayne, ma il suo volto grintoso e le sue spalle squadrate sono perfetti anche per la rivoluzione della New Hollywood.

Per Robert Altman è l’astronauta di Conto alla rovescia nel 1968

Francis Coppola lo vuole per il suo primo road movie, Non torno a casa stasera e poi lo sceglie per il ruolo di Sonny Corleone, il più grande dei figli di Don Vito nel Padrino. 

Il personaggio di Caan esce di scena presto, ma il suo irascibile Sonny resta nella memoria, per almeno un paio di scene memorabili: il pestaggio in strada di Carlo Rizzi, il marito manesco della sorella, e l’attentato al casello stradale dove perde la vita.

A fine anno arriverà anche la sua unica nomination agli Oscar, per un ruolo entrato subito nell’immaginario collettivo.

Negli anni ’70 è il protagonista del musical Funny Lady accanto alla Streisand, del distopico Rollerball e del bellissimo 40.000 dollari per non morire (The Gambler) di Karel Reisz scritto da James Toback, che gli vale la terza nominations ai Golden Globes.

Negli stessi anni interpreta se stesso ne L’ultima follia di Mel Brooks, lavora con Sam Peckinpah nel thriller politico Killer Elite, ed è un cavaliere libero e selvaggio nel film omonimo di Pakula, accanto a Jane Fonda.

Nel 1981 l’altro ruolo chiave della sua carriera: è il rapinatore di Strade violente (Thief), diretto da Michael Mann, che gli regala un personaggio crepuscolare, un antieroe malinconico.

Poi per un quinquennio rimane lontano dai set, a causa della depressione e della dipendenza.

E’ ancora una volta Francis Coppola a rilanciarlo, affidandogli il ruolo del Sergente Hazard in Giardini di Pietra, un film sugli effetti del Vietnam.

Comincia così la seconda parte della sua carriera, che lo vede protagonista di nuovo in Alien nation, nel Dick Tracy di Warren Beatty e soprattutto in Misery non deve morire di Rob Reiner a fianco a Kathy Bates, in uno dei più fortunati adattamenti kinghiani.

Partecipa quindi al primo film di Wes Anderson, Un colpo da dilettanti ed al primo film da regista di Christopher McQuarrie, Le vie della violenza. E’ il boss in uno dei primi di James Grey, The Yards, accanto a Joaquin Phoenix, Charlize Theron e Mark Wahlberg.

Nel 2003 è The Big Man in Dogville di Lars Von Trier, forse l’ultimo grande ruolo di una carriera che non si è mai più interrotta.

Repubblicano convinto, sposato e divorziato quattro volte, ha avuto cinque figli: l’unico a seguire le sue orme è stato Scott (Nemico pubblico, Fuori in 60 secondi, Ocean’s Eleven, Hawaii Five-O).

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