Anomalisa *1/2
Dov’è finito il talento sulfureo e tragico di Charlie Kaufman? Dov’è finito il suo romanticismo surreale, il suo pessimismo apocalittico e teatrale?
Anomalisa, diretto con Duke Johnson, è un divertissement scritto con la mano sinistra, curiosamente privo di fantasia e di interesse.
Un film di pupazzi animati a passo uno per un pubblico rigorosamente adulto, che racconta una notte di bevute, telefonate ed incontri di un motivatore di successo, Michael, travolto dall’infelicità e bisognoso d’affetto.
Il protagonista si trova in Ohio per una conferenza ed alloggia in un albergo di lusso.
Cerca una donna che ha abbandonato 11 anni prima, forse solo per una notte di sesso. Respinto bruscamente, finisce per conoscere due donne che sono arrivate in città per la sua conferenza.
Una delle due, Lisa, bruttina e con il volto segnato, ma con una voce incantevole finirà per sconvolgere la vita del protagonista.
In un mondo in cui tutti sembrano assomigliarsi ed in cui le voci hanno tutte una tonalità maschile, i difetti di Lisa finiscono per sembrare a Michael l’anomalia del sistema capace di convincerlo a ricominciare. Durerà?
Il film è davvero poco cosa. L’animazione è modesta ed il sottotesto fin troppo banale per una sleepless mind come quella di Kaufman.
Ci attendevamo davvero qualcosa di diverso dall’autore dell’epocale Synecdoche, New York. Il teatro della vita questa volta è una commedia assai modesta e prevedibile, dal fiato cortissimo.
Davvero ci dovremmo emozionare o scandalizzare per un amplesso tra pupazzetti? Oggi? Non scherziamo, please…
Deludente oltre ogni immaginazione.



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E perchè no?