Alla fine l’hanno capita anche gli americani che tutti questi kolossal su supereroi e zombi, questi sequel numero quattro e cinque, queste battaglie infinite per il possesso della terra tra New York e Hong Kong possono averci fortemente rotto il cazzo.
Marco Giusti, Dagospia
Lo avevano detto anche Spielberg e Soderbergh di recente: le sorti di Hollywood sembravano assomigliare sempre di più a quelle di un treno in corsa senza più freni. La spirale tra costi altissimi di produzione, riconversioni in 3D, cinecomics sfruttati sino all’esaurimento, sceneggiature un tanto al chilo e un immaginario collettivo inariditosi in reboot sempre meno efficaci, prima o poi si sarebbe dovuto scontrare con il vuoto delle sale.
Luglio 2013 sembra essere in proposito una data simbolo. Il flop colossale di The Lone Ranger, quello di White House Down e di Pacific Rim ed il successo, appena sufficiente a coprire i budget, di Man of Steel, Star Trek Into Darkness e World War Z segnano un punto di non ritorno.
E intanto si pensa – notizie di oggi – ad un Alice in Wonderland 2 e ad uno Star Trek 3, mentre Michael Bay gira un quarto Transformers, la Marvel lancia il secondo Thor ed il secondo Capitan America e la Lionsgate non ci farà mancare altri tre Hunger Games.
La ricetta è sempre la stessa: more of the same.
Disintossichiamoci.