Kingsman – Secret Service

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Kingsman – Secret Service **1/2

Harry Hart: Did you see the film ‘Trading Places’?
Gary ‘Eggsy’ Unwin: No.
Harry Hart: How about ‘Nikita’?
Harry Hart: ‘Pretty Woman’?
Harry Hart: Now, my point is that the lack of a silver spoon has set you on a certain path that you needn’t stay on. If you’re prepared to adapt and learn, you can transform.
Gary ‘Eggsy’ Unwin: Yeah, like in ‘My Fair Lady’.

Matthew Vaughn adatta ancora una volta una graphic novel di Mark Millar ed al suo quinto film da regista finalmente riesce ad attrarre l’attenzione.

Kingsman – Secret Service è una commedia d’azione scanzonata e senza troppe pretese, un atto d’amore per le trame folli, gli effetti speciali pop e l’umorismo british del James Bond interpretato da Roger Moore a cavallo tra ’70 ed ’80.

Il film comincia nel 1997 in Medio Oriente: nel corso di un attacco ad una fortezza terrorista, l’agente segreto Harry Hart, nome in codice Galahad, vede morire coraggiosamente un giovane collega che era arrivato quasi alla fine del suo addestramento.

Consegna alla moglie ed al piccolo figlio, Gary “Eggsy” Unwin, una medaglia con una sorta di parola d’ordine, in caso di necessità.

Hart fa parte di un gruppo segretissimo: i Kingsman, dieci agenti che si ispirano ai cavalieri di Re Artù, con il compito di preservare la pace nel mondo.

Passano quindici anni: quando l’agente Lancillotto viene ucciso brutalmente in Argentina, al termine di una missione per salvare il professore James Arnold, che si occupa di global warming, comincia la selezione dei sostituti e la caccia all’assassino.

Tra i ragazzi della buona società che vengono da Oxford, Cambridge e St. Andrews, selezionati dagli altri agenti, Hart propone proprio lo scapestrato e proletario Eggsy.

Mentre i ragazzi affrontano prove sempre più impegnative, Hart si mette sulle tracce del prof. James Arnold, ma un attentato lo costringe all’immobilità per lunghe settimane.

Nel frattempo, mentre Eggsy si fa onore tra i compagni di addestramento, le indagini per l’omicidio di Lancillotto ed il ferimento di Galahad conducono ad un ricchissimo magnate cinematografico ed ecologista, Valentine, ed alla sua assistente Gazelle, dotata di protesi letali al posto delle gambe.

Valentine sta invitando tutti i più importanti capi di stato del mondo a confrontarsi con i problemi del surriscaldamento globale e della sovrappopolazione…

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Il racconto di Vaughn e Miller è strampalato quanto basta, per strizzare l’occhio agli appassionati di ogni età. I riferimenti al mondo di Bond e degli agenti segreti, ma anche ai racconti di formazione e addestramento alla Nikita, ci sono tutti.

Il film gioca con gli stereotipi di genere come fossimo in uno di quei film post-moderni degli anni ’90, nei quali lo sberleffo citazionista era sufficiente a far capire che regista e scrittore la sapevano lunga.

Colin Firth si cala perfettamente nei panni del mentore Harry Hart ed il giovane Taron Egerton è una recluta riluttante e proletaria, che unisce alle doti apprese alla scuola dei Kingsman, la scaltrezza di strada.

Il film è gloriosamente sovversivo e anti-aristocratico, Vaughn lo dirige con uno spirito anarchico evidentemente divertito.

L’aplomb dei Kingsman, che si riuniscono nel retro di una sartoria di Saville Row e sono guidati nientemeno che dal più cool di tutti gli attori britannici, Michael Caine, viene sovente spezzato da momenti di pura azione fisica, coreografata in modo da esaltare la performance fisica dei suoi protagonisti, senza nascondere la brutalità assoluta degli scontri, che coinvolgono persino il compassato Firth.

Samuel L.Jackson è un villain da parodia: pronuncia male le s, veste sempre con un cappellino da baseball in testa, è spaventato a morte dal sangue, ma è capace di architettare un piano di distruzione ferocissimo. La sua assistente, Gazelle, vorrebbe essere la versione aggiornata del mitico Oddjob di Goldfinger, ma sembra uscita direttamente da un b-roll di Kill Bill.

Il divertimento è assicurato, almeno per chi sta al gioco di Vaughn, le battute si susseguono a ritmo frenetico ed il film non ha mai un momento di stanca.

Questa volta il nichilismo di Millar si sposa alla perfezione con quello di Vaughn, producendo un film che sembra un reperto del post-moderno più superficiale: croccante, senza pretese, se non quelle di intrattenere per un paio d’ore un pubblico prevalentemente maschile, perennemente affascinato dai modi impeccabili e letali dell’agente segreto al servizio di Sua Maestà, un vero gentleman, con l’abito cucito su misura e un accendino capace di trasformarsi in una granata.

Non è poco.

Harry Hart: [Quoting Ernest Hemingway] There is nothing noble in being superior to your fellow man; true nobility is being superior to your former self.

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