120 battiti al minuto – BPM **
Early 1990s. With AIDS having already claimed countless lives for nearly ten years, Act up-Paris activists multiply actions to fight general indifference.
Nathan, a newcomer to the group, has his world shaken up by Sean, a radical militant, who throws his last bits of strength into the struggle.
Montatore e poi sceneggiatore per Laurent Cantet (A tempo pieno, Verso sud, La classe), quindi regista di Les Revenants e Eastern Boys, Robin Campillo, al suo terzo film, cerca l’affresco generazionale, raccontando la storia del gruppo ACT UP, attivo a Parigi nel corso degli anni ’80 e ’90 nella lotta all’AIDS.
Quando l’HIV era ancora considerata la peste del XX secolo e i cocktail farmaceutici avevano un’efficacia limitata ed effetti collaterali devastanti, ACT UP si occupava di informare i malati, dargli un luogo dove riunirsi e soprattutto sollecitare i laboratori farmaceutici a sviluppare la ricerca, non solo attraverso una costante arttivita’ di lobbying, ma anche e soprattutto attraverso manifestazioni eclatanti e clamorose, che spingessero l’opinione pubblica a non voltare lo sguardo dall’altra parte.
Il film, con bello spirito documentaristico, sta addosso al gruppo dei volontari per un paio d’anni, scandidti dalle partecipazioni ai Gay Pride, ed in particolare ad alcuni di loro: Sean e Nathan, che si conoscono alle riunioni e decidono di stare assieme, Thibault che e’ il leader del gruppo e Sophie, una delle donne piu’ attive nelle loro manifestazioni pubbliche.
Il film di Campillo, scritto assieme a Philippe Mangeot, intellettuale militante e sieropositivo a sua volta, ha il pregio di ricostruire le battaglie e la dialettica di allora, in modo onesto, senza forzature melodrammatiche, ma ha il difetto di rappresentare un mondo apparentemente chiuso.
I suoi personaggi fanno solo tre cose nel film: discutono alle riunioni serali dell’associazione, fanno l’amore tra di loro, mettono in atto le manifestazioni di protesta ideate nel corso delle assemblee.
Tutta la loro vita si riduce a questo. Non c’e’ spazio per altro.
I protagonisti sembrano vivere solo in funzione delle azioni di ACT UP, frequentano solo altri membri, non hanno altra vita sociale, ne’ affetti all’esterno. Come spesso succede in questi casi, la prospettiva di Campillo e Mangeot e’ tutta autoreferenziale ed egoriferita.
Il film appare cosi’ lontano, assai poco coinvolgente, per chi quelle battaglie non le ha vissute: come un abito passato di moda, un ricordo quasi dimenticato, una fotografia del passato che comunica poco, se non a coloro che di quel mondo hanno condiviso la disperata voglia di vivere.
Campillo non fa nulla per consentire una qualche identificazione, ma forse sin dalle intenzioni, vuol semplicemente limitarsi a parlare ad un pubblico, gia’ individuato a priori.
Ed e’ invece un peccato, perche’, pur dilungandosi eccessivamente nelle riprese di infinite riunioni e discussioni assembleari, sembra condividere le passioni e i dolori dei suoi personaggi, con una verita’, che avrebbe meritato maggiore coraggio e uno sguardo piu’ aperto, piu’ generoso.
Bravissimi i quattro giovani protagonisti.
CREDITS
Robin CAMPILLO – Director
Robin CAMPILLO – Film Editor
Robin CAMPILLO – Script / Dialogue
Philippe MANGEOT – Script / Dialogue
Jeanne LAPOIRIE – Director of Photography
Arnaud REBOTINI – Music
Jean-Pierre LAFORCE – Sound
Valérie DELOOF – Sound
Julien SICART – Sound
CASTING
Nahuel PÉREZ BISCAYART – Sean
Arnaud VALOIS – Nathan
Adèle HAENEL – Sophie
Antoine REINARTZ – Thibault
Félix MARITAUD – Max
Médhi TOURÉ – Germain
Aloïse SAUVAGE – Eva
Simon BOURGADE – Luc
Catherine VINATIER – Hélène
Saadia BENTAIEB – Mère Sean
Ariel BORENSTEIN – Jérémie
Théophile RAY – Marco
Simon GUÉLAT – Markus
Jean-François AUGUSTE – Fabien