All’indomani della prima mondiale a Cannes (e ben prima che venisse coronato con la Palma d’Oro) Peter Bradshaw riconosce la grandezza dell’ultimo film di Abdellatif Kechiche, assegnandogli quattro stellette su cinque – la stelletta mancante è dovuta probabilmente alle tre ore di proiezione, che pur non essendo un errore di montaggio rischiano di provare anche il cinefilo più motivato:
It’s a long movie, and by the end you may well feel every bit as wrung out as the characters.
La storia d’amore omosessuale che ha galvanizzato pubblico e critica di tutto il mondo ha delle qualità che secondo Bradshaw non possono passare inosservate – prima tra tutte, l’interpretazione delle giovanissime protagoniste:
The film is acted with honesty and power by Léa Seydoux and Adèle Exarchopoulos; […] this looks every bit as passionate and real and un-Hollywood as the sex. I can’t imagine Jessica Chastain or Anne Hathaway ever doing the brutally authentic tears-mingling-with-snot look the way Adèle Exarchopoulos does it.
La medesima autenticità e passione si ritrova nelle scene di sesso, che vanno ben oltre lo scandalo rinnovando i canoni del genere:
[…] this is a blazingly emotional and explosively sexy film, which reminds you how timidly unsexy most films are, although as with all explicit movies, there will be one or two airy sophisticates who will affect to be unmoved by it, and claim that the sex is “boring”. It isn’t. […] The extended sex scenes have an explicitness and candour, which can only be called magnificent; in fact they make the sex in famous movies like, say, Last Tango in Paris look supercilious and dated.
Infine, il film di Kechiche omaggia con gusto i grandi maestri del cinema intrecciando una serie di leitmotifs che ricordano registri del calibro di Kubrick e Kieslowski – a partire dal colore blu, il colore della felicità per Emma e Adele.
La Vie d’Adele esce nelle sale italiane questo weekend.
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