Cannes 2017. Wonderstruck

Wonderstruck **

Based on Brian Selznick’s critically acclaimed novel, Ben and Rose are children from two different eras who secretly wish their lives were different. Ben longs for the father he has never known, while Rose dreams of a mysterious actress whose life she chronicles in a scrapbook. When Ben discovers a puzzling clue in his home and Rose reads an enticing headline in the newspaper, both children set out on quests to find what they are missing that unfold with mesmerizing symmetry.

Stati Uniti 1977. Cosa unisce un ragazzino di dodici anni del Minnesota che ha perso la madre da poco, e’ stato colpito da un fulmine diventando sordo ed e’ alla ricerca del padre che non ha mai conosciuto e una ragazza vissuta cinquant’anni prima, ad Hoboken nel 1927, anche lei sorda e col mito di una grande attrice del muto?

Apparentemente nulla, se non che entrambi fuggono a New York, affamati di verita’.

Il film procede in parallelo, una parte girata come un film muto dell’epoca, l’altra come un exploitation coi colori caldi dei seventies e la musica nera a riempire i silenzi.

A venire in soccorso di Ben e’ Jamie, un ragazzino di colore che lo trascina nel museo di storia naturale dove lavora suo padre e cerca di aiutarlo con le ricerche. Rose invece puo’ contare sul fratello Walter, anche lui impiegato nello stesso museo(!).

Il film e’ come il grande diorama del Queens Museum, che si vede proprio alla fine: Haynes aggiunge un pezzo dopo l’altro fino a comporre un racconto tutto familiare, con lacrime, lutti, morti improvvise, incidenti, temporali, fulmini e saette, seguendo il romanzo di Brian Selznick (Hugo Cabret). Se forse in un romanzo questo eccesso di elementi puo’ anche essere tollerato, in un film fa scattare subito l’allarme rosso.

Per non parlare dei clamorosi buchi narrativi, che tra una lacrima e l’altra finiscono per passare sotto silenzio: ma questa amorevole nonnina, che sa di avere un nipotino in Minnesota, in 12 anni non ha mai pensato di andarlo a trovare? E cosa dire di suo figlio, grande strudioso e curatore, che semina pargoli per mezza america, senza prendersene cura? Siamo nel feuilleton piu’ trito.

E’ tutto stonato in Wonderstruck: certamente la musica, sdolcinata quella di Cartell Burwell per la parte degli anni ’20 – stranamente fuori fase, rispetto al rigore dei suoi lavori con i Coen – di sovrana banalita’ quella scelta per accompagnare gli anni ’70: bisognerebbe mettere una moratoria su Space Oddity di Bowie, davvero non se puo’ piu’ di sentirla in ogni film.

Lo stesso meccanismo drammatico avrebbe beneficiato di una maggiore stringatezza, capace di asciugare i tempi ed evitare lungaggini e cadute di tono: come e’ facile immaginare, il cerchio si chiude troppo perfettamente e dopo 10 minuti si comprende benissimo dove il film andra’ a parare.

Curioso che Haynes, che ha girato melo’ glaciali, folgoranti e straordinariamente stilizzati, come Lontano dal Paradiso e l’ultimo epocale Carol, si sia lasciato convincere a girare un film come Wonderstruck, completamente sgangherato, scritto coi piedi e certamente piu’ adatto per la poetica dei figli senza padri di Spielberg e per la sua sensibilita’ drammatica.

Non c’e’ davvero molto da salvare nel film di Todd Haynes, il primo davvero imbarazzante, della sua ormai ventennale carriera: forse piacera’ alle attempate sciure milanesi della domenica pomeriggio, pronte ad asciugarsi le lacrime con i loro fazzoletti ricamati.

A tutti gli altri consigliamo di astenersi.

Una delusione.

CREDITS

Todd HAYNES – Director

Brian SELZNICK – Script / Dialogue

Ed LACHMAN A.S.C. – Director of Photography

Affonso GONÇALVES A.C.E. – Film Editor

Mark FRIEDBERG – Set decorator

Carter BURWELL – Music

CASTING

Oakes FEGLEY

Julianne MOORE

Michelle WILLIAMS

Millicent SIMMONDS

Jaden MICHAEL

Tom NOONAN

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